Vista dall’alto sembrerebbe quasi una profonda ferita, un lungo solco, sulla terra che va da San Donato fino all’estremo nord della provincia di Lecce. Una depressione. Un territorio che sprofonda, nel suo punto più basso, ad Arnesano, a soli 18 metri sul livello del mare. Le cartografie del 1600 già la riportavano col suo nome di sempre: la Valle della Cupa. Una suggestiva vallata, appena percettibile ad occhio nudo, che da tempo immemorabile ospita l’uomo grazie al suo clima privilegiato.
Questo itinerario parte dall’agro di Surbo, che da quasi mille anni custodisce un’antica tappa di cavalieri e pellegrini erranti: la chiesa di Santa Maria d’Aurio, di fronte alla quale si erge un’imponente torre cavallara.
Proseguendo verso Trepuzzi ci si immerge in un panorama incantevole, un lembo di terra racchiuso fra Squinzano e Campi, noto come le Serre di Sant’Elia, ricolmo di inaspettate sorprese.
Il viaggio continua verso Arnesano, un piccolo e suggestivo borgo, noto dal 1800 per via del miracolo operato dalla famosa statua di cartapesta del Crocifisso, che portata in processione debellò il colera che si era scatenato fra la cittadinanza.
Arnesano conserva nelle sale del suo Comune una riproduzione del cosiddetto “Idoletto”, una scultura in pietra antropomorfa che testimonia la presenza dell’uomo su queste terre 5000 anni prima di Cristo.
Proseguendo verso Monteroni si incontra Materdomini, la residenza del Principe Sebastiano Apostolico, personaggio ottocentesco, spirito d’altri tempi, che qui ricreò una comunità di contadini sopravvissuta fino agli anni sessanta del 900.
Questo territorio è disseminato di Cappelle, più o meno antiche, che conservano ancora gli affreschi originali, come in questo caso, che vediamo l’immagine di una Madonna particolarmente dolce.
Cosimo De Giorgi chiamava questa Valle come la “Tivoli dei Leccesi”, per la fertilità dei suoi campi, la bellezza del paesaggio, la vicinanza a Lecce. Ma prima ancora di Lecce era Rudiae, la città d’epoca classica di cui restano le rovine presso San Pietro in Lama.
Il viaggio continua verso l’agro di San Donato, precisamente nelle terre di Galugnano, che conservano ogni sorta di tesori.
Queste campagne incontaminate conservano la piccola chiesa di Santa Maria delle Neve, il cui nucleo primitivo risale al 1300, ma conservata e affrescata nei secoli successivi fra stile romanico e gotico.
La vicinanza con il capoluogo incide sulla produzione gastronomica di questi paesi, quindi anche qui si potranno ritrovare i famosi dolci leccesi, dalle tipiche “zeppole” alle crostate, preparate in tanti modi. Un piccolo viaggio alla riscoperta della “genuinità” di questa terra a tratti fiabesca.
(che per la foto di copertina ringrazia Dajana Carrozzi, la turista delle nostre passeggiate!)
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