Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website Le Strade Romane del Salento

Le Strade Romane del Salento

La perizia leggendaria con cui i Romani costruirono migliaia di efficienti strade in tutto l’Impero non è stata mai eguagliata da nessun popolo antico.

Con le loro strade essi unirono il mondo, e tramite un efficiente servizio postale diedero un servizio alla popolazione comune, oltre che allo spostamento delle truppe militari. Anche in Salento, oltre alla celebre via Appia, i cui resti gli archeologi stanno ritrovando nell’antica Muro Tenente, sono sopravvissuti alcuni tratti di queste strade. In località Apani, presso Brindisi, la via Traiana non è visibile, però sono rimasti alcuni resti di un ponte, sopra cui essa passava, che avevano costruito per sopraelevare il tracciato su un antico fiumiciattolo. Recentemente gli archeologi, sotto la guida dal prof Paul Arthur, hanno ritrovato quello che doveva essere l’ingresso della via Traiana a Lecce, sotto le mura urbiche rinascimentali, che si alzano laddove c’era il perimetro della città messapica e poi romana. Il percorso doveva poi proseguire verso Rudiae, e da quel punto in poi proseguire verso sud est, in direzione di Otranto. In Salento i Romani hanno potuto sfruttare lunghi tratti di banchi rocciosi affioranti, su cui i loro carri hanno lasciato inciso il passaggio delle ruote. E’ così che nelle zone meno densamente antropizzate, o abbandonate, si sono salvati alcuni tratti della via Traiana, una strada che fu utilizzata per secoli anche dopo l’Impero Romano, nel Medioevo, da una sterminata fila di crociati, pellegrini e viandanti di ogni genere che si dirigeva a Otranto per imbarcarsi, oppure vi era giunta, e la percorreva al contrario. La via Traiana ricompare in un altro luogo che si è salvato, questa volta ad opera della famiglia Georgopoulos: all’interno di un bosco di loro proprietà, si può ammirare un altro imponente tratto! Siamo a metà strada fra Calimera e Borgagne, in direzione di Carpignano. Si può osservare come in alcuni punti era praticata una deviazione di pochi metri, per permettere al carro che giungeva dalla direzione opposta di poter procedere sulla carraia tracciata. La dedizione dei proprietari, che evita il proliferare della vegetazione invasiva, conserva questo troncone, lungo circa duecento metri, in perfetto stato di conservazione. Sembra veramente di tronare indietro nel tempo! La strada finisce poi sotto l’asfalto delle vie di comunicazione moderne, che come sempre hanno ricalcato quelle Romane. Siamo ormai nel territorio di Carpignano, vicino masseria Sciuscio, e qui ne ritroviamo un altro tratto affascinante. Proprio lungo questo tracciato sorgeva la chiesa di San Cosimo, nel feudo di Carbieno, davanti al cui piazzale si svolgeva un’antichissima fiera. Oggi della chiesa restano solo questi ruderi, ma il culto dei Santi Medici è rimasto, a Carpignano. Questi culti e tradizioni ci riportano in pieno Medioevo. Qui, i pellegrini trovavano una cisterna per l’acqua, e una serie di fosse granarie usate dagli abitanti della zona per riporre le vettovaglie, di proprietà un tempo della celebre Abbazia di San Nicola di Casole, a Otranto. La strada si nasconde di nuovo, sotto l’asfalto o i riempimenti di terra delle campagne, ma siamo ormai in prossimità di Otranto, in agro di Cannole, ed è qui che su un pianoro roccioso si mostra un grande snodo, quasi autostradale, della Traiana: guardate quante corsie sono riemerse qui! Si tratta di un territorio interessantissimo, indagato già dall’archeologo Cristiano Donato Villani, in una sua pubblicazione scientifica. Accanto a questa strada ha rinvenuto alcune tombe, intagliate nella roccia, alcune monete Romane databili al 270 d.C. ed anche un cippo di un metro e mezzo, che potrebbe essere una pietra miliare, ossia quei monoliti che i Romani erigevano accanto alla strada per segnarne la distanza percorsa. La pietra purtroppo è stata recentemente trafugata. Molto interessante è anche una struttura semi ipogea, ritrovata a poche centinaia di metri dalla strada, che a prima vista sembra la classica pagghiara salentina, ed invece è una tomba, i cui resti ossei sono stati gettati via 50 anni fa dai contadini: all’esterno l’archeologo ha ritrovato resti ceramici databili al III-IV secolo d.C. Siamo quindi ancora in età Romana, e tutto questo dimostra come l’area fosse densamente utilizzata. La Traiana giungeva così a Otranto, ma non sono riuscito a ritrovare altre tracce. Da qui però partiva un’altra strada, che stavolta tagliava il Salento nel mezzo, per giungere dalla sponda opposta, verso Gallipoli. Anche di questa strada Romana è rimasto un tratto stupendo, all’interno di un boschetto di querce, appena fuori Maglie. Questa via ebbe un intenso riutilizzo dal 1500 in poi, per via delle sterminate file di carri che trasportavano l’olio salentino al porto di Gallipoli. Da Gallipoli, passava un’altra strada Romana che proveniva da Taranto e si dirigeva verso sud, al capo di Leuca: la via Sallentina. Ce n’è un tratto nell’entroterra di Santa Maria al Bagno, composto da diverse corsie. Ed un altro, il cui fondo però è stato asfaltato, a Ugento, dove sono visibili i segni dei pellegrini, che lasciavano le croci incise sul bordo della via. Anche nei pressi di Specchia c’è un’antica strada romana lastricata, che fu utilizzata anche nel Medioevo per i pellegrinaggi che portavano i fedeli al santuario di Finibusterre a Leuca, e che in questo sito facevano sosta presso il monastero di Sant’Angelo, anche questo ridotto purtroppo ad un rudere dimenticato. Risalendo nuovamente verso Otranto troveremo l’ultima strada romana di questa galleria: passa accanto al menhir di Malcantone, ed è un tratto della via Sallentina che risale da Leuca per arrivare fino a Otranto. Come avete visto dal filmato, un paesaggio per certi versi miracolosamente intatto, dopo duemila anni, immerso nella natura, che certo ci fa riflettere sulla grande opera civilizzatrice svolta dai Romani, anche in questo piccolo lembo di terra proteso nel Mediterraneo.

ALESSANDRO ROMANO (chi sono)

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