Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website La cripta di Santa Margherita a Mottola

La cripta di Santa Margherita a Mottola

Nel territorio comunale di Mottola (Taranto) sono presenti molte tracce di una poco nota tipologia insediativa: quella rupestre. Una cultura che, fin dalla preistoria, ha sfruttato le cavità naturali e scavato lungo i margini di lame e gravine, nella roccia tufacea, grotte artificiali per realizzare siti abitativi e di culto. Sono, queste, testimonianze di un’antica cultura murgiana

che ha sfruttato la presenza degli anfratti rocciosi per realizzarvi case ed ambienti lavorativi e religiosi. Il villaggio di Casalrotto è costituito da un centinaio di grotte ed occupa i due fianchi di una piccola lama ad ovest dell’omonima masseria.

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Non esistono documenti altomedievali ma si può ipotizzare che il monastero rupestre di Sant’Angelo, nucleo originario di Casalrotto, sia stato fondato da monaci italo – greci nel periodo della seconda colonizzazione bizantina (IX – XI secolo), anche se è verosimile una commistione, sin dalle fasi iniziali, fra la cultura bizantina e quella longobarda: la stessa dedicazione della chiesa a San Michele Arcangelo lo collega immediatamente alla cultura longobarda. Il toponimo più antico documentato dalle fonti (XII secolo) è Casalis Ruptis, che potrebbe significare “casale rotto”, ma anche, in seguito alla deformazione dialettale, “case a grotta”.

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Le prime notizie storiche certe sono attestate da una “charta donationis” del 1081, con la quale il signore normanno di Mottola, Riccardo Senescalco, donava il monastero di Sant’Angelo al monastero benedettino della SS. Trinità di Cava dei Tirreni. Il villaggio raggiunse il massimo splendore nel XII e XIII secolo, quando il casale si articolava in una parte rupestre ed una sub – divo. Già a metà del XIII secolo si iniziarono invece ad avvertire i primi segni di declino, accentuatisi nel XIV secolo. Il villaggio di Casalrotto si caratterizza per la presenza di quattro chiese: la chiesa di Sant’Angelo, quella di San Cesario, quella di Sant’Apollinare e da altre due chiese, Santa Margherita e San Nicola, che, seppure distanti dal villaggio, vengono associate a questo. La chiesa rupestre di Santa Margherita, localizzata a circa un km ad est della masseria di Casalrotto, rappresenta uno dei gioielli della civiltà rupestre italiana. L’invaso rettangolare della chiesa, caratterizzato da una planimetria insolita, è diviso in due navate da pilastri, di cui uno monco, sorreggenti due archi.

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La chiesa è ricca di affreschi di notevole valore storico – culturale ed artistico. Una prima immagine della santa cui la cripta è dedicata: Santa Margherita, il cui nome originario era Santa Marina di Antiochia, è affrescata sul pilastro che fronteggia l’ingresso, con indosso una veste sfarzosa, tipicamente bizantina.

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L’esecuzione accuratissima dell’affresco e l’uso di colori caldi fanno ritenere questo come uno dei migliori esempi in Puglia della produzione pittorica coeva alla dinastia imperiale bizantina dei Comneni (XII secolo), produzione probabilmente influenzata da modelli di origine balcanica.

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Sul perimetro della chiesa corrono i sedili in pietra (subsellia), tipici di molte chiese rupestri.

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Sul fondo dell’abside centrale, a fondo piatto, è presente un altare addossato al muro decorato con motivi geometrici.

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Molto interessante la Deesis dipinta intorno all’altare. Col Cristo Pantocratore attorniato a sinistra da Maria e a destra da S. Giovanni Battista, rappresentato con barba incolta e peli sulle braccia.

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Nel vano a fianco sulla destra , ampio e irregolare e scavato con parete curvilinea poi affrescata, si trovano i resti di altri due altari.

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In questa sala semicircolare, a destra della navata centrale, è dipinta, in dieci riquadri, la storia del martirio di Santa Margherita.

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Gli affreschi, di stile popolaresco e ascrivibili al XIII – XIV secolo, sono importanti in quanto le scene della vita della santa si conservano solo in questa e nella cripta di Sant’Antonio a Laterza.

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Di estremo interesse la decorazione presente in corrispondenza del secondo altare: tale tipo di decorazione lineare era molto diffuso in Grecia e Cappadocia durante il periodo iconoclasta e dovrebbe far risalire l’escavazione della chiesa al periodo tra VIII e IX secolo.

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Bellissima la sinopia del Cristo Pantocratore sopra un’altare. I visi di Cristo erano i meglio rifiniti e spesso dipinti dallo stesso Magister cui era stata affidata la commessa degli affreschi.

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Molti dipinti presentano un palinsesto, cioè un doppio strato di pitture eseguite in periodi diversi, inoltre molti affreschi sono stati rovinati nel corso dei secoli dal vandalismo umano, ma anche oggi ciò che rimane dei bellissimi colori rischia di scomparire per le fessurazioni prodotte dal salnitro e dall’umidità.

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Gianluigi Vezoli

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La chiesa rupestre di S.Margherita a Mottola

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