Complice il restauro di un celebre affresco di San Paolo con i serpenti, sono tornato sulla collina di Vereto, a Patù, quasi all’estremo lembo del capo di Leuca, in cima alla quale sorgeva migliaia di anni fa la città messapica forse più fascinosa e arcaica di questa civiltà. Sulla sua acropoli, nel medioevo, fu costruita una chiesa dedicata alla Madonna di Vereto.
E’ un sito molto interessante, già oggetto di scavo archeologico nel 1979 da parte dell’Università del Salento, lavoro che è ripreso nel 2005. Incastonato in un’atmosfera amena e rurale che lascia incantato il raro viandante di questa contrada.
Queste foto le scattai qualche anno fa, quando ancora i lavori erano in corso…
…la chiesa seicentesca chiamava aiuto…
…ed infatti, l’interno non era in buone condizioni, ci penetrava anche acqua piovana.
La popolazione locale si è mobilitata, ed infine con un progetto costruito su misura, la chiesa è stata salvata, e con essa i suoi importanti affreschi sopravvissuti.
Si trovano sulla parete destra, entrando. In basso, spicca San Paolo, circondato da serpenti e scorpioni. Sulla destra, una scena emblematica della Passione di Gesù, di cui raccolsi già una serie di immagini trovate in Salento (vedi).
Più in alto, una Madonna con Bambino, e San Giuseppe (di cui si legge il nome iscritto alla sua destra, in cornice), di cui sinceramente non avevo mai visto una simile iconografia, raffigurato con una casa in mano.
Ma tornando a San Paolo (affreschi restaurati da Andrea Erroi), da notare i particolari della scena, con ai piedi del santo non solo serpenti ma anche uno scorpione, e sopra esso, più piccolo il ragno, che ha dato vita alla tradizione popolare del tarantismo, in tutta la Terra d’Otranto, forse l’esorcismo più famoso del mondo (vedi).
La scena ricorda il naufragio di San Paolo a Malta, dove secondo la tradizione egli fu morso da una vipera velenosa ma riuscì ugualmente a liberarsene gettandola nel fuoco che era stato acceso per scaldare i naufraghi. Il pittore rinascimentale salentino, Matteo Perez, realizzò un altro celebre affresco proprio a Malta, ma questa è un’altra storia (vedi).
Come si diceva, questo sito è stato oggetto di un’importante indagine archeologica, che ci ha fatto scoprire come ci fosse una chiesa ancora più antica di quella attuale.
Sono state individuate almeno tre fasi costruttive, precedenti a questa.
Alle spalle dell’edificio è stata rinvenuta la struttura muraria che restituisce l’abside della chiesa più antica: conserva ancora un filare di elevato in grossi blocchi squadrati, reimpiegati, per un altezza massima di 1,5 metri.
Nei pressi dell’abside è stato recuperato materiale ceramico che sembrerebbe datare la chiesa ad età alto medievale.
A sua volta, la realizzazione dell’abside sembrerebbe aver intaccato livelli più antichi attestati dal rinvenimento di ceramica romana (V-VI secolo d.C.).
Anche la zona antistante la chiesa ha mostrato la presenza di imponenti muri, che sembrano riferirsi a quelli dell’abside vista prima, e quindi alla chiesa precedente, che doveva essere davvero imponente. Oggi, al termine del lavoro di recupero, queste murature sono state nuovamente interrate, però il pannello informativo messo a disposizione dal Comune all’esterno della chiesa (e curato dagli archeologi di Akra Iapygia, da cui ho ripreso qualche immagine e le informazioni) consente al visitatore un’informazione completa e dettagliata.
Non posso che ringraziare gli archeologi per il loro lavoro che hanno fatto, il Comune per tutto ciò che sta facendo per la salvaguardia della sua storia, e la gente e gli amici di Patù, che mi hanno segnalato la riapertura di questo importante monumento dei nostri antenati, e che hanno a cuore più che mai il loro meraviglioso paese!
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