Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website La gravina di Petruscio a Mottola

La gravina di Petruscio a Mottola

Petruscio… un nome che reca la pietra dentro… che evoca panorami selvaggi, mondi duri ed incorrotti… è il toponimo di una delle gravine più affascinanti dell’arco jonico tarantino, che, letteralmente, nasconde un villaggio rupestre fra i più suggestivi delle Murge. Giungere qui, scendere i gradini scavati nella roccia, è come tornare ad un passato che pare non sia mai esistito… e qui ritorna vivido davanti agli occhi!

Siamo in agro di Mottola, una città che custodisce nel suo territorio alcune fra le chiese rupestri più belle in assoluto, incastonate in un paesaggio di fulgida bellezza. Qui ne scopriremo un aspetto, di questo paesaggio, affacciandoci e scoprendo la gravina di Petruscio, posta in un sito strategico, crocevia di vie di comunicazione molto importanti anche all’epoca dei bizantini, che proprio qui davanti eressero una torre, identica a quella che ancora oggi si può vedere in città.

La gravina di Petruscio a Mottola

Giunti qui, sulla sinistra si può notare, ed in origine doveva essere ben nascosta, la via d’accesso a questo mondo perduto!

La gravina di Petruscio a Mottola

E’ scavata nella roccia, e va giù a picco, bisogna fare molta attenzione nello scendere…

La gravina di Petruscio a Mottola

Subito si nota la parete della gravina, completamente modellata dall’opera dell’uomo. Si tratta di insediamenti che risalgono alla fine dell’Impero Romano. La mancanza di un’autorità statale, la decadenza delle città marittime, la recessione economica e la totale insicurezza delle località costiere (preda continua degli attacchi pirateschi), spinse le popolazioni nell’entroterra. In una simile condizione di emergenza, venne loro spontaneo adattare la parete malleabile delle gravine, luoghi nascosti e protetti, per costruire il nuovo villaggio.

La gravina di Petruscio a Mottola

La “civiltà rupestre”, come la definì lo studioso Cosimo Damiano Fonseca, non va considerata alla stregua dei trogloditi preistorici, anzi, vide il fiorire di vere e proprie comunità, funzionali, vitali. Da sfatare e pure il mito che furono i monaci venuti da oriente ad importare la pratica della vita in grotta, visto che questo modello abitativo era già presente in epoca preclassica.

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Qui a Petruscio si può ammirare un altro esempio di come l’abilità manuale di quegli uomini modellò le pareti di questa gravina da entrambi i lati, con risultati di incredibile precisione e bellezza architettonica.

La gravina di Petruscio a Mottola

Si trovano ambienti di tutti i tipi, per gli uomini e gli animali. Ed all’interno di queste grotte si trovano scavati anche i vani che servivano ad accogliere gli strumenti e tutto ciò che occorreva alla vita della comunità.

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Una passeggiata sullo stretto sentiero di questo costone roccioso, fra i profumi inebrianti della natura rigogliosa intorno, è una sorpresa continua!

La gravina di Petruscio a Mottola

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Tutto è scavato e adattato alle esigenze della popolazione, anche i fori che incanalavano l’acqua piovana nelle riserve.

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Alcune croci, all’interno di un ambiente.

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Altro vano, sormontato da croci cristiane.

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La vista della gravina dall’interno di una casa!

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Proprio quando, camminando, ci si comincia a chiedere dove sia la chiesa del villaggio… un pertugio che si apre sulla parete della gravina, ci invita a spiarci dentro…

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…è qui che si spalanca una grande cavità, scavata completamente e rimodellata da cima a fondo: la cattedrale di Petruscio!

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Quella che parrebbe l’abside non presenta più tracce di affreschi, ma solo quelle tre croci, poste al suo interno…

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…purtroppo, per qualche motivo, gli affreschi non si sono conservati.

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Quest’altro ambiente, posto ancora più all’interno del muro roccioso, pare sia la cisterna della chiesa.

La gravina di Petruscio a Mottola

Vista da un angolo la chiesa appare veramente maestosa, ma forse per qualche scossa sismica le colonne centrali dell’ambiente risultano mozzate… crollate…

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Lo spettacolo davanti, osservando l’altro lato della gravina…

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Ovunque, piante di cappero, che quando fioriscono regalano altre suggestioni all’ambiente…

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La gravina è completamente invasa dalla vegetazione. Chissà che cosa nasconde, nei suoi anfratti più inaccessibili!

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Risalire la scalinata dell’accesso (forse in origine ve ne era un altro, da qualche parte) è faticosissimo! E se si mette un piede in fallo si rotola giù!

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E tornati su, al piano del mondo “normale”, non si può fare a meno di voltarsi, ad immaginare la vita delle genti che qui vissero, lavorarono, amarono, il loro tempo e la sua semplicità.

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