Nel Salento, ma più in generale in tutta Italia meridionale, è assai difficile ritrovare una tomba neolitica scavata artificialmente e rimasta ancora intatta, con la sepoltura ed il suo corredo funerario. Tuttavia, nel febbraio 2001, questo incredibile evento successe, proprio nel bel mezzo del centro storico di Carpignano Salentino. Una storia affascinante, che con orgoglio noi oggi possiamo ricordare, grazie all’onestà del proprietario della casa ove fortuitamente si rinvenne,
il dott. Francesco Esposito, e lo stupendo lavoro di recupero portato a termine dall’Università del Salento, con la collaborazione del Comune della cittadina. Nel Salento c’era il precedente della tomba a grotticella scoperta ad Arnesano, rione Riesci, nel 1972, di cui sotto vediamo la sezione (Lo Porto, 1972)…
…una sepoltura molto particolare anch’essa, di cui non si conosce il sesso dell’individuo, che era in compagnia del cosiddetto “idoletto”, ad oggi la più antica scultura in pietra ritrovata in questa regione…
La scoperta di Carpignano riscrive una parte del neolitico salentino, un periodo veramente affascinante, di cui purtroppo l’urbanizzazione, lo sviluppo delle stesse città, ha naturalmente coperto la primitiva immagine del paesaggio naturale.
Nella suggestiva ricostruzione che vediamo sopra (L. Coluccia, 2003), possiamo calarci nel villaggio che precedette il successivo abitato di Carpignano, posizionato sulla modesta altura che dominava la piccola vallata, incastonata nel tipico paesaggio della macchia mediterranea, che le prime comunità di agricoltori cominciavano a coltivare.
La tomba di Carpignano ha una pianta semicircolare (larga 1,90 m x 1,20 m, alta circa 90 cm) con una lastra di chiusura la cui base si incastrava in due incassi simmetrici praticati nella roccia.
La datazione delle ossa, calcolata dall’Università del Salento con il moderno metodo al radiocarbonio, pone la sepoltura a cinquemila anni prima di Cristo! Questo ha permesso, per comparazione, alla professoressa Elettra Ingravallo di retrodatare anche la tomba di Arnesano. E’ in questo periodo, il V millennio a.C., che il circuito degli scambi si allarga fino a inserire i singoli gruppi in una rete di rapporti in cui entrano in gioco complessi meccanismi di reciprocità e competizione. La Grotta dei Cervi di Porto Badisco e la Grotta Cosma di Santa Cesarea, oltre che santuari sono luoghi di relazioni in cui scambiarsi beni ed esperienze. A Serra Cicora nascono le necropoli, le tipologie funerarie si diversificano, l’uso degli ipogei artificiali tende a generalizzarsi, come vediamo nel calco conservato nel Museo Castromediano di Lecce, foto sotto, dove possiamo apprezzare i circoli funerari utilizzati in questa località, oggi in agro di Nardò.
Le moderne tecniche di datazione hanno consentito all’Università del Salento di collocare la tomba di Carpignano allo stesso periodo della necropoli di Serra Cicora, V millennio a.C., Cultura di Diana. Il luogo della tomba cittadina doveva essere anch’esso una necropoli, come fu testimoniato da altri ritrovamenti, ma la stessa presenza dell’abitato copre tutta la situazione originaria.
Dei vasi in ceramica che facevano parte del corredo della tomba di Carpignano restano solo alcuni frammenti, mentre nella foto sopra possiamo notare gli strumenti costruiti con ossa di animali rinvenuti nella grotta…
…oltre ad altri manufatti, lame di ossidiana e accette.
Una scoperta veramente importante, che ha consentito agli studiosi l’utilizzo di tutte le branche della Ricerca, lo studio del terreno, la roccia, le ossa e i resti animali e vegetali, per costruire un quadro che in precedenza appariva veramente nebuloso. Oggi sappiamo che all’epoca di questa tomba, il Salento era già un territorio densamente popolato.
La Biblioteca di Carpignano Salentino custodisce il calco di questa sepoltura. Uno spaccato di storia preistorica si è squarciato, con questa cavità ora svelata, ma chissà quanto ancora ha da rivelare questo straordinario territorio! Il Salento lancia nuovi appuntamenti in futuro!
Fotografie (di Raffaele Puce) e dati storici tratti dalla collaborazione fra il Comune di Carpignano Salentino e lo studio dell’Università del Salento confluiti nel libro “prima di Carpignano. Documentazione e interpretazione di una sepoltura neolitica“, edizione a cura di Michele Bonfrate 2009, con i testi (in ordine alfabetico) di Giuseppe Andreassi, Emilio Bandiera, Lucio Calcagnile, Luigi Coluccia, Jacopo De Grossi Mazzorin, Marisa D’Elia, Pier Francesco Fabbri, Girolamo Fiorentino, Elettra Ingravallo, Norma Lo Noce, Cosimo Marrocco, Cosimo Pagliara, Giovanni Pellegrino, Milena Primavera, Gianluca Quarta, Michela Rugge, Paolo Sansò, Teodoro Scarano, Gianluca Selleri, Aldo Siciliano, e Ida Tiberi.
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