Per chi voglia andare ancora più a oriente di Otranto, dove finisce il Salento e cominciano i Balcani, perché l’aria stessa è quella, delle querce vallonee e delle orchidee, deve necessariamente passare da Masseria Cippano… un luogo mitico del passato contadino di questa terra, delle genti che non si arresero alla dilagante prepotenza turca, e anzi si insediarono, in una natura ostile, ed in una parola… resistettero.
Si, perché resistere è il verbo della vita in queste desolate contrade, dove la pietra scolpisce un paesaggio lunare di rude bellezza, che in primavera dipinge poetici colori sullo sfondo marino impastato con la verde steppa pascolata placidamente dagli animali…
Situata a poca distanza dal mare, sulla litoranea che da Otranto prosegue verso Santa Cesarea, il complesso masserizio è dominato da una possente torre di difesa a due piani, munita di caditoie e ponte levatoio, come un vero castello fortificato.
Sicuramente l’insediamento agricolo esisteva già durante il 1400…
…poi, nel 1700 fu arricchito di una chiesa, che fungeva da faro per i lavoratori dei dintorni. Oggi purtroppo completamente spogliata di tutti i suoi arredi…
Tutto l’insediamento è circondato da un massiccio muro, che definire come i classici muretti a secco della zona è riduttivo, visto che in alcuni punti è spesso quasi due metri e pare quasi una muraglia difensiva…
…la parte superiore del recinto è stata spogliata. Interessanti sono i varchi che ci passano sotto, ad intervalli irregolari: alcuni servivano senz’altro al passaggio degli animali da pascolo, infatti si trovano nei punti meno spessi. In quello più largo si trovano questi passaggi…
…tenuti in piedi da un arco, che crea quasi una camera sottoposta.
La masseria era dotata di una grande cisterna per la raccolta delle acque piovane, da cui partiva una complessa rete di canali di irrigazione e distribuzione che alimentava anche le stalle degli animali…
La cisterna è ancora oggi piena!
Tutto intorno si trovano altri pozzi, dotati di una vera molto ben fatta, ricolmi d’acqua, per cui non è facile dire se si tratta di silos per le derrate alimentari o proprio riserve d’acqua.
L’altra grande cisterna d’acqua si trova alle spalle della masseria, costruita e voltata a botte, e rivestita sapientemente, con una tecnica che, in assenza di cemento, riempita le “fughe” fra una chianca e l’altra con detriti di ceramiche compressi!
Accanto alla cisterna, un rifugio scavato nel banco roccioso, oggi ormai nascosto dai rovi.
Particolarissima è l’aia di questa masseria: scavata sul banco roccioso affiorante, di forma circolare, ora quasi del tutto invasa dalla vegetazione infestante.
Purtroppo il prezioso edificio, simbolo emblematico di tutta questa parte di territorio, è sempre più pericolante, per le sue condizioni statiche… Salire al piano superiore è un rischio, ma non resistiamo al desiderio di immedesimarci negli antichi abitanti di questa casa. L’interno era fornito di una piccionaia…
…gli ambienti di stipi e camini…
Le mura sono piene di graffiti, ed oltre le solite croci cristiane, si notano anche i segni di qualche “conteggio” riferito al lavoro agricolo del passato…
Il piano superiore è diviso in due grandi ambienti, dotati di camino entrambi, finestre e piccionaia.
Il panorama che si gode è a dir poco affascinante… Si nota Torre Sant’Emiliano, con cui comunicava a vista, posta a strapiombo sul mare a poca distanza…
Dall’alto si può apprezzare meglio la chiesetta, coi suoi vistosi contrafforti, e la grande cisