Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website La chiesa rupestre di San Marco a Fasano

La chiesa rupestre di San Marco a Fasano

All’interno del bellissimo Borgo di San Marco, un’oasi di accoglienza e relax aperta dall’Avv. Alessandro Amati in territorio tra Fasano e Monopoli, si trova un antico insediamento rupestre, scavato nella tenera roccia calcarenitica di una bassa lama a forma circolare. Immerso in una foresta di ulivi millenari e vicinissimo all’omonima Masseria di Borgo San Marco, posta a pochi km dal mare,

rifugio di Cavalieri ed oggi di personalità importanti anche straniere, l’antico villaggio rupestre fu scavato da poche famiglie, forse parenti tra loro e a servizio di un ricco proprietario, che probabilmente condividevano la loro sorte con il lavoro agricolo e la pastorizia.

Le case scavate nella roccia morbida, il carparo, che si trova sulla costa tra Barese e Brindisino, erano formate dalle tipiche due stanze: una per le persone ed una per gli animali.

Queste case e stalle rupestri, insieme alla Chiesa, e forse anche a un trappeto sempre scavati nella roccia, rimasero per parecchio tempo, sin dal medioevo, la dimora ed il riparo di famiglie probabilmente eredi degli antichi Peuceti e Messapi.

La chiesa rupestre di San Marco a Fasano

Ed è nella Chiesa Rupestre dei Santi Medici (o di S. Marco) di Masseria Borgo San Marco, che di recente sono riapparsi pochi, ma interessanti e inediti, affreschi di straordinaria importanza, sottoposti a un ottimo restauro dalla Dott.ssa Nori Meo Evoli.

L’ingresso pare essere abbastanza consono all’ originale, con una lunetta rotonda, anche se la porta a due battenti pare eccessivamente larga rispetto alle analoghe piccole chiese rupestri medioevali, che solitamente hanno un ingresso piccolo.

L’interno della chiesa è stato modificato nel tempo, specialmente nelle pareti ai lati dell’entrata. Anche la destinazione dell’ambiente è stata modificata nei secoli.

A sinistra uno scavo ha sfondato la parete della chiesetta originale, per creare più vani destinati a stalle e abitazioni. Infatti si notano le mangiatoie.

Gli stalli.

E le camere degli abitanti pastori.

Sulle pareti, “da decenni, forse da secoli, le immagini di santi e di iconografie medievali sono state sepolte sotto una coltre di intonaco e calce”.

“La ripulitura della parete meridionale della chiesetta di masseria San Marco ha condotto a svelare le immagini affiancate, seppure compromesse nella parte inferiore, di un santo vescovo barbato, dipinto col pastorale e col copricapo da prelato, e di una santa, presumibilmente orientale, recante un diadema aureo sulla fronte e avvolta da un corposo panneggio che, a partire dal capo, scende a intrecciarsi sotto il collo”.

Nel dipinto ” … gli stilemi iconografici sembrerebbero rimandare al XII-XIII secolo; anzi, una stessa équipe di abilissimi pittori, se non proprio una stessa mano, potrebbe aver dipinto sia il catino absidale, col trittico del Salvatore fra i Santi Medici, sia i volti nimbati dei due santi”.

“Intorno alle figure da poco scoperte si intravedono inoltre i resti di antiche diciture, nelle quali è celata l’identità della coppia: si riescono a scorgere delle lettere che corrispondono a un NO e a una PE. Per cui, è stata avanzata un’ipotesi di lettura che identificherebbe le figure con San Norberto e Santa Pelagia: l’uno sarebbe una personalità di origine prettamente centro e nord-europea, l’altra, un personaggio di netta provenienza mediorientale, parimenti non troppo attestata nell’iconografia sacra delle Puglie medievali. Se è così, ancora una volta un santuario fasanese ha saputo accogliere e fondere, nel Medioevo, i segni di una cristianità rispettivamente occidentale e orientale, le tracce della volontà di nutrire la fede cristiana in un solo credo, in un unico tempio: come, del resto, è evidente sempre in agro di Fasano, nella cripta di San Lorenzo, laddove San Basilio e San Benedetto, padri del monachesimo d’Oriente e d’Occidente, vengono ritratti fianco a fianco, in un santuario che annovera, fra l’altro, l’effigie di San Nicola di Myra, il classico riunificatore del cristianesimo latino e greco, e cioè del mondo cattolico e ortodosso”.

Una scritta in greco scoperta tre anni fa: STEFANOS, “potrebbe alludere al culto di Santo Stefano, un culto alimentato dalla vicinanza della celebre e omonima abbazia, posta sul mare, un paio di miglia a sud di Monopoli.” Infatti ” con gli ultimi restauri della cripta di San Marco è riemerso il resto dell’affresco “stefaniano”, collocato alla sinistra del (presunto) San Norberto”.

