Un luogo semplice ed evocativo, che respira vento caldo ed alberi nutrienti. In Agro di Giovinazzo, vicino Bari, in un sito dalla toponomastica intrigante, coi rimandi alle tradizioni del San Basilio della chiesa ed ai valori simbolici del Padre Eterno della via. Un luogo che accoglieva e benediva, della fatica, i suoi devoti e che ora ospita le attenzioni degli appassionati di Arte
e Architettura, ma non, purtroppo, quelle dei proprietari o delle amministrazioni pubbliche. Siamo presso la chiesa di San Basilio (IX secolo).
Una chiesa preromanica (ancor oggi ricordata dall’amata prof.ssa D’Elia), a croce contratta con cupola in asse, che, seppur rimaneggiata nel tempo, conserva la tradizione di chiesa centripeta con : abside, transetto a bracci tronchi e cupola inserita in alto su un tamburo quadrato, innescato dalle quattro poderose arcate dei pilastri.
Un sito al di là del tempo, una chiesetta, con all’esterno la parvenza dei bracci tronchi di una croce greca, di cui la parete a meridiana presenta due fori, porta e finestra, probabilmente postumi alla fabbrica seppur armoniosi nel loro gusto popolare, adibiti probabilmente a un uso abitativo o profano della chiesa.
Un tuffo nel passato, che con la fuliggine dei muri e i bianchi e i gialli delle pietre, ricorda non solo il Medioevo, ma l’infanzia!
Costruita con chianca di diversa fattura nei muri e con chiancarelle sui tetti, sono interessanti da notare, come in tutti i casi come questo di tamburo basso, quadrato, quasi inesistente, i movimenti delle falde che giocano con gli angoli ortogonali dei muri e le pareti dritte.
Movimenti d’ architettura che arricchiscono di luci ed ombre, nei piani intersecati, i punti di vista angolari e prospettici, adducendo sensazioni ed atmosfere oniriche ed iconiche alla già pacata e assai piacevole visione agreste dell’insieme.
La chiesa ha un sostanzioso ingresso, probabilmente rifatto, formato da una struttura trilitica di blocchi calcarei.
Esso immette in un vano – vestibolo voltato a botte, che presenta due nicchie sui ogni lato, e che Pina D’Elia attribuiva ad ospitare in origine sacre icone.
Dopo di esse si attiva la potente arcata a tutto sesto che va a sostenere il lato ovest del tamburo e della cupola, un arco massiccio che dona solidità e volume alla pur piccola struttura della chiesa.
Più avanti, sotto l’accogliente cupola di pietre, troviamo i bracci tronchi del transetto in uno dei quali, attraverso le aperture, esplode la luce del mattino.
Conclude in fondo, l’abbraccio umilissimo dell’abside, metaforica Deesis con le arcatelle cieche laterali dall’apparente aria di absidiole.
Notare la volta a botte dell’ingresso, elemento diverso da quello della copertura del tetto esterno a falde con colmo arrotondato, cosa che fa capire come i bracci longitudinali dell’ingresso e del presbiterio siano realizzati con doppia copertura. E questa è San Basilio: un tuffo nel passato più antico e popolare della terra di Bari! Ma, per favore, che non rimanga in queste cattive condizioni!
Un sentito ringraziamento all’architetto Eugenio Lombardi che mi ha accompagnato nella visita, ed un augurio affinchè la sua intenzione di far ristrutturare il sito venga sostenuta dai tanti appassionati pugliesi e dalle amministrazioni locali.
Gianluigi Vezoli
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