Il Capo di Leuca è luogo mitico per gli abitanti del posto, i cui vecchietti ripetono da sempre che li paesi te lu capu se movenu, sostenendo la “mobilità” sovrannaturale di luoghi in un posto geograficamente relativamente piccolo. In questo contesto, è facile andare per campagne e scovare un monumento che da secoli era lì e ad una precedente passeggiata non avevamo notato!
E’ il caso di Masseria San Biagio, un sito molto interessante, pare abitato già in epoca messapica, che ebbe anche un casale medievale, di cui è rimasto l’insediamento masserizio ed una chiesetta, rimaneggiata nel corso degli ultimi secoli.
Vivere qui, come quasi ai confini del mondo, era durante il basso Medioevo un atto di irriducibile resistenza, all’asprezza del territorio, e alle incursioni piratesche, che hanno spesso devastato questo lembo della penisola lontano da tutto…
Oggi la zona è ritornata a nuova vita, grazie all’opera del prof. Vincenzo Cazzato (Università del Salento), proprietario della Masseria, che ogni anno, in occasione della festa di San Biagio (3 febbraio), in antichità molto invocato come protettore dai mali della gola, organizza una festa cui accorre gente dei dintorni, ma anche da fuori. Come nel nostro caso, con cui abbiamo approfittato per visitare questi luoghi suggestivi, partendo dalla chiesetta, che in zona chiamano di “Santu Lasi”, ad indicare San Biagio.
Della chiesa altomedievale è rimasto ben poco, giusto il perimetro, costruito con grossi conci monolitici. Gli affreschi sopravvissuti sono di varie epoche, quelli rimasti non anteriori al XIII secolo…
Sopra vediamo la statua di San Biagio, in pietra, risalente al 1717, e la struttura voltata che ha coperto il secolo scorso la chiesa, che in origine doveva avere tetto in legno…
…sia esternamente che all’interno si possono notare i grossi blocchi monolitici che alzarono la struttura in epoca altomedievale. Forse realmente residui dell’insediamento messapico originario.
Cominciamo ora la visita della Masseria, sulla quale svetta la torre cinquecentesca, caposaldo degli abitanti di questa zona all’epoca…
Il proprietario di casa ha avuto la sensibilità di lasciare gli arredi originari, fra cui spicca questo telaio, emblema della civiltà contadina, risalente al 1700…
…visitare questa casa è così come entrare in un Museo vero e proprio.
Entrare in questa Masseria fa tornare come bambini, subito ci si incuriosisce per ogni cosa, così si balza da un luogo all’altro, dentro e fuori casa… la pagghiara posta appena fuori l’abitazione è veramente grande…
…muretti a secco cingono vari recinti, destinati ad animali di vario tipo.
Salendo al primo piano si comincia ad avere una visuale d’insieme dell’insediamento…
Da qui sopra si può apprezzare l’aia davanti alla pagghiara…
…ma anche altri recinti, le mangiatoie per gli animali…
La pagghiara è dotata di altri ambienti, un pozzo, un forno, una cisterna…
…e l’interno è voltato con una tholos, una cupola perfetta!
La torre divenne una colombaia, per l’allevamento dei volatili, e reca ancora incisa, sebbene sbiadita, la data 1577.
Nei lavori di ristrutturazione venne ritrovato anche questo grosso monolite, e collocato all’interno del giardino, ma non si può dire se fosse originariamente un menhir.
Sopra, una caratteristica apertura nel recinto, dove passavano a misura gli animali.
E’ sera. Dall’alto della torre centrale di difesa, ben fornita di caditoie per la gettata di olio bollente contro eventuali assalitori, possiamo ben immaginare una sera qualunque di 500 anni fa, quando gli abitanti di questa casa osservavano il mare del Capo di Leuca, prima che diventasse buio, e che l’incubo di uno sbarco tormentasse le loro notti insonni.
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