Giuggianello, nel cuore del Salento, è un territorio storicamente attraversato da percorsi importanti, che conducono verso il mare ed il porto di Otranto. Probabilmente vi passava anche un ramo della via Francigena,
cui confluivano i viandanti ed i pellegrini del nord Europa. Lo stesso genere di spostamenti avveniva anche nell’altra direzione, verso nord, per raggiungere luoghi sacri, spesso enormemente distanti per il Medioevo, come Canterbury, Santiago de Compostela, Roma, Gerusalemme.
Erano viaggi pericolosi, la gente spesso faceva testamento prima di partire. Il ritrovamento di due ampolle da pellegrino, nel casale di Quattro macine, presso Giuggianello, ci testimonia questo andirivieni di persone, accentuatosi dopo l’istituzione del Giubileo dell’anno 1300.
Si tratta di piccolo contenitore di piombo che i pellegrini riempivano di acqua o di olio del santuario visitato, gocce di potenza e di sacralità che si portavano appresso, che valevano anche come attestazione del viaggio compiuto e delle indulgenze guadagnate.
Gli indizi inducono gli archeologi a ritenere che le ampolle provenissero da qualche grande santuario dell’Europa settentrionale, oggetti realizzati con l’utilizzo di matrici, in grande numero, evidentemente, e quindi notevolmente diffusi. E’ un caso rarissimo, questo tipo di rinvenimento, in tutta l’Italia meridionale. Quattro Macine è un sito di fondamentale importanza per la storia del Salento. Qui si trova un menhir, alto 4 metri, oggi riverso al suolo.
Qui esisteva un casale d’età bizantina, intorno al quale fra il V e il VI secolo sorse una fiorente comunità agricola, di cui resta traccia in alcuni documenti databili al 1219.
E’ stato oggetto di scavo e ricerche da parte dell’Università del Salento sin dal 1991. Vi fu rinvenuta una piccola chiesa, di probabile fondazione privata, attorno alla quale vennero ritrovate alcune sepolture. E’ plausibile, ma ancora da dimostrare, che fosse dedicata a San Leonardo.
Le due ampolle ritrovate sono simili, ma diverse fra loro. la prima è danneggiata, su entrambi i suoi lati è stata incisa una croce.
La seconda è più complessa in quanto entrambi i lati sono decorati, direttamente con la fusione in matrice. Un lato assume la forma di una conchiglia, identificabile come un pettine, l’altro presenta un fiore. Allo stato attuale di ricerca non è ancora possibile assegnare le ampolle ad un santuario specifico. Il pettine è chiaramente un riferimento al santuario di Compostela, sulla costa Atlantica della Spagna, ma esemplari di valve di pettine sono stati rinvenuti in più tombe medievali, in Francia come nel casale di Casalrotto (Mottola).
L’uso di ampolle da pellegrino è testimoniato già nella seconda metà del XII secolo in alcuni santuari continentali, sebbene la loro grossa diffusione sembra appartenere al periodo tra XIII e XV secolo. Il tipo più vicino all’esemplare decorato da Quattro Macine è stato rinvenuto sia a Salisbury che a Londra.
Questi umili oggetti sono vivida testimonianza del fatto che anche le piccole comunità agricole salentine erano coinvolte negli enormi flussi europei di pellegrinaggio, contribuendo anch’essi, allo sviluppo di quel fenomeno economico, sociale ed ideologico innescato dal richiamo dei grandi santuari religiosi.
(Informazioni tratte dall’opuscolo a cura di Vincenzo Ruggeri “Le ampolle da pellegrino del casale medievale di Quattro Macine nel contesto delle vicende plurisecolari legate ai pellegrinaggi dell’antichità cristiana”, che ha fatto un piccolo sunto del lavoro di ricerca dell’Università del Salento e del prof. Paul Arthur, dalle cui pubblicazioni ho tratto anche alcune delle immagini qui presenti).
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