La chiesa rupestre di San Nicola a Casalrotto, situata a 12 chilometri dalla città di Mottola (Taranto), in direzione sud-ovest nelle vicinanze della via Appia, rappresenta uno dei più importanti esempi dell’arte medievale pugliese, entusiasticamente definita come la “Cappella Sistina della civiltà rupestre” per gli affreschi presenti al suo interno, che coprono un arco cronologico
che dalla fine del X secolo arriva alla prima metà del XIV. I documenti medievali esistenti non hanno chiarito a chi ascriverne il possesso, se al monastero benedettino di Sant’Angelo a Casalrotto, a quello della Santissima Trinità a Venosa, al vescovo di Mottola, ad altri ordini religiosi o ancora a privati; né è confermata la dedicazione della chiesa a San Nicola di Myra.
Certamente la chiesa aveva un ruolo centrale nell’organizzazione del territorio circostante, anche per il fatto di trovarsi in un’ottima posizione lungo la Via Tarantina, l’antico asse che collegava Taranto a Matera, lungo il quale è possibile imbattersi in numerosi altri insediamenti rupestri.
La chiesa presenta alcuni dei caratteri tipici delle chiese rupestri del tarantino, quali l’aula spaziosa, la presenza del triforio a dividere l’aula dal bema, il bema a transetto continuo. L’arcata centrale del triforio è molto più larga di quelle laterali, cui corrispondono gli altari della protesi e del diaconico. L’aula è articolata da due massicci pilastri impostati su plinto sporgente, mentre le pareti della chiesa sono arricchite da coppie di arcate cieche con ghiera perimetrale.
Gli affreschi presenti all’interno della chiesa di San Nicola sono prevalentemente di tipo iconico, con la rappresentazione isolata dei Santi venerati nel santuario e con le iscrizioni esegetiche in lettere greche e latine che ne riportano i nomi, spesso in modo abbreviato come era consuetudine. Fanno eccezione alcuni affreschi come le scene del “Transito di San Giovanni Evangelista”, la Deesis e il Cristo in trono benedicente Santo Stefano. I critici hanno rilevato come in questi affreschi, per la maggior parte stilisticamente di matrice popolare, confluiscano più tradizioni culturali: i canoni espressivi e figurativi della cultura bizantina si sommano infatti agli influssi della cultura longobarda, dell’arte arabo-normanna siciliana e dell’arte benedettina.
Chiaramente riferibili all’ascendenza bizantina sono per esempio la Deesis, Santa Parasceve, Santa Pelagia e la Vergine con il Bambino; alla tradizione crociata possono riferirsi invece gli affreschi dei Santi cari ai guerrieri e ai pellegrini (San Michele Arcangelo, San Giorgio, San Giuliano, San Teodoro, San Leonardo di Limoges); ad un ambito devozionale più prettamente locale fanno riferimento infine le raffigurazioni di San Nicola, Santa Lucia e la Parabola delle Vergini.
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