In Tra Storia Arte e Cultura
on 7 Maggio 2014
Pagghiare trulli e liame rappresentano la più singolare esperienza dell’architettura rurale del Salento. Radicata da secoli nei campi di questa terra, ha prodotto queste semplici e bellissime costruzioni, note ormai in tutto il mondo. Nate dall’ingegno di semplici contadini, dalla fatica di dover liberare comunque il terreno dalle pietre, di dover trovare un riparo, dall’acqua o dal sole implacabile, riempiono le nostre campagne con il loro affascinante silenzio, ricco di storia minima, e odore di umido, mescolato a quello della terra e degli olivi. Facciamo un viaggio nel tempo e nel panorama di questo piccolo mondo antico.
Qui siamo nelle campagne di Acaya. La pagghiara si erge al limitare del bosco, bianca candida e rassicurante.
Poco distante è il monumentale pagliarone di Acaya, la cui epigrafe situata sull’architrave d’ingresso recita l’anno della sua costruzione: 1821. Un’architettura veramente monumentale. Circondata da 12 mangiatoie per gli animali da pascolo. L’interno è completamente intonacato.
Un monumento sicuramente da salvare, dal degrado, per via della sua unicità.
Come dimensioni compete con quella di Acquarica del Capo (vedi qui) per il primato di grandezza assoluta.
Qui siamo presso Borgagne. Le antiche pietre della costruzione sembrano far parte esattamente dello scenario naturale, come le radici dell’olivo ed il cielo plumbeo.
Questo è l’interno di una pagghiara preso Castrì. Molte di esse hanno un focolare, per i fuochi da accendere urgentemente…
Panorama di pietra, presso Corigliano…
Caratteristica costruzione nelle ridenti campagne di Specchia…
…qualcosa di simile, sulla serra di Collepasso.
Un grande pagliarone in ottimo stato di conservazione, situato nelle campagne a metà strada fra Lecce e Frigole.
Un’altra grande costruzione a secco, sita in agro di Melendugno.
Qui siamo in agro di Manduria, San Pietro in Bevagna, località Li Cuturi. La pagghiara comincia ad avere un’estensione in altezza che già somiglia ai classici trulli. Siamo infatti in una terra di mezzo, fra la Valle d’Itria e il basso Salento…
…e salendo in cima a questa costruzione, molto più imponente della classica pagghiara, si può vedere sullo sfondo il Monte del Diavolo, una brusca impennata della pianura circostante.
Qui sopra, una delle grandi architetture rurali del territorio di Salve.
Qui siamo in agro di Diso. La pagghiara presenta una corte antistante all’ingresso…
…e questo è il panorama si osserva davanti ad essa…
La Liama è una costruzione tipica del capo di Leuca. La forma si presenta quadrata, le pareti tendono a salire stringendosi a mano a mano che crescono in altezza. Siamo in zona di Giuliano del Capo.
Molte vengono sistemate in maniera caratteristica dai loro proprietari. Come questa, in agro di Salve.
Altro modello di pagghiara, con il tronco centrale conico, circondato da una struttura quadrata. Siamo in località Macurano, Alessano.
Le dimensioni e le forme cambiano di volta in volta. Qui siamo nel circondario di Maglie.
Una singolare pagghiara fortificata, in agro di Melendugno.
Pagghiare doppie e trulliformi. Le costruzioni rurali dei campi fra Maruggio e la marina Torre Ovo assumono un’altra forma a sè stante…
Pagghiare doppie e trulliformi
Siamo di nuovo presso Borgagne, un territorio ricchissimo di costruzioni rurali.
Altro esempio di pagghiara a corte, nei pressi del dolmen Li Scusi, Minervino.
Nelle vicinanze della cripta del Gonfalone, invece (Tricase), questa pagghiara presenta in tutto il terreno circostante una serie di opere di canalizzazione delle acque molto interessante.
