I tesori del Gargano racchiudono nel proprio seno Monte Sant’Angelo, piccolo borgo-scrigno, sorto intorno all’anno Mille, ma la cui storia è legata al celebre Santuario di San Michele Arcangelo, e comincia 5 secoli prima, con la grande Apparizione del Principe delle Milizie Celesti, Michele (“Mi-ka-El” che significa “chi è come Dio?”) nell’anno del Signore 490. Un viaggio in questa città cambierà per sempre il suo visitatore!
Ci si arriva facilmente da Manfredonia, inerpicandosi sulle pendici del Gargano, lasciandosi dietro un panorama mozzafiato, mentre l’automobile sbuffa lungo i ripidi e numerosi tornanti che portano molto in alto, a quasi 800 metri sul livello del mare.
E’ qui che si intravede il borgo, asserragliato attorno al suo nucleo storico…
Il castello fu fatto costruire dal vescovo di Benevento Orso I intorno all’anno 837, ma subì ampliamenti e revisioni da Normanni, Svevi e Angioini, finché nel 1400 Francesco di Giorgio Martini ne curò la definitiva fortificazione aggiornandolo alle nuove tecniche di guerra con le armi da fuoco.
Nella foto in alto si intravede anche la data, scolpita in rilievo su un bastione: 1491.
Dal Castello si intravede già il campanile del Santuario…
…e si gode il panorama a strapiombo sulla vallata sottostante.
E non sfugge già l’insegna dell’Arcangelo. Dicevamo della Sua Apparizione, nell’anno 490. La tradizione narra di un certo Elvio Emanuele, un ricco signore che aveva perso un toro e che lo ritrovò dentro un’inaccessibile caverna. Impossibilitato a recuperarlo, decise di ucciderlo, ma la freccia che scagliò gli ritornò indietro, ferendolo. Spaventato dal prodigio, corse dal vescovo della vicina Siponto, il futuro santo Lorenzo Maiorano. Dopo averlo ascoltato, il vescovo indisse tre giorni di preghiera e di penitenza al termine dei quali San Michele Arcangelo gli apparve in sogno dicendogli: “Io sono l’Arcangelo Michele e sto sempre alla presenza di Dio. La caverna è a me sacra, è una mia scelta, io stesso ne sono vigile custode. Là dove si spalanca la roccia, possono essere perdonati i peccati degli uomini. Quel che sarà chiesto nella preghiera, sarà esaudito. Quindi dedica la Grotta al culto cristiano”. Il vescovo però non diede seguito alla richiesta dell’Arcangelo perché in tutta quella zona persisteva dalla notte dei tempi inestirpabile il culto pagano. Due anni dopo, Siponto si trovava sotto assedio da parte del re barbaro Odoacre, e in una drammatica situazione di assedio, il vescovo ottenne una tregua di tre giorni, durante i quali si strinse attorno alla sua gente in preghiera. Ed è proprio in questa situazione che l’Arcangelo riapparve, promettendo loro la vittoria. Rinsaldati dal prodigio, gli assediati si gettarono fuori della città scatenando una furiosa battaglia, accompagnati da una grande tempesta di sabbia e grandine che si rovesciò addosso ai barbari, che, spaventati, fuggirono. In segno di riconoscenza, la gente del posto salì in processione sul Monte, ma ancora una volta il vescovo non ebbe il coraggio di entrare in quella grotta.
L’anno successivo, si era ormai nel 493, il vescovo si recò a Roma, intenzionato ad eseguire gli ordini dell’Arcangelo e parlarne direttamente con Papa Gelasio I, il quale lo incaricò di entrare nella grotta e consacrarla. Egli eseguì la missione, ma l’Arcangelo gli apparve di nuovo, dicendogli che la cerimonia di consacrazione non sarebbe stata necessaria perché aveva provveduto Egli stesso a consacrare la Grotta. Fu così costruita una chiesa all’ingresso della grande cavità naturale, fu dedicata all’Arcangelo Michele il 29 settembre 493 e rimane fino ai nostri giorni come l’unico luogo di culto mai consacrato da mano umana, ricevendo il titolo di “Basilica Celeste”.
Scendere questa scale fa un certo effetto, dopo aver scoperto questa storia…
Tracce di ogni epoca si susseguono fra le pareti di questa grotta. I Longobardi, nel VII secolo, ne fecero il loro monumento nazionale. Subì purtroppo il saccheggio dei Saraceni nell’871. Quindi divenne luogo obbligato per il passaggio dei cavalieri e dei Templari che si recavano in Terra Santa. E di milioni di semplici pellegrini che qui si seguirono per 1500 anni.
Tutte le pareti sono letteralmente, ad ogni centimetro, occupate dai graffiti lasciati da viaggiatori, penitenti e devoti che si succedettero in questo luogo sotterraneo.
Quando la grande grotta si apre davanti agli occhi è uno spettacolo indicibile. Patrimonio Mondiale dell’Unesco, secondo la National Geographic Society rientra fra le prime 10 grotte più belle del mondo (unico sito italiano) ed è una fama meritata in pieno!
Riporto le immagini così come le assorbirono i miei occhi quella prima volta… senza parole!
Ci fu un’ulteriore Apparizione dell’Arcangelo, nel 1656, quando tutta l’Italia meridionale era afflitta dalla peste. Il vescovo Alfonso Puccinelli, disperato si rivolse a san Michele con preghiere e digiuni. All’alba del 22 settembre, assorto in preghiera avvertì come un terremoto e subito dopo San Michele gli apparve ordinandogli di benedire i sassi della sua grotta scolpendo su di essi il segno della croce e le lettere M. A. (Michele Arcangelo). Chiunque avesse tenuto con sé quelle pietre sarebbe stato salvato dalla peste. Il miracolo avvenne, o perlomeno, la città fu risparmiata dal morbo.
Il Santuario, nella sua veste attuale, fu costruito nel XIII secolo da Carlo I d’Angiò. La statua del Santo, che si trova nel cuore della Grotta dove avvenne l’Apparizione è opera di Andrea Sansovino, un artista che operò a cavallo fra 1400 e 1500, ma recentemente la critica ha attribuito l’opera allo scultore fiesolano Andrea di Pietro Ferrucci, suo contemporaneo. L’altare della Madonna invece risale all’XI secolo.
Il Santuario ospita anche un interessante Museo.
Il monumento custodisce ancora la porta di bronzo, fusa a Costantinopoli nel 1076, dove sono raffigurate scene del vecchio e nuovo Testamento. Sotto ne vediamo un’immagine, tratta dal libro “Il Gargano” (di Beltramelli).
La cosa incredibile è la traccia continua di questi graffiti! Una storia nella storia, fra storie minime e sconosciute!
Un luogo che davvero val la pena conoscere. Per chiunque, credenti e non, amanti di storia e dell’arte.
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