Risalendo la strada che da Otranto prosegue verso Maglie, parallelamente alla strada statale, in un percorso che nei secoli avrà visto il passaggio di tanti pellegrini diretti alla cripta-santuario di Montevergine (Palmariggi), un singolare paesaggio storico-rurale si apre davanti agli occhi del viandante di queste amene campagne olivetate. Una passeggiata veramente interessante…… che comincia presso una “pagghiara” un pò diversa dal solito…
Si tratta di due costruzioni addossate fra loro, fra cui si erge una scalinata che porta in cima ad esse…
…sulla “pagghiara” spicca una sorta di Croce di Lorena, ricavata dall’intonaco stesso…
…un intonaco che sembra riportarci alla classica tecnica cinquecentesca, che col “bolo”, un impasto con la terra rossa argillosa, teneva assieme le costruzioni rurali salentine di quel periodo…
All’interno, un’altro simbolo…
…stavolta una croce greca, che fra un pò ritroveremo più avanti nel percorso…
La costruzione accanto alla “pagghiara” sembra leggermente posteriore, voltata a botte, con due nicchie che si aprono sulla parete in fondo…
…il pavimento ospita una sorta di vasca, intonacata, sul cui utilizzo si possono avanzare diverse ipotesi…
…sulla sinistra rispetto all’entrata, doveva esserci un camino…
…visto da fuori, si nota anche la canna fumaria.
Procedendo in direzione Palmariggi, si attraversa il territorio di Giurdignano, e si incontra il paesaggio più interessante. Una serie di cumuli di pietre informi si danno il cambio a intervalli irregolari…
…e una serie di grandi canali scavati nella roccia risaltano subito agli occhi! Non sembra opera da cava, in quanto sarebbero rimasti segni più palesi lungo le pareti, non c’è alcuna forma di conci ricavati da essa…
I canali sono 6 (almeno quelli visibili) e in parte interrati per opera dell’impianto degli olivi, corrono parallelamente nella stessa direzione. Il paesaggio circostante è però ovviamente cambiato nei secoli, per cui è impossibile allo stato attuale ricostruire le origini e il resto dell’opera.
Mi sembra tuttavia quasi certo ricondurre il tutto ad una grande e ben pianificata opera idraulica, che tendeva a convogliare e utilizzare le acque piovane. Gli storici ottocenteschi, in primis Cosimo De Giorgi, descrivono questa zona come molto importante, sede di antiche abbazie e masserie storiche…
Circa questi cumuli di pietre, diversi contadini mi hanno confermato che sono in grado di raccogliere l’acqua dell’umidità notturna…
…ed infatti sono posizionati presso i canali. Tendo in linea di massima ad accettare questa ipotesi.
Un’altra grande pagghiara nasconde dietro di essa un grande cumulo di pietre, quasi una piccola specchia!
I canali scavati nella roccia per canalizzare le acque non sono rari in Salento (vedi qui) ma fra gli esempi più simili a questa situazione mi sembrano: sopra, il canale che porta a Masseria Macurano, presso Montesardo (Alessano), che termina in una grande cisterna (foto sopra)…
…e un identico scavo che si trova nel Casale Piscopio, presso Masseria Petrore (Cutrofiano), anche esso terminante in una cisterna voltata e chiusa poi con grandi lastre (sopra). In tutti i casi, si è sfruttato vantaggiosamente il banco roccioso affiorante.
Terzo caso, c’è poi il paesaggio rupestre nei pressi di Gallipoli, che abbiamo già visto in un altra occasione.
Tuttavia, in questa zona la situazione è molto più complessa: ovunque si aprono nicchie e ipogei nascosti, quello nella foto qui sopra si trova sotto un muretto a secco…
…infilandoci dentro la macchina fotografica si intuisce la presenza di un ambiente abbastanza grande, scavato nella roccia e poi voltato a botte.
Tutto intorno, pietre che sembrano provenire da altre strutture, magari oggi non più esistenti…
…che sono state disseminate ovunque, a colmare anche muretti a secco.
Un altro grande ambiente ipogeo si apre, sempre nei dintorni…
…le cui pareti interne sono ricoperte da muschi…
…che non hanno comunque nascosto una croce greca graffita sulla parete di fondo dell’ambiente.
Sulla destra rispetto all’entrata, la camera ha un piccolo scavo rettangolare, che mi fa venire in mente una tomba, neanche troppo lontano da qui, in agro di Cannole, che ho documentato in un altro reportage. Ma non mi permetto di azzardare ipotesi.
Sempre qui vicino, un altro ipogeo, di cui i contadini della zona avranno risistemato l’ingresso…
L’interno è più piccolo…
…appena fuori c’è un pozzo-cisterna molto interessante, che comunque personalmente mi conferma come tutta questa zona fosse frutto di una colossale opera idraulica volta a conservare l’acqua proveniente dalla vicina altura di Montevergine…
Questo scavo però, con questa particolare scalinata, mi fa venire in mente lo schema tipo del classico fonte battesimale di epoca paleocristiana, quando cioè ci si battezzava per immersione…
…di cui abbiamo un esempio presso l’antica Chiesa di Santa Maria dell’Alto, a Campi Salentina (vedi qui). Forse è un’ipotesi azzardata, però … non mi sentirei di scartarla!
E poi, c’è un altro grande ipogeo, completamente ricoperto da arbusti, forse perché pericoloso per la profondità. ma sono certo che la zona nasconde ancora molto da scoprire.
Risalendo l’altura, siamo in cima: il menhir, annuncia il vicino santuario…
Da notare però, sopra la lastra del menhir, una data incisa che di persona restituisce meglio la data fuori da ogni dubbio: che ci riporta al XIV secolo!
Da quassù si vede il mare, e tutta la zona sul fondo accoglieva sicuramente una gran quantità di acqua piovana, che ingegnosamente i nostri progenitori si attrezzarono per conservare.
Il Santuario della Madonna di Montevergine, fu costruito nel 1707, sopra la chiesa rupestre in cui è custodita l’icona bizantina raffigurante la Madonna col Bambino, ritrovata secondo la tradizione da un pastorello nel 1595.
Le pareti esterne custodiscono ancora alcuni graffiti dei viandanti, la classica nave…
…i “ricordi” dei pellegrini”…
…ed un bellissimo fiore della vita “multiplo”, ben conservato.
L’interno della chiesa si compone di un’unica aula al centro della quale una scalinata conduce alla cripta sottostante che accoglie l’affresco. Al piano superiore c’è l’altare barocco fatto erigere nel 1727 da don Francesco Vernazza.
E’ caratterizzato da quattro colonne tortili scolpite con motivi floreali, è decorato da una pala raffigurante la Madonna di Montevergine.
Qui siamo all’interno dell’antica cripta ipogea…
…l’affresco è ancora ben conservato… non credo risalga proprio all’età bizantina di questa terra, ma certamente la cultura vigente era ancora quella e lo stile ne risente…
…sopra di esso si staglia uno stemma gentilizio…
… vi sono anche altri vani e nicchie, nella parete…
…e non tutto è ormai più accessibile.
Un viaggio che è anche un pellegrinaggio, fra i luoghi sacri del Salento antico, e quelli della lotta per la sua sussistenza.
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