La storia della Madonna del Monte si intreccia teneramente come un abbraccio con quella di Cavallino, e presenta aspetti interessanti anche per chi non ama le storie religiose, considerati gli aspetti storici e i luoghi d’arte che sono legati a questa poetica figura di donna, che per i cristiani è la madre del Salvatore dell’umanità.
Abbiamo già fatto un ampio reportage su Cavallino, ora qui aggiungeremo questa storia e questi documenti per dar valore ad una città ancora non abbastanza considerata per quello che merita. Il racconto che ogni cavallinese perpetua ai suoi figli di generazione in generazione fino ai nostri giorni, parte da un giorno imprecisato dei primi anni del Mille, quando un pastore, allertato dal suo bue che si era inginocchiato senza volerne più sapere di spostarsi, scoprì in una grotta un’icona della Madonna.
Riviviamo la scena attraverso quest’opera del grande cartapestaio leccese Giuseppe Manzo (1921), conservata all’interno della chiesa matrice. Grande all’epoca fu il giubilo in paese. Il luogo del rinvenimento era proprio nei pressi dell’attuale parco archeologico, dove si possono osservare i resti della grande città messapica. Una storia simile a quella di Torchiarolo, dove pure si rinvenne l’icona della Madonna della Galeana presso la città messapica di Valesio. Il sito era l’unico situato leggermente in altura, perciò le venne data la denominazione di Madonna del Monte. Fu costruita la chiesa che ancora oggi ospita la preziosa reliquia.
L’illustre studioso Cosimo De Giorgi la visitò diverse volte. Un’epigrafe scritta in greco ne ricorda la data di costruzione: 1309…
…ma sul sito erano certamente presenti comunità di monaci greci eremiti…
…che stanno a testimoniare l’importanza di questa piccola cappella…
…sul cui muro esterno si conserva anche un’epigrafe latina.
Ogni anno la città di Cavallino segue in una lunghissima processione la statua della Madonna, cantando un Inno scritto appositamente per lei.
Nel 1627 il Marchese di Cavallino, Francesco Castromediano di Limburg, sposò la pia nobildonna Beatrice Acquaviva d’Aragona, che fra i numerosi doni che ella fece ai suoi cittadini c’è anche una statua, esattamente quella che ancora oggi si segue durante la processione. La residenza di questa preziosa statua è la cappella gentilizia situata all’interno del palazzo marchesale, un piccolo gioiello d’arte essa stessa.
Questo ambiente, molto caro alla signora Annarita Cantoro in Gorgoni, che oggi lo custodisce come gli antichi nobili di un tempo e con lo stesso amore, è particolare per via dei tesori in esso custoditi.
Lo splendido altare centrale ospita le reliquie, oltre che le statue, di diversi Santi.
Tutte le pareti sono affrescate dai più rinomati artisti cinquecenteschi.
Sopra vediamo invece uno stipo in legno, che reca l’iscrizione del 1588 con la quale il Papa, cosa abbastanza rara da riscontrare in altre chiese, concedeva delle particolari indulgenze soltanto per questo luogo di culto.
Lo stemma dei Castromediano, tra gli affreschi.
Tra i dipinti ci sono diverse opere del grande artista copertinese Gianserio Strafella, considerato dal De Giorgi “uno dei pochi pittori veramente esimi di Terra d’Otranto”.
Particolare del pavimento maiolicato, un’altra chicca della cappella. Qui è tutto rimasto come in principio.
Cavallino, scrigno d’arte, di cultura e di Fede, fulgido esempio delle città del Salento.
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