Lungo la statale Lecce-Maglie di solito non ci si ferma a guardare troppo il panorama, né tanto meno ci si ferma, con l’auto. Questa volta, il menhir di Ussano ha fatto da calamita, e mi son fermato ad esplorare il sito. Bellissimo luogo, una masseria imponente e abbandonata, e davanti il monolite, dall’insolita forma prismatica, certamente lavorata in epoche successive.
Siamo in agro di Cavallino. Il banco roccioso affiorante per una vastissima zona, tutto intorno, offre tantissime testimonianze della vita che in passato era presente qui. A guardarsi intorno non si finisce più di sorprendersi!
Un’aia ci ricorda il lavoro contadino, il grano che qui vi si lavorava…
…che produceva chissà quanto pane, sembra dirci ancora un antico forno…
E poi c’è lui…
Il menhir è alto due metri e mezzo, ed è infisso su un banco particolarmente “lavorato”…
Come si nota dalla foto qui sopra, presenta una roccia molto modellata da mani umane. E guardando quel cespuglio, tre metri più avanti, ho notato l’ingresso di una cripta. Completamente nascosta dai rovi e dal solito ficus, ci ho lavorato parecchio di forbice, prima di aprirmi un varco!
La volta sembra essere crollata, sopra questo corridoio di accesso…
…questi sono i gradini dai quali si scendeva in origine.
Il corridoio porta ad una camera piuttosto piccola, forse il classico riparo dei viandanti.
Una volta entrati, ci si rende conto che, col soffitto così basso, il vero piano di calpestio si trova almeno mezzo metro più sotto, coperto da una montagna di terra.
Sul lato sinistro, rispetto all’entrata, si nota una nicchia scavata nella roccia, e sopra tracce di affreschi…
E questo sembra però il classico intonaco affrescato delle chiese rupestri, secondo uno schema che prevedeva generalmente al centro di questa “finestra” l’immagine di un santo. Ad un’attenta osservazione si intravede anche l’aureola.
Al centro della cripta, sembra emergere dal deposito di terra, uno spuntone di roccia… forse l’innesto dell’altare (foto sotto, il particolare). Sembrerebbe reggere un paragone con la cripta dei Fani (Salve), anche come dimensioni. Siamo dunque intorno ai secoli XI-XII.
Sopra vediamo una serie di fori, scavati nel muro lungo tutto il perimetro della cripta…
A duecento metri di raggio dal menhir, tutto intorno è il trionfo della pietra. Cumuli che si susseguono…
…tagli regolari nella roccia, qui sopra uno circolare, che però, si nota sulla parte sinistra, non fu portato a termine come dall’altro lato. A cosa serviva?…
Sopra invece uno scavo circolare. Intorno pare ci sia anche una cava, ma qui non siamo di fronte ai tagli per cavare tufi.
Altri cumuli. O tumuli…
Qualche pietra perfettamente quadrata…
Tracce vistose di una strada carraia…
Poco distante, la necropoli segnalata dal prof. Paul Arthur… il cimitero del vicino casale medievale.
Il muro di cinta della masseria è molto antico…
…e presenta diverse croci incise dai viandanti.
Una specchia. E’ il punto più alto del sito.
E poi questa singolare costruzione, dal lato opposto del menhir, su un’altra altura da cui si gode un bel panorama. Parrebbe quasi un dolmen, ma lascio agli occhi del visitatore del luogo l’ultima parola. Questo sito, sia durante la preistoria che nel Medioevo, col suo casale stretto attorno al monolite, è stato vissuto intensamente, non solo per la sua bellezza e l’altura ma proprio per la sua posizione strategica.
(che ringrazia calorosamente l’amico archeologo Stefano Cortese per la consulenza, e Fabio Massimo Conte per la foto della necropoli!)
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