(English text at the bottom of the page) E’ forse il più grande mistero del Salento. Per quello che nasconde, che vuole raccontare. Ma anche perché è ancora così nascosta alla conoscenza del mondo intero. La Grotta dei Cervi di Porto Badisco. E’ stata scoperta il 1 febbraio 1970. La ricorrenza di questo anniversario, per anni è stata celebrata nella casa Museo Faggiano di Lecce: Pino Salamina,
colui che per primo fotografò gli stupefacenti pittogrammi della Grotta, Rosanna, la moglie di Severino Albertini (uno degli scopritori) e altri studiosi e appassionati, hanno raccontato quei tempi e gli aneddoti della loro memoria. Un racconto che ha sempre raccolto gli astanti nel più palpitante silenzio. La grande avventura di quei cinque uomini, appartenenti al Gruppo Speleologico Salentino “Pasquale De Lorentiis” di Maglie. Le loro indagini lungo quel tratto di costa, così ricco di reperti. Il momento della Scoperta. Il “caso”, il momento di bisogno fisiologico che ha colto uno di loro, che poi, col posteriore scoperto avvertì il flusso d’aria calda che risaliva da un pertugio sotto quella parete di roccia alle sue spalle. Il lampo nella sua testa. Il balzo verso quel pertugio per scavarlo freneticamente. La vipera che ne schizzò fuori. E, alle quattro del mattino, quella vecchietta che passò di lì, sbucata dal nulla, da sola, senza gregge: “Se a bessuta la secara ati truatu l’acchiatura“. Due di loro erano veneti, non capirono, così l’altro tradusse il dialetto salentino: “Se è uscita la vipera, avete trovato il tesoro!”. E’ fu davvero così! Quando si calarono a più di venti metri sotto terra, e scoprirono la cappella sistina del neolitico europeo. Ma i misteri continuavano, come mi raccontava un altro di loro, Isidoro. Si avvertivano strani tam tam lì sotto. Chi ci poteva essere? E fiumi, e laghetti. E uno stalattite che col faro della torcia sembrava un soldato tedesco pronto a spararli! Il cuore gli scoppiava nel petto! Niente li fermò, davanti alla grande bellezza!
Certo, lassù nel cielo, il buon Cosimo De Giorgi, appassionato “cercatore” di questa terra, avrà sorriso, in quel momento. Come non restare emozionati, leggendo le sue parole nel libro La Provincia di Lecce. Bozzetti: “…Porto Badisco, piccolo seno di mare, continuazione di un burrone che si interna entro terra. Qui trovai delle selci neolitiche e delle terrecotte preistoriche in abbondanza. Addito questo luogo all’esame dei paletnologi”. Esattamente cento anni prima, ci aveva già visto giusto…
E’ stato Pino Salamina in persona, che oltre alla sua amicizia mi ha concesso il grande dono del suo libro, un poetico foto-racconto, di cui ora qui potremo godere qualche pagina. Perché quella grande bellezza possa arrivare dappertutto, nel mondo. E possa essere protetta, ma anche conosciuta, da tutti coloro che vogliono risalire alle proprie origini…
“Queste solo le prime pitture parietali significative che incontriamo percorrendo idealmente la zona del primo corridoio. Io li definisco segni meravigliosi per l’immediatezza del messaggio: due uomini inermi con animali sottomessi. Allevamento, addomesticamento e altri cenni sparsi. Però è difficile per tutti noi moderni l’impatto con quest’arte (sotto)…
Antichi episodi di caccia e ricordi oppure odierne suppliche alle divinità per aiuto, speranza e conforto durante tutto il periodo venatorio? Ammirate l’ordine della descrizione. Io che le ho viste posso dirvi che le pitture parlano di questo: l’allevamento, le lotte, le calamità, la famiglia, i bambini, il cielo, le apparizioni ma anche le stagioni, il sole, la ricchezza, la vita e la morte, il fiume, i menhir, i totem, degli animali e di altre cose ancora…
Non vendere la pelle prima di aver ammazzato il cervo. Parole giuste! Il cacciatore, appunto, accompagnato dai suoi cani, con alle spalle la protezione forse delle divinità, rappresentate da quella sorta di doppia spirale, con la freccia incoccata, ma non diretta al corpo del cervo, invoca solo protezione per il buon esito della caccia futura…
Mi sento intromesso in un ambito familiare e nel bel mezzo di qualche loro lieta cerimonia. Non mi sbagliavo nel provare curiosità. Vedo, andando da sinistra a destra: un arciere sessuato, tre cani all’apparenza partecipi e festanti, due donne viste di fronte e sessuate con macchia nera, e forse altre due di profilo, più minute, forse più giovani…
In questo gruppo si manifestano in sordina due messaggi importantissimi per l’iconografia di Badisco. Tre figure che ti annientano per la loro tagliente efficacia, almeno a me è successo. In basso a destra, figura umana, struttura imponente, braccia robuste arcuate, sulla testa un paio di corna: io ipotizzo uno sciamano nell’ambito della caccia, allegoria della TERRA. Figura centrale, estrema destra, longilinea, composta, leggera, la testa mascherata con becco: io ipotizzo uno sciamano nell’ambito della caccia ai volatili, quindi allegoria dell’ARIA. Figura in alto estrema sinistra, possente immagine “femminilmente”sessuata, con gli arti inferiori rivestiti da pinne, quindi allegoria dell’ACQUA. I tre elementi basilari per la vita! Io mi sento piccino piccino!