Agro di Melendugno. Questo è uno dei rari casi di pagghiara con ipogeo…
…il suo interno, infatti, risulta completamente scavato nel banco roccioso, per quasi un metro…
…e non è l’unica cosa insolita: il focolare sembra costruito con pietre di riutilizzo, che presentano strane incisioni…
Campagna leccese, lungo la via per Frigole. Qui le pagghiare si incontrano spesso isolate da tutto.
Alcune costruzione, perfezionate e abbellite con la fantasia dei vari costruttori, assumono una poetica bellezza. Sopra, siamo in agro di Melendugno.
Ora cominciamo con le pagghiare in assoluto più imponenti, i cosiddetti pagliaroni. Stesso modello costruttivo, solo ingrossato a dismisura, e sempre costruito con pietre a secco, senza alcuna malta. Qui siamo ad Acquarica del Capo…
Il grande pagliarone di Presicce…
…visto anche dall’interno…
…e il suo panorama, dalla cima.
Il gigantesco pagliarone di Salve, rimasto ai limiti della città moderna, conserva anche una sorta di torre colombaia, sulla sua cima…
…pare che sia una costruzione settecentesca. Questa è la sua cupola vista dall’interno.
Qui siamo in agro di Ruffano, ecco il pagliarone Ferrante, costruito nel 1821 da un grande architetto di cui è rimasto anche il nome nelll’epigrafe sull’ingresso (oltre che la data di costruzione, che singolarmente è identica a quella del pagliarone di Acaya). E’ un’enorme costruzione, frutto di diversi trulli addossati uno sull’altro.
Sembra quasi una piramide a gradoni, a guardarla da un lato…
Gli ambienti interni sono diversi, prevedono vani per i cavalli, il cane, persino le pecore. In questo vano l’architetto si è superato, proponendo non più un cono, con la classica pietra finale, “l’occhio del cielo”, a chiudere la volta, ma un’ardita costruzione a forma di nave, che si chiude con un rettangolo, a sua volta chiuso da lastre regolari.
Qui siamo in agro di Melendugno, davanti ad un’altra colossale costruzione che ha delle pareti con uno spessore di quasi sette metri…
…certo, fa pensare la riflessione che faceva il grande studioso salentino Cosimo De Giorgi, che paragonava queste gigantesche costruzioni alle nuraghe della Sardegna, quasi come se ci fosse una sorta di mano comune, fisica o mentale, che le ha accomunate. Nella foto sotto vediamo il paragone…
Altro pagliarone, un pò più piccolo dei precedenti, presso la masseria Litta, alle porte di Lecce…
…questo reca ancora la sua data di costruzione: 1779.
Grande pagliara presso la masseria Paladini, verso Torrechianca.
Ogni tanto si trova anche la classica croce dei pellegrini, incisa all’ingresso di questi rifugi. Qui nei pressi di Zollino.
Siamo ancora presso la marina di Lecce, Torrechianca…
Questi invece sono i trulli veri e propri, e sono una costruzione tipica della Valle d’Itria, dove anche la stessa pietra di costruzione è diversa da quella più a sud.
In questa zona, fra Ceglie, Ostuni, Martina Franca, i trulli sono diventati in molti casi vere e proprie abitazioni per i turisti, che restano semplicemente strabiliati dalla semplicità e bellezza di questa costruzione.
Questa singolare costruzione di trulli addossati (ma essendo un’unica casa) si trova nei campi di San Pietro Vernotico…
…e questa è la poetica epigrafe che qualcuno ci appose, mentre nel mondo infuriava la Seconda Guerra Mondiale…
Panorama da Serranova (Carovigno).
Trulli presso San Michele Salentino, e di seguito l’interno.
Ora siamo in Valle della Cupa, località Galugnano. Pagghiara doppia…
…come si nota, il pavimento è lo stesso fondo roccioso su cui si eleva la costruzione…
Le forme, le pietre, gli aneddoti che hanno intorno sono tutti da scoprire. Questo viaggio lo riprenderemo presto!
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Trulli e pagghiare
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