La Lecce famosa nel mondo per il suo Barocco ha un cuore medievale, situato fuori le mura: la Torre di Belloluogo. Splendido esempio di architettura angioina, sorge su un sito, però, che sembra ricordare i tanti villaggi rupestri alto medievali di cui è ricolmo il Salento. Un luogo sicuramente frequentato e riadattato nel corso dei secoli, che merita senz’altro una visita approfondita.
Costruita durante il 1300 dalla famiglia Brienne, verosimilmente da Ugo o Gualtiero, la torre è perfettamente cilindrica, incastonata in una località che fin dalla notte dei tempi viene menzionata “bello luogo”, ad indicare evidentemente un buon posto per vivere, ricco di beni di prima necessità, un “giardino di delizie” come ci ricordano le fonti.
Iniziamo la nostra escursione planando dall’alto, grazie alle bellissime immagini di Roberto Leone, realizzate con il suo drone…
…e già dall’alto si può apprezzare il costone di roccia scavato nei secoli per ricavarne ambienti per il ricovero e l’attività umana.
Sopra, si nota nella sua interezza tutto il fossato che, come era alle origini, circondava completamente la torre.
In questa torre trascorse l’ultima parte della sua vita Maria d’Enghien, contessa di Lecce e regina di Napoli, una donna di alto spessore, molto amata dal suo popolo. Purtroppo però, poco più di cento anni dopo la sua morte, si perse per sempre la sua (probabilmente sontuosa) sepoltura, situata nell’antica chiesa che fu abbattuta per far posto al nuovo castello di Carlo V…
In questa torre, la regina scrisse molto, amava spesso nell’epistolario fare riferimento alla vita sfarzosa, si, ma operosa, “in castro nostro Licii”, la Lecce di allora…
Tutto il fossato è ricolmo di acqua sorgiva, che lo rende da secoli, in tutto il periodo dell’anno, completamente sommerso e funzionale alla difesa.
Varcato il ponte d’accesso, probabilmente in origine levatoio, si accede alla porta d’ingresso…
…uno sguardo ancora sulla destra, per ammirare il profondo fossato…
L’ambiente più importante della torre è senz’altro la piccola cappella, voluta dalla regina Maria d’Enghien, sul cui muro, prima di accedere, c’è inciso il fiore a sei petali, noto come “fiore della vita”, conosciuto a diverse culture sparse per il mondo, e sul cui vero significato ancora non è dato sapere con certezza.
Maria d’Enghien amava l’arte, come dimostra anche il meraviglioso ciclo pittorico della chiesa di Santa Caterina a Galatina, ed anche in questa torre fece affrescare a modo suo la sua cappella personale…
Gli affreschi risalgono alla fine del 1300, ripercorrono la vita di Santa Maria Maddalena, che qui sopra vediamo ai piedi del Cristo Crocifisso…
…ma vediamo anche i quattro evangelisti, un Cristo benedicente e sette profeti.
Per il resto gli interni della torre sono molto spartani, si conservano ancora i camini…
…e aguzzando gli occhi si distinguono sulle pareti qualche altro graffito…
…come quello qui sopra, che sembra mostrare dei soldati, armati di arco…
…e qualche scudo o stemma nobiliare.
Una strettissima scaletta di pietra separa i piani.
Dall’alto della torre è ancora più bello osservare gli ambienti rupestri…
In uno di questi, qualcuno ha voluto riconoscerci il ninfeo di Maria d’Enghien. In effetti (foto sopra), si tratta di un ambiente molto ben disegnato, decorato con capitelli a foglie d’acanto… ma non c’è alcuna certezza che si tratti del luogo dei bagni della regina.
L’acqua del fossato è coperta da un manto verde, per via della naturale stagnazione…
Osserviamo gli altri ambienti rupestri…
…la torre, vista da uno di essi…
L’ambiente più grande è quello del frantoio…
…ma è tutto un succedersi di scalinate e locali, ricavati dalla roccia viva…
In questa zona furono rinvenute antiche iscrizioni bizantine, delle quali il prof. Alfredo Calabrese ricavò dei calchi, molti anni fa, salvando così una testimonianza che in effetti, oggi, è molto difficile leggere, ormai sopra, queste pareti. A queste iscrizioni dedicai un articolo a parte…
…qui sopra ne vediamo un esempio.
Comunque, non sono i soli graffiti presenti nell’area. A pochi metri di distanza dalla torre, in una zona posta in una depressione del terreno oggi invasa dalla vegetazione, fu scoperto poco tempo fa dal Gruppo Speleologico leccese ‘Ndronico un ipogeo, il cui interno è ricolmo di scene graffite. Ho provato a raggiungerlo, ma è attualmente inaccessibile…
…tuttavia, l’amico Gianni Cremonesini mi ha fornito della restituzione grafica che il Gruppo ha realizzato (sopra): fra i suoi disegni si nota anche lo stemma di Maria d’Enghien, frammentato. Nei racconti che ho raccolto (non verificabili) si vocifera che questo ambiente era collegato da un tunnel sotterraneo con la vicina torre, e che la sua funzione fosse di prigione. Cercherò di approfondire appena possibile!
Intorno alla torre si ergono due pozzi monumentali… li vediamo nelle foto sopra e sotto…
Inoltre, una piccola necropoli medievale si mostra ancora, tagliata nella roccia viva…
Uno sguardo dalla cima della torre…
…ed uno da piano terra… con la mente ricca di immagini di un tempo, ed un mondo, lontani nei secoli!
(grazie a Roberto Leone per foto aeree, la Soprintendenza e l’Amministrazione Comunale per l’opera volta al recupero di questo pezzo fondamentale della storia di questa città, oggi gestito in maniera eccezionale, insieme a tutto il parco naturale circostante, e reso fruibile per ogni tipo di visita).
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