” … il protomartire cristiano vi appare in ginocchio, mentre viene lapidato da un nugolo di persone che, nella parte alta della rappresentazione, levano le braccia per scagliargli addosso dei sassi. La conservazione di questa sezione del ciclo pittorico è piuttosto precaria, ma l’immagine di Santo Stefano, peraltro richiamata espressamente dall’epigrafe, risulta abbastanza ben leggibile e appare del tutto affine a un’altra rappresentazione del martirio, che alcuni artisti medievali dovettero affrescare a breve distanza, in territorio monopolitano, presso la cripta di Santa Cecilia.”

La parete di fronte all’entrata conserva tracce delle antiche arcate che, a mo’ di edicole, contenevano sicuramente affreschi di santi.

Ma anche qui una mangiatoia lunga tutta la parete, deturpa l’ambiente sacro fin dentro la prima abside.

“Le informazioni che la recente scoperta (dei dipinti) ci comunica si sono subito rivelate interessanti e, per alcuni versi, addirittura sensazionali. “

“Innanzi tutto va segnalata un’epigrafe dipinta, fin qui mai notata dagli studiosi, ricomparsa un po’ magicamente a fianco del magnifico Cristo Pantocratore che, effigiato in trono nell’abside della cripta, benedice sollevando un braccio, in mezzo ai Santi Medici Cosma e Damiano, ai quali, verosimilmente, si è intitolato il tempietto. Sulla destra del Gesù, la scritta dedicatoria recita testualmente: MEME TO D(OMI) E / FAMULA TUA / DESPINA (vale a dire: «Ricordati, oh Signore, della devota tua, Despina»)”.

“Dunque, la dedicante è una donna, Despina, che fra XII e XIII secolo, epoca a cui si può far risalire il contesto pittorico, è talmente benestante da poter commissionare un ciclo affrescato di eccelso livello artistico e, quindi, di notevole costo”.

“Questa committenza femminile non soltanto costituisce, in generale, una rarità, ma testimonia anche dell’elevata disponibilità economica (e perciò dell’elevato potere) di una offerente appartenente al gentil sesso: un elemento sicuramente inconsueto e pertanto prezioso, in una società, come quella del Basso Medioevo, normalmente organizzata attorno a poteri in prevalenza maschili”.

Comunque, in questa chiesa rupestre di Masseria Borgo San Marco noi possiamo dire che “la figura di STEFANOS si salda idealmente con quella dei due celebrati taumaturghi Cosma e Damiano ” che vediamo dipinti nell’abside ai lati del Cristo benedicente. Anche Santo Stefano, infatti, al pari dei Santi Medici, possiede una reputazione di guaritore”.

Sulla parete dell’abside, proprio sotto l’affresco del Cristo benedicente, una porta conduce ad un vano scavato in tempi successivi alla chiesa.

Qui hanno vissuto e lavorato alcuni abitanti dell’insediamento rupestre vivendo di agricoltura e pastorizia.

Ritornando in chiesa notiamo sulla parete di fianco alla porta alcune tracce di affreschi.

Interessante è la traccia di pittura rimasta a circondare la monofora tonda vicina alla porta d’ingresso. Un residuo raro, dato che di solito non compaiono più le decorazioni delle finestre nella maggior parte delle chiese rupestri di Puglia.

Purtroppo degli affreschi di Santi, che in origine decoravano questa parte delle pareti della chiesetta, rimangono solo alcune cornici e due tracce di aureole.

All’esterno, nella calura, sonnecchiano le ombre accoglienti e fresche dell’insediamento rupestre.

Dimore che ospitavano armenti e famiglie di esseri umani che qui probabilmente han trascorso la loro vita.

Qui sulla parete vediamo i segni dei fori che ospitavano i pali di un giaciglio di legno e paglia.

Di fronte, su una parete, vasche e nicchie fan presupporre che forse questo era un luogo di lavoro o una cucina.

Anche l’edificio vicino, semipogeo, in quanto ha un avancorpo e la facciata costruiti con blocchi tufacei , ha l’interno scavato nella calcarenite.

Risultato da un uso successivo e plurimo degli stessi ambienti, che con l’andare del tempo hanno mutato la loro struttura e la loro funzione, per cui ora vediamo che questa unità rupestre si presenta con uno stile molto dignitoso e signorile.

Mentre può darsi che anch’essa in origine fosse un ovile oppure un trappeto.

Gianluigi Vezoli

(informazioni tratte da internet, in particolare il virgolettato dal sito web di Masseria San Marco)

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