Ho scalato la piccola collina di Agnano col cuore intimamente riconoscente, come quando si va a trovare la propria nonna nella sua casa natale. Con questo spirito ho raggiunto il sito dove fu sepolta la più antica madre che si conosca, morta a vent’anni 28.000 anni fa, in questo luogo-santuario, prima di una comunità preistorica, poi per i messapi ed infine chiesa cristiana.
Siamo a Santa Maria d’Agnano, in uno splendido Parco Archeologico, testimone della civiltà della città di Ostuni.
E’ qui, in una grande grotta naturale, che ebbe inizio la storia di Terra d’Otranto.
Un luogo abitato continuativamente per millenni, ed in ultimo, persino dal vescovo di Ostuni, che qui aveva la sua residenza estiva nel ‘600..
…ed infatti sono ancora oggi visibili gli ambienti rimasti, di questo periodo, e l’arco che costituiva la chiesa seicentesca.
Una chiesa di cui restano poche tracce di affreschi…
La cavità naturale è veramente grande…
…è qui che si possono vedere i graffiti del Paleolitico, che il prof. Donato Coppola (Università di Bari), scopritore della celebre donna che stiamo per conoscere, ha interpretato come segni riferibili al simbolo grafico della Grande Madre.
La grotta, come si diceva è stata abitata ininterrottamente…
…questa foto sopra mostra il calco di “Ostuni 1”, la giovane donna all’ottavo mese di gravidanza, morta e qui sepolta con un interessante rito funerario…
…sullo sfondo, l’unico affresco intero rimasto della chiesa cristiana…
…è affascinante vedere anche qui la Madre, col Bambino…
…qui sopra alcuni frammenti della chiesa perduta.
Uscendo dalla grotta, si vede l’altro santuario…
…questa zona interessata da scavi archeologici, infatti, era il luogo del santuario messapico.
Il Museo delle Civiltà preclassiche della Murgia meridionale, sito nel cuore del centro storico di Ostuni, custodisce una suggestiva ricostruzione dell’ambiente e della donna sepolta, restituendo i simboli che associano questo rituale alla Venere di Willendorf (Austria), che propone lo stesso copricapo di conchiglie, impastato con ocra rossa. La donna di Ostuni aveva anche dei bracciali, alle membra. Non si può sapere se li portasse abitualmente o se furono usati solo per la sepoltura. Tutto però rimanda al significato simbolico della vita, la rinascita, la fertilità.
Questo è il suo scheletro. Era una donna molto alta per l’epoca, 1,70 cm, un gigante per quelle comunità. Aveva tutti i denti consumati, probabilmente il suo lavoro di lavorazione delle pelli degli animali…
…accanto a sè, il suo bambino mai nato…
…che nella posizione fetale nella quale è stata ritrovata, proteggeva maternamente con una mano sul grembo. Un rito suggestivo di cui nulla c’è dato sapere, ma di cui non possiamo non avvertire la grande carica emotiva che l’ha mosso, a testimonianza della pietà umana che animava profondamente queste comunità.
Chissà, forse la causa di questa morte è stata una complicanza nella gravidanza.
A poca distanza dalla donna, è stato ritrovato un altro scheletro, questo datato addirittura 30.000 anni fa.
Il Museo merita veramente una visita, concede come pochi altri una totale immersione nella Storia!
Custodisce inoltre le tracce della successiva cultura, ormai lontana dalla preistoria, che pose le basi per la civiltà moderna: i Messapi.
Anche questo, uno scrigno di tesori!
Consiglio a tutti una visita a Ostuni, ma non quella classica del turista distratto, bensì una più profonda immersione in quello che è un viaggio alle radici dell’Umanità. Condivido qui dei preziosi documenti video segnalatimi dall’amico Danny Vitale, in cui il prof. Donato Coppola racconta in prima persona quella che è stata una delle più grandi scoperte del secolo scorso!
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Molto interessante e soprattutto istruttivo, ringrazio.
Grazie a te, per l’interesse mostrato!