Il cumulo di terra, la buca a cratere, i cocci di contenitori di ceramica con semi di cereali all’interno, tutto questo lo trovammo alla base di un gruppo pittorico significativo. Forse il corredo dell’offerta alle divinità…
Sculture, come fuse con l’oro, che superano il circostante e si fanno notare per la loro immodesta evidenza…
Ponete attenzione alle due forme di cerchi concentrici perché secondo me rivestono un ruolo molto importante nella civiltà di Badisco. Una volta esploravamo l’entroterra di questa zona e scoprimmo un luogo interessante. Potevamo immaginare: un largo letto di fiume, degli ampi spazi rocciosi, dei semicerchi di pietre giustapposte, con al centro dei fori, inoltre pietrame sparso, che forse prima recingeva delle aree. Poteva essere un antico villaggio? Secondo me questa pittura riproduce un fiume, la presenza umana, due rappresentanti di animali allevati, un recinto, delle capanne e per finire le divinità (i cerchi concentrici). Serve altro?…
Secondo me qui si tratta di due tartarughe. E il cerchio con le quattro appendici e l’angolo retto tratteggiato al suo interno? Potrebbe essere il percorso del sole, durante il giorno? Sarebbero stati capaci di sintetizzare le fasi climatiche?…
In questo gruppo mi sembra di vedere: case, astri, rettili e uomini riuniti in uno strano amalgama socio-animale. Una domanda che faccio a me stesso: pensi che le abitazioni (sul lato sinistro) avessero un solo piano o due-tre? Dilemma. Fosse il solo!
Secondo me questo è il più importante messaggio che gli sciamani-pittori-custodi della grotta decisero di lasciare ai posteri. Una vera e propria saga di Badisco che descrive il concreto benessere e la serenità da loro raggiunti. Con le due figure di cacciatori, più alti e robusti della norma che pare siano i “capi” della Comunità…
Le impronta di mani sono le più antiche manifestazioni pittoriche che si incontrano in tutto il mondo. In Badisco se ne contano circa centocinquanta, tutte eseguite intingendo la parte interna della mano nel colore e poi stampandola sulla parete o sotto la volta…
Questa incoronata figura (sotto) è senz’altro enigmatica, ma già attrasse l’attenzione al momento della scoperta. Io considero quanto da me appreso, riguardo le fattezze e la posizione di questa immagine, che mi rimanda a soggetti meno abili sotto l’aspetto motorio, ma in compenso a seguito di questo loro impedimento, occupanti all’interno della tribù un’importante nicchia, che li collocava quasi ai vertici della direzione della comunità. La posizione sulle due “s” contrapposte (divinità?) può significare superiorità? Io direi di si, ma con cautela…
Possono aver visto un feto umano abortito e averne tratto l’ispirazione di riprodurlo sulla parete? Con cordone ombelicale. Tutto è possibile. Anche il fatto che possa essere feto animale con lunga coda? Sulla destra ciò che fa ammutolire è questo mostro di bellezza, semplice come… come la formula della relatività di Einstein. Con me il “+” ha parlato del sole, in periodo estivo e poi, come se stessimo mangiando noccioline, mi ha sussurrato delle piramidi (ma che dici, 6000 anni fa?!).
Avete presenti i menhir, quei monoliti megalitici diffusi in tutta Europa? Se questo non è un menhir, ditemi, di grazia cos’è?… (foto sotto)
Stupefacente costruzione geometrica a spirale, che mostra quanta maestria possedessero gli artisti che prepararono ed eseguirono le pitture parietali di Badisco. Secondo me, questa spirale è la loro massima espressione sciamanica. La reale divinità della grotta…
In Badisco erano presenti e realizzati l’intaglio e la scultura su legno? Immaginiamo di si, in quanto impossibile la loro durata fino ai nostri giorni. Però dobbiamo ritenerci fortunati se troviamo sulla parete queste belle immagini che sappiamo essere di due totem…
Questi sono i due soli scheletri ad oggi rinvenuti in grotta. E chiedo: “Come sei capitato?”, anzi, chiedo ai due: “Come siete capitati in questo luogo?”. Sdegnosamente non rispondono.
Punta di freccia: in selce chiara, dimensioni cm 4 per 2. Codolo rotto, quindi arma usata…
Punta di lancia: in selce chiara, dimensioni cm 8 per 2, codolo rotto…
Piccolo nucleo di ossidiana o vetro vulcanico, non lavorato e dal quale si potevano ricavare armi e utensili. Provenienza probabile: isole Eolie. Ultime notizie: dal Lazio. Oppure”.
Un viaggio meraviglioso che ho potuto fare grazie a Pino, e condividerlo con tutti i veri amanti della Storia. Questa Grotta merita l’attenzione dell’Unesco, DEVE essere dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Queste immagini anche a sostegno di un atto dovuto, che si aspetta dal 1970.
TESTI E FOTO DI PINO SALAMINA TRATTI DAL SUO LIBRO: PAGINE DI PIETRA A BADISCO.
In conclusione, condivido questa immagine che viene dal Museo Archeologico di Tirana (sotto), che mostra una riproduzione di pittogrammi che mi fanno subito pensare a Badisco: siamo in Albania, nella grotta di Lepenices (Valona). La Grotta si trova nella montagna che sovrasta questo villaggio, all’altezza di 800 metri al di sopra del livello del mare. Anche i dipinti di questa grotta sono arte post Paleolitica, qui si trovano 19 figure e 8 dipinti geometrici. Fu scoperta nel 1930, ma oggi gran parte di queste preziose testimonianze sono state vandalizzate da graffiti che nel 2005 le hanno quasi del tutto cancellate.
I share this image that comes from the Archaeological Museum of Tirana (below), which shows a reproduction of pictograms that immediately make me think of Badisco: we are in Albania, in the cave of Lepenices (Valona). La Grotta is located in the mountain above this village, at a height of 800 meters above sea level. Even the paintings in this cave are post-Paleolithic art, here there are 19 figures and 8 geometric paintings. It was discovered in 1930, but today most of these precious testimonies have been vandalized by graffiti which in 2005 almost completely erased them.
A proposito del sito albanese, qui sopra condivido l’opinione del prof. Moikom Zeqo. Se ripensiamo alla distanza che separa le coste salentine dalla baia di Valona, non possiamo che pensare alla facilità di una traversata, nei giorni di mare favorevole, anche per quei tempi! Chissà…
About the Albanian site, I share the opinion of prof. Moikom Zeqo. If we think back to the distance that separates the Salento coasts from the bay of Valona, we can only think of the ease of a crossing, on favorable sea days, even for those times! Who knows …
The “Deer Cave” is a natural coastal cave, located along the Salento coast in Porto Badisco in the Municipality of Otranto (Italy, Puglia). It was discovered on February 1, 1970 by five members of the “Salentino Pasquale de Lorentiis Speleological Group” of Maglie -Lecce (Isidoro Mattioli, Severino Albertini, Remo Mazzotta, Enzo Evangelisti and Daniele Rizzo, to which were added also Nunzio Pacella and Giuseppe Salamina) and is the most impressive Neolithic pictorial complex in Europe.
At first it was given the name “Antro di Enea”, because of the legend according to which Enea landed in Italy in Porto Badisco.
The current name derives from the subsequent discoveries of the pictograms. The cave is not accessible to the public. It is divided into three large corridors crossed by paintings discovered inside them.
The first corridor is about 200 meters long, and at a certain point it splits into two branches, one towards the north, at the end of which two skeletons were found, and the other towards the southeast.
The second corridor is rich in paintings, and it is also 200 meters long and is accessed by a passage passing through the first corridor.
This corridor towards the end widens giving access to two successive rooms. Towards the middle the path stops and there is the presence of a natural lake formed by the dripping waters, and subsequently there is the presence of a deposit of guano used by the Neolithic man to paint. The third corridor is also 200 meters long and inside it is accessed from the second corridor through a very low opening.
To access the complex there are two entrances: a western one, which leads only into the first corridor; An eastern one, which gives access to all three corridors. There is also the presence of a tunnel that gives access to the corridors, and was promptly excavated and reinforced along the walls by dry stone walls, by the Neolithic man;
The pictograms, in bat guano and red ocher, depict geometric, human and animal shapes, which date back to the Neolithic period, between 4,000 and 3,000 BC.
The figures represent hunters, animals (dogs, horses, deer), objects, magical symbols, abstract geometries and many deer hunting scenes (hence the name of the cave). One of the most famous pictograms is the so-called “dancing God”, which represents a dancing sorcerer.
Currently the cave studies are still incomplete. We do not know who its inhabitants were and most of the recovered archaeological material is located in the Taranto Museum waiting to be studied.
Articoli correlati:
1 – Il Museo di Otranto e la mostra dei reperti (VEDI).
2 – Severino Albertini, uno degli scopritori (VEDI).
3 – Memorie da Badisco (VEDI).
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sai dove posso trovare/comprare il libro di Salamina?
Prova a passare dal Museo Faggiano, a Lecce…