Il fenomeno del megalitismo in Terra d’Otranto tocca aspetti più misteriosi del solito davanti al menhir forato del Manfio, situato in cima alla serra di Ruffano, al confine col territorio di Casarano, sopra un panoramico altipiano che domina il paesaggio circostante.
Fu scoperto da Giacomo Matarrese e Pino De Nuzzo nel 1985, nel corso di un’esplorazione alla ricerca di grotte in quel territorio.
Il monolite si trova infisso in un terreno ricco di affioramenti rocciosi…
…ancora molto “selvaggio”, incontaminato, fatto che spiega il motivo per il quale questo monolite è stato ignorato fino ai giorni d’oggi.
Ha la sommità bicuspide, ma la particolarità che lo rende unico nel vasto panorama megalitico salentino è questo foro che lo passa da parte a parte, del diametro di circa 18 centimetri, posto a circa 66 centimetri da terra.
Il monolite fuoriesce dal terreno per 1,35 metri e le sue sezioni sono larghe rispettivamente 0,50 e 0,30 metri. Il suo foro certo ci fa pensare a riti arcaici, che in un certo senso ancora si ripetono in questo territorio, a Calimera: riti che certamente invocavano la fertilità alla madre terra in tempi lontani, anche non lontano da qui, a Parabita, fino agli anni sessanta del Novecento…
Nella foto composizione qui sopra vediamo al centro la pietra forata di Calimera, oggi diventato un rito cristiano che si celebra il giorno dopo Pasqua. In senso orario, da sinistra verso destra vediamo la grotta della “Madonna tu carottu”, a Parabita, nella quale in prof. Aldo D’Antico mi conferma che i ragazzi nell’età di passaggio della pubertà si “provavano” ad attraversare il foro che in quella grotta conduce da un ambiente all’altro (pena, in caso di fallimento, di essere etichettati in malo modo dalla comunità). E poi, due pietre forate recuperate e non più situate nei loro luoghi originari, la prima oggi custodita nel Museo della Civiltà Contadina di San Donato, e l’altra nella casa museo di Alfredo Calabrese a Campi Salentina.
Ovviamente, nel caso del menhir di Ruffano, le dimensioni del foro non consentono il passaggio di una persona, ma certo la sua presenza lascia supporre una ritualità che abbia qualcosa in comune. Una croce incisa lateralmente è ancora ben visibile sulla pietra, e ci riporta all’avvento del Cristianesimo in questa terra, che come in tutti i casi citati in precedenza, si è “impossessato” di un luogo ed un culto che aveva avuto altre origini.
…mentre sulla sommità c’è un incavo scavato all’interno, particolare che si riscontra anche in altri menhir salentini.
Ma il particolare che personalmente mi ha acceso oltre modo l’interesse sono i diversi cumuli di pietre che si trovano a pochi metri dal monolite…
…anche questi, sono abbastanza nascosti dalla fittissima vegetazione, ma una volta addentrati, la curiosità si accende, e tutto un nuovo panorama si apre davanti agli occhi…
A cosa servivano?…
Posti, fra l’altro, in posizione quasi regolare, alla stessa distanza fra essi…
…nascondono forse sepolture, al di sotto? Chi scrive è solo un appassionato camminatore di questa terra, senza titoli per poter offrire certezze: quello che scrivo qui sono soltanto alcuni pensieri che condivido col lettore senza aver dati scientifici come controprova. Solo un’indagine archeologica potrà svelare e raccontare questo interessantissimo sito arcano del nostro Salento…
…che il menhir forato domina, dall’alto di una serra che guarda sin dalla Preistoria questo scorcio di Salento.
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