I sotterranei di Grottaferrata custodiscono un suggestivo viaggio nel tempo e nella Storia, in un luogo dove da oltre mille anni nessun uomo ha più messo piede, e l’odore dei secoli trasuda insieme all’aria rarefatta alimentando l’emozione del visitatore. Siamo in una catacomba assai speciale, in un sito che, per la sua vicinanza alla città di Tusculum,
venne forse evangelizzato da San Paolo e San Pietro, i pilastri della Cristianità, che secondo alcune fonti diffusero il culto nell’area dei Colli Albani.
Qui siamo nelle Catacombe di Ad Decimum, rinvenute al X miglio della via Latina, un sito dove i loculi sono rimasti intatti, ermeticamente chiusi da lastre marmoree, distinte da epigrafi e graffiti, modesti, che indicano il carattere povero della costruzione. Tutta la struttura è in ottimo stato di conservazione: è attraversata da due gallerie scavate nel tufo e sormontate da soffitto a botte.
Nel complesso, il camminamento si estende per un totale di 225 metri. Le due gallerie presentano un dislivello di circa un metro, e come tutti gli ambienti di questo tipo sono fortemente sconsigliate ai claustrofobici! Presso l’ingresso è visibile l’arcosolio con un candelabro di marmo utilizzato come pilastro.
In totale, sono conservate circa un migliaio di tombe, che risalgono al II-V secolo d.C. e sono come si diceva ancora intatte, almeno la maggior parte.
Abbandonata molto presto, probabilmente perché priva di corpo di martire, per 1500 anni rimase dimenticata, anche perché non menzionata in alcun documento. Solo per caso, fu riscoperta nel 1905. Dato l’eccezionale stato di conservazione di cui gode questo sito, risulta estremamente suggestiva la visita per le oltre 50 iscrizioni rimaste perfettamente intatte e al loro posto.
Il contenuto sociale e religioso degli epitaffi cristiani risulta utilissimo alla comprensione degli aspetti intimi della vita quotidiana e del mondo funerario.
L’epigrafia delle origini è caratterizzata da formulari semplici e brevi: il nome del defunto associato all’augurio di riposare in pace. Sono presenti immagini simboliche che richiamano la figura del Cristo: il pesce, l’ancora e la colomba.
Al tempo della pacificazione religiosa e delle conversioni di massa il formulario epigrafico si arricchisce con i dati retrospettivi e la durata della vita del defunto, con l’indicazione della data della deposizione, i meriti acquisiti in vita e aggettivi come benemerenti, carissimus, dulcis.
Sulle epigrafi fa la sua comparsa il segno di appartenenza cristiana più forte: il monogramma cristologico. Epigrafi e iconografia si confondono insieme per esaltare il contenuto del testo: “Marciano benemerenti Hilarus fratri carissimo in pace” (Ilaro ha fatto questa sepoltura al suo benemerito fratello Marciano carissimo che riposa in pace), recita una, accanto alla quale furono incise tre rappresentazioni: due colombe sopra un vaso incorniciate da ramoscelli di edera, una colomba che becca un grappolo d’uva e buon pastore con un agnellino sulle spalle con accanto una coppia di pecore ed alberi.
L’insieme di queste immagini rimanda ad un messaggio augurale di salvezza e beatitudine dell’anima dopo la morte.
La pittura in catacomba non è mai celebrativa, si tratta invece di forme artistiche dotate di un forte simbolismo, che veicolano insegnamenti morali.
Nella catacomba Ad Decimum abbiamo un collegio apostolico con il Cristo in posizione centrale affiancato da tre apostoli per lato. Un’orante raffigurata con le fattezze di un’adolescente, con le braccia allargate e le palme rivolte verso l’alto: rappresentazione simbolica dell’anima che, raggiunta la beatitudine celeste, colloquia col Signore. E poi Daniele nella fossa dei leoni, simbolo della salvezza, il Buon Pastore, simbolo del Cristo che salva l’anima, la figura del Signore che porge, con la mano sinistra all’apostolo Pietro, un rotolo in parte svolto, su cui si legge “Dominus lege dat ” (il Signore proclama la legge).
Le pitture dei cubicoli possono essere datate alla seconda metà del secolo IV d.C. agli inizi del V.
La discesa in questo luogo mi è stata possibile solo visivamente, grazie al reportage fotografico di Stefano Suozzo, provetto indagatore storico-archeologico delle meraviglie italiane, al cui obiettivo unisce una sensibilità non comune, una emozione palpabile da lui stesso provata, un’attenzione al piccolo dettaglio che trasuda dagli stessi scatti insieme al suo amore per la Storia. Un amore che qui ho potuto condividere con tutti voi. Le notizie storiche le ho tratte dai siti web gruppoarcheologicolatino.org, visitcastelliromani.it e wikipedia. L’amico Stefano consiglia a tutti una visita dal vivo!
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