Perlustrando i dintorni di Masseria La Grotta, alla ricerca della cripta nascosta di cui parlano le fonti (presso Torre Rinalda, sul litorale a nord di Lecce), insieme all’amico Stefano Margiotta notammo una zona di cava, qualche decine di metri alle spalle della masseria. Non ci convinceva il piccolo semi-ipogeo riscontrato sotto la sua torre, così siamo tornati in zona, e dalla strada notammo qualcosa…
…così, tramite gli amici del Parco Rauccio, contattammo il proprietario del fondo in questione, e lo esplorammo…
E’ proprio lungo il costone di roccia rimasto intatto, ai margini della cava, che si apre la famosa grotta che da il nome al complesso masserizio. L’ingresso era murato, ma il proprietario ce lo fa smontare…
…ed è così che siamo entrati in una cavità non segnata da alcuna mappa, nè censita dalla Soprintendenza, che comunque, da noi allertata si è subito interessata, facendoci accompagnare dai suoi funzionari.
L’ambiente è grande, dalla forma quadrata, misura 7,50 metri per lato, la volta poggia su un grande pilastro: è interamente scavata.
Sulla destra, le pareti sono ricolme di croci graffite…
…alcune incise assai profondamente nella roccia.
Sulla sinistra (rispetto all’ingresso), vi sono due giacigli, scavati e ricavati in due grandi incavi nella parete. Qui, qualcuno ci riposava…
…tutta la parete mostra diversi incavi più piccoli, creati per appoggiare qualcosa.
Sulla destra (rispetto all’ingresso), la zona delle croci graffite, vi sono invece due vani in cui sono ricavate due mangiatoie per gli animali da pascolo…
Anche la colonna-pilastro, è dotata di piccoli vani scavati nella roccia.
Lo strato di muschi che ricopre gran parte della parete non mostra segni di affreschi, ma non posso affermarlo con certezza.
Qui sopra si nota bene una delle “caviglie” ricavate nella roccia, un foro scavato per far passare al suo interno la corda che teneva legato l’animale.
Nel Capitolo di Lecce del 1672 si fa riferimento ad una grotta di “ampie dimensioni, capace di ospitare cinque coppie di buoi”, riferito alla masseria di cui sopra: non sembrano esserci dubbi, quindi: il piccolo semi-ipogeo situato sotto la torre di Masseria La Grotta non è quello che da il nome alla stessa. La grotta citata dal Capitolo è proprio questa. Non era però censita, né risultava nel PPTR della Regione.
Nella foto sopra (forse l’avete già notata anche prima) c’è quello che sembra essere il primitivo ingresso alla cavità. Proprio di fronte a esso, in alto si apre un foro, praticato nella volta, forse come sfiatatoio.
L’ingresso “A”, che per comodità ho indicato in uno schizzo fatto sul posto, sarebbe quello che mi è sembrato il primitivo, e immette nella zona delle mangiatoie degli animali.
Da notare le tantissime croci…
…poste anche sopra il pilastro centrale.
Accanto all’ingresso “B”, alcuni incavi di forma quadrata.
Da questa veduta esterna (sopra), si nota uno scivolo per avvicinarsi all’ingresso della grotta, di cui si nota solo l’accesso “B”. In alto, nella foto, la masseria non è quella che si vede subito, ma quella più lontano, di cui si intravede appena la torre.
Questa zona (siamo a un chilometro dal mare) era interessata dal passaggio della famosa “via dello carro” che abbiamo già visto in un altro reportage, su cui convergeva tutto il traffico delle merci agricole prodotte a nord di Lecce. Qui vediamo un antico tracciato in basoli, che passa proprio dalla masseria, ed era certamente collegato a quella via.
Un pezzo di storia minima di questa zona, in cui vissero e lavorarono centinaia di contadini e di famiglie, che certo dovevano essere abituate al pensiero dell’incubo delle scorrerie turche. Oggi, le piante e i fiori di cappero coprono quel che resta di strutture a secco sorte in tutta la zona di cava circostante…
Col caro amico Stefano Margiotta, geologo, ragionavamo sulla probabile esistenza di altre cavità artificiali ancora nascoste che magari, chissà, in origine formavano un villaggio rupestre, prima di finire smantellato dall’ampliamento della cava (cosa già successa altrove, come ho documentato in altri reportage, esempio di Gallipoli). Forse c’era una piccola comunità che qui viveva in grotta, e aveva la sua chiesa.
In molte altre zone, l’insediamento rupestre anticipava il sorgere della masseria cinquecentesca, come ad esempio a Macugno, o Acaya, e moltissimi altri siti. In questo caso, mi fa riflettere il fatto che quella che oggi sembra una semplice stalla, sia posizionata molto fuori dal muro di cinta della masseria: un controsenso, pensando alla zona molto isolata e facile preda di predoni che venivano spesso dal mare. Forse in origine era anche qualcos’altro, ma la nascita della cava ha lasciato ben poco. Grazie al proprietario del terreno, per il permesso accordatoci, ed alla Soprintendenza per l’interesse dimostrato per questa piccola scoperta, testimonianza dell’antica frequentazione di questo scorcio di litorale.
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