Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website La Grotta Romanelli a Castro

La Grotta Romanelli a Castro

La ripresa degli scavi, nell’estate 2015, in Grotta Romanelli (Castro) ha riportato l’attenzione nazionale su questa fondamentale cavità preistorica salentina, che fu la prima grotta italiana a restituire non solo testimonianze di arte preistorica ma anche le prime documentazioni sul Paleolitico Superiore in Italia. Una preziosa conferenza ne ha restituito il valore alla comunità.

Si è tenuta lo scorso 17 aprile 1016 nello scrigno incantevole del Museo Civico di Paleontologia e Paletnologia “D. De Lorentiis” di Maglie, alla presenza del Direttore scientifico per l’ambito paletnologico degli scavi, per illustrare alla comunità salentina il vero valore di questa grotta, la sua storia e le nuove prospettive di ricerca. Una grotta scoperta agli inizi del XX secolo da Paolo Emilio Stasi.

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Sopra vediamo Paolo Emilio Stasi, in una foto del 1914, durante gli scavi di Gian Alberto Blanc. La grotta è lunga 35 metri e vi si accede oggi più facilmente via mare, ed ovviamente il suo interno non è visitabile.

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Sopra, l’archeologa Sonia Tucci al lavoro su una sezione di Grotta Romanelli. All’epoca della scoperta, la cavità non era visibile in quanto occultata da banchi di brecce ossifere, e tutta una successione di strati, ricchi di reperti, di terreni rossi e bruni di origine eolica. Nelle terre rosse furono rinvenuti gli strumenti di pietra (120.000-40.000 anni fa) tipici dell’uomo di Neanderthal, diffuso in Europa, prima della sua estinzione, accaduta circa 40.000 anni fa. Nelle terre brune furono rinvenuti strumenti litici risalenti al Paleolitico superiore finale italiano (circa 10.000 anni fa). Oltre a tre scheletri umani insieme e ossi animali. Gli uomini delle terre brune erano uomini anatomicamente moderni che arrivarono in Europa verso i 35.000 anni fa dall’Africa, dove ebbero origine tra 100.000 e 200.000 anni fa.

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Il Team di scavo presso l’ingresso.

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Con il Paleolitico superiore (40.000-10.000 anni fa) nascono le prime manifestazioni artistiche eseguite dall’uomo moderno, attraverso oggetti o pareti di grotte. I soggetti rappresentati sono soprattutto animali. Alla fine del Paleolitico diventano più rare le figure del contesto abitativo a vantaggio di soggetti schematizzati. Grotta Romanelli ha restituito pietre incise con una grande varietà di motivi. Scarsi i soggetti animali, ma assai caratteristica è la figura del bovide, di cui nel Museo è esposto un fedelissimo e prezioso calco (foto sopra).

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La conferenza è stata molto seguita da persone giunte da ogni dove. E’ stata introdotta dalla direttrice del Museo, dott.ssa Medica Assunta Orlando (specialista in Preistoria, seguì fra l’altro il prof. Graziosi nella prima discesa nella Grotta dei Cervi di Porto Badisco), poi da Marcello Seclì (Presidente di “Italia Nostra” sezione Sud Salento)…

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…a seguire, gli studiosi Sonia Tucci e Dawid Adam Iurino…

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Accanto alla Direttrice, il dott. Rino Bianco, direttore del Centro Operativo di Lecce della Soprintendenza Archeologica di Puglia (precedentemente direttore del Museo Nazionale di Policoro).

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Preziosa la relazione del prof. Massimo Massussi (Direttore Scientifico Scavi Grotta Romanelli, Università La Sapienza di Roma)… Archeologo Preistorico, esperto di studi tecnologici per le industrie litiche e di analisi tecno-funzionali e sperimentali. Fa parte del Laboratorio PaleoFactory dell’Università la “Sapienza” Roma e da circa 15 anni si dedica a studi di carattere tecno-funzionali e sperimentali sulla strumentazione da lancio preistorica. Come attività sul campo ha preso parte a diverse Missioni Archeologiche Internazionali: in Pakistan, Libia, Turchia, Armenia, Francia, per conto della “Sapienza” Università di Roma e del CNRS di Lione. Dal 2014 collabora anche con i Musei Vaticani con studi sulla loro collezione di manufatti litici di epoca preistorica, provenienti dalla Palestina e dal Libano. 

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Il prof ha ripercorso tutta la storia della grotta…

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…toccando ogni aspetto collegato, compresa la dispersione dei reperti archeologici… accompagnato da significative slide che hanno illustrato visivamente il suo lavoro…

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Dawid A. Iurino è un giovane naturalista e paleontologo presso l’Università La Sapienza di Roma, dove si occupa di “Paleontologia Virtuale”, ossia dell’applicazione di tecniche tomografiche e di grafica 3D nello studio dei vertebrati fossili. Fa parte del team di scavo in Grotta Romanelli e, nello specifico, si dedica allo studio dei vertebrati pleistocenici con particolare attenzione verso i carnivori. La sua attività di ricerca è focalizzata principalmente su tematiche riguardanti la paleopatologia, la paleoneurologia e le ricostruzioni 3D utilizzate, come base per interpretare e comprendere meglio aspetti paleoecologici e di anatomia morfo-funzionale di questi animali. Nella sua interessantissima relazione ha illustrato i suoi studi sui reperti faunistici di Grotta Romanelli…

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Fra le altre cose, Dawid ha anche chiarito una volta per tutte l’origine del lupo ritrovato a Romanelli, che alcuni studiosi classificavano come specie molto più antica, retrodatando così, di fatto, lo stesso periodo abitativo della Grotta. In realtà la teoria era infondata.

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Sonia Tucci è una giovane e brillante archeologa preistorica-paletnologa, e fa parte del Team Missione di Ricerca e Scavi di Grotta Romanelli, come responsabile del settore tecnologico e degli studi sul paleopaesaggio. Lavora presso il Laboratorio PaleoFactory del Dip. Scienze della Terra, dell’Università “La Sapienza” di Roma e si è specializzata in progettazione e realizzazione di modelli dati di Geodatabase per l’archeologia. Le sue ricerche, quindi, focalizzano le ricostruzioni di paleopaesaggi e le metodologie di analisi delle problematiche derivanti dall’impatto antropico sull’integrità ecologico-culturale dei contesti archeologici. Docente certificato ESRI ed esaminatore ECDL GIS, si occupa anche, in questo settore, di formazione, progettazione e gestione dei sistemi GIS in qualità di GIS Manager. Lei ha illustrato il proprio lavoro in questa cavità, mostrando alla platea affascinata anche i progressi della tecnologia, che rendono ancora più suggestivo il lavoro di indagine archeologica.

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Grotta Romanelli è tornata alla ribalta del panorama preistorico nazionale, come fu per i suoi inizi, e noi tutti appassionati attendiamo trepidanti le nuove tappe di scoperta, e di evoluzione della stessa scienza dell’Archeologia.

(che ringrazia la direttrice del Museo di Maglie, Medica Assunta Orlando, e tutti gli archeologi che ci hanno accompagnato nel loro affascinante lavoro)

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