Lasciandosi Ginosa alle spalle, percorrendo una stradina in discesa, ci si lascia le ultime case indietro, il sentiero diventa campestre, e si scende verso il fondo dell’affascinante gravina. Proprio di fronte, ci si para davanti l’impressionante villaggio rupestre di Rivolta, dove circa settanta grotte sono disposte su cinque livelli sovrapposti. Il tetto della fila di grotte sottostante ospita le cisterne,
i cortili e gli orti delle grotte soprastanti. I piani terrazzati sono divisi da muretti di pietre a secco e collegati da ripide stradine e scalinate. Sono visibili le cave di tufo esterne alle grotte-abitazioni, utilizzate per ricavare i blocchi destinati a tamponare gli ingressi. Uno scosceso tratturo sale verso l’isolata chiesa rupestre di Santa Barbara. Attraverso un vestibolo aperto si entra nell’aula, dotata di una piccola abside sul fondo. Restano ormai scarse tracce degli affreschi (datati X-XII secolo) all’ingresso e sulla parete sinistra, ma affascina l’insieme dell’insediamento sacro e degli altri ambienti ad esso connessi. L’immagine di Santa Barbara è abbastanza ben conservata. Così come il fascino di un tempo antico, vissuto con ritmi lenti e arcaici, fra natura e fede. Di seguito, il reportage fotografico del prof. Gianluigi Vezoli.
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