Una fortezza nascosta dove nessuno potrebbe immaginare. Siamo nelle campagne fra Calimera e Melendugno. La zona compresa tra i dolmen Placa e Gurgulante promette di rivelare altre sorprese. Un territorio abitato da millenni, come dimostrano i due famosi megaliti, posti non molto distanti l’uno dall’altro, separati dalla strada statale e l’oliveto secolare.
Passeggiando fra queste amene contrade, in cui il silenzio e il volteggiare di piccoli falchi la fanno da padrone, si rischia di ritrovarsi in un’altra dimensione. E non soltanto per le grandi pietre preistoriche…
Attraversando una stretta via di campagna, cinta dai filari di muretti a secco, si giunge presso un insediamento… che non sembra la solita masseria…
Si tratta di una serie di ambienti, costruiti con pietrame informe, spesso però intonacato, sopra i quali svetta uno dei classici trulli che in Salento sono noti come “pagghiare“. Solo che questa si slancia come una torretta, e in cima ha un camminamento di ronda circolare, e le feritoie, come un piccolo castello…
Scavalcando il vecchio recinto diroccato, costituito però da grandi massi monolitici, e facendosi a fatica largo fra enormi rovi, ci si ritrova davanti quella che sembra… una pagghiara fortificata.
La caditoia, sebbene in parte crollata, si conserva ancora in tutta la sua struttura. Ed è disposta proprio sull’unico accesso alla struttura.
Muovendoci a fatica tra i rovi infestanti, riusciamo a entrare… e ad osservare dall’interno questa strana costruzione…
Si vede bene una piccola scalinata, e la nicchia da cui ci si poteva difendere, scagliando verso il basso pietre o altre oggetti di difesa.
Eppure l’interno pare simile in tutto alle classiche pagghiare, persino la pietra di volta in cima al cono.
La pianta è perfettamente circolare…
…e l’ambiente è servito da un camino, che certo serviva a riscaldarsi e cucinare.
Tutto l’insediamento è circondato da un muro di cinta quadrangolare, costituito da grosse pietre, incastrate a secco (in alcuni punti a intonacate) ma con grande sapienza insieme a quelle più piccole… la torretta ne costituisce un angolo. Alcune zone del muro sono purtroppo crollate.
L’insediamento è isolato, nel cuore di un grande oliveto… ma in zona non c’è ombra di frantoi…
La tecnica dell’intonaco “a bolo” è tipica del Cinquecento, come ha dimostrato più volte il prof Antonio Costantini indagando le masserie del Salento, quindi sarebbe ragionevole supporre quella data, per immaginare la nascita dell’insediamento.
Certo è che nelle campagne di tutto il Salento non si è mai trovata una pagghiara con una caditoia per la difesa.
Questo dovrebbe essere l’ingresso dell’insediamento, dal lato opposto alla torretta. Sembra avere anche una piccola edicola a scopo devozionale.
Questa è la corte, si vede l’ingresso dall’interno, a metà strada fra esso e la torretta. Tutto è abbandonato e invaso dalla vegetazione, ma emana un fascino palpitante, dal vivo.
Accanto alla torretta un piccolo edifico, anch’esso con la volta a tholos, una cupola perfettamente realizzata anch’essa con pietrame a secco. E’ molto basso, molto scomodo da utilizzare… forse non era destinato all’uomo ma a qualche animale.
Questa zona pone molti quesiti interessanti. L’ho segnalata alla Soprintendenza Archeologica, con la speranza se ne possano occupare gli esperti.
Una terra, quella di Melendugno, che nasconde ancora parecchie cose della nostra storia! Quello che abbiamo visto parrebbe uno dei tanti casali medievali che colonizzarono il Salento durante il periodo delle incursioni turche, dal 1480 in poi, e che per difendersi adottarono gli unici mezzi a loro disposizione. Ma nella terra del Placa e del Gurgulante anche il fascino di tutte queste grandi pietre, in un paesaggio ancora da scoprire!
(Grazie di cuore agli amici Donato Santoro, che per primo segnalò questo luogo, e Roberto Leone per le immagini aeree: il Salento certo ve ne sarà grato! Di seguito condivido un filmato della zona, ed un cortometraggio dedicato ad una storia del Salento cinquecentesco, che ho ambientato proprio qui!)
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