Uno splendido arco, all’apparenza tardo medievale, svetta nel centro storico di Corigliano d’Otranto, ricco di rilievi suggestivi, e simbologie se vogliamo ancora da interpretare definitivamente. Lo studioso Orlando D’Urso ha proposto un’originale interpretazione di questa opera d’arte, della quale contesta anche la datazione e l’attuale posizione nel centro storico della cittadina.
Si tratta di un messaggio espresso in due linguaggi, quello latino e quello orientale, che un uomo (o una donna) misterioso ha voluto tramandare nei secoli futuri, conscio della sua universalità.
Osservando i rilievi, e partendo dalla sinistra, osserviamo un cane, simbolo di fedeltà, con in bocca un anello, che si dirige verso un uomo ed una donna che vogliono unirsi in matrimonio…
…per farlo, devono affidarsi ad una buona stella, per costruire una vita assieme. E’ necessario dunque affidarsi a delle buone regole…
Quali sono queste buone regole? Nella rappresentazione sarebbero quegli animaletti che vediamo fra i raggi della grande stella, raccontati nelle sue favole da Gaio Giulio Fedro, uno scrittore Romano vissuto nel I secolo d.C. e che non venne molto considerato rispetto ai grossi nomi della letteratura latina in quanto la favola non era considerata un genere letterario molto importante, anche se possedeva un carattere pedagogico e un fine morale.
Solo così si potrà sconfiggere il Male, impersonato dalla lotta di San Michele Arcangelo contro il Drago, qui rappresentato in maniera originale tenuto al guinzaglio da una principessa.
Lo stesso messaggio si ripropone sul lato destro dell’arco, stavolta con una simbologia orientale…
…l’uomo e la donna sono visti attraverso l’immagine di due oche, che bevono nella stessa coppa. Entrambi, uniti, hanno necessità di accedere all’albero della Vita, quello del Bene e del Male, che si vede rappresentato in maniera molto grande sull’estremità destra del portale… le sue foglie sembrano proprio quelle del fico…
Solo seguendo questa vita sulla terra, anche nell’aldilà (e lo si vede in quella processione nella parte bassa dell’arco) gli affetti qui vissuti potranno ricongiungersi… Ed anche l’aldilà è rappresentato figurativamente, sia alla maniera latina che orientale: sulla sinistra infatti è simboleggiato dall’Arcangelo, mentre sulla destra dal granchio.
Qui sopra leggiamo l’epigrafe, che recita “Oh Dio dall’alto dona grazie in casa di Cola Robi”. Il D’Urso non crede si tratti dell’autore dell’opera, che anzi potrebbe provenire da tutt’altra parte, solo successivamente incastonata come ingresso all’attuale corte su cui svetta….
…ed anche la data incisa, 1497, risalirebbe solo al riutilizzo dell’arco, molto più antico, e del cui significato il messaggio probabilmente non afferrarono i successivi proprietari.
Aldilà di queste questioni, tutte ancora da provare, resta indubbio il fascino che questo scorcio antico di Corigliano d’Otranto regala al visitatore, che certo avvertirà, questo è sicuro, la voce silenziosa e suadente della storia minima ed insieme grandiosa che queste figure raccontano dalla pietra.
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