La chiamano “grotta della vulva”, per via dell’aspetto che ci riporta al canale vaginale.
Non molti conoscono questo santuario preistorico, databile XI secolo a.C. situato in un paesaggio fascinoso del sud della Bulgaria. L’apertura conduce a una grotta profonda circa 22 metri e larga 2,5. L’antro era in origine di formazione naturale, ma è stato poi artificialmente prolungato di altri 6 metri con uno scavo largo in media 1,5 metri, fino a giunger al fondo della grotta, che aveva funzioni di altare. Nella parte superiore della grotta è presente un’apertura attraverso la quale un raggio di sole entra ogni giorno alle 12 per alcuni minuti, generando una forma fallica ed avvicinandosi all’altare. Secondo gli odierni ricercatori, nelle intenzioni dei costruttori, in origine, ossia verso il 2000 a.C., la luce del sole nel solstizio d’inverno raggiungeva pienamente l’altare, in un evento volto a invocare la fertilità, la nascita della vita. In Bulgaria questa grotta ha nome Utroba, che significa grembo. L’area dove sorge la città di Kardzhali è abitata fin dal neolitico e durante gli scavi sono stati trovati molti reperti ora esposti nel museo storico. Fu scoperta nel 2001, e da allora gli studiosi ne hanno riscoperte altre, che potrebbero aver avuto la stessa funzione di santuario preistorico. Ci ritorna alla mente l’ingresso della grotta dei “Balzi Rossi”, in Liguria, dove sono state ritrovate statuine delle cosiddette “Veneri” preistoriche. Ma anche in Terra d’Otranto possiamo trovare alcune cavità che ci riportano alla grotta di Utroba. Come ad esempio la cavità che si trova in agro di Statte, nella gravina di Leucaspide. Un sito che potrebbe essere stato utilizzato dai costruttori dei dolmen che si trovano lì vicino, a testimonianza della presenza di abitanti in epoca preistorica. Ma il sito che più mi ha affascinato è quello della grotta dei Millenari, in agro di Ostuni. Il prof. Donato Coppola ritrovò alcune selci perfettamente conservate, qui, in quest’antro denominato Grotta “Risieddi”, nelle pubblicazioni scientifiche. Un luogo certamente conosciuto dai frequentatori della vicinissima grotta di Agnano dove sempre il prof Coppola ritrovò nel 1991 la giovane donna sepolta 28.000 anni fa come una regina, morta a vent’anni incinta e ormai prossima a partorire. E’ affascinante ritrovare il culto della donna, e quindi della vita, in luoghi che hanno visto la nascita della creatura e della coscienza umana, all’alba della Storia.
ALESSANDRO ROMANO (chi sono)
© Questo sito web non ha scopo di lucro, non userà mai banner pubblicitari, si basa solo sul mio impegno personale e su alcuni reportage che mi donano gli amici, tutti i costi vivi sono a mio carico (spostamenti fra le città del territorio salentino e italiano, spese di gestione del sito e il dominio). Se lo avete apprezzato e ritenete di potermi dare una mano a produrre sempre nuovi reportage, mi farà piacere se acquisterete i miei romanzi (trovate i titoli a questa pagina). Tutto ciò che compare sul sito, soprattutto le immagini, non può essere usato in altri contesti che non abbiano altro scopo se non quello gratuito di diffusione di storia, arte e cultura. Come dice la Legge Franceschini, le immagini dei Beni Culturali possono essere divulgate, purché il contenitore non abbia fini commerciali. I diritti dei beni ecclesiastici sono delle varie parrocchie, e le foto presenti in questo sito sono sempre state scattate dopo permesso verbale, e in generale sono tutte marchiate col logo di questo sito unicamente per impedire che esse finiscano scaricate (come da me spesso scoperto) e utilizzate su altri siti o riviste a carattere commerciale. Per quanto riguarda le foto scattate in campagne e masserie abbandonate, se qualche proprietario ne riscontra qualcuna che ritiene far cancellare da questo blog (laddove non c’erano cartelli o muri che distinguessero terreno pubblico da quello privato, non ce ne siamo accorti) è pregato (come chiunque altro voglia segnalare rettifiche) di contattarci alla mail info@salentoacolory.it
Leave a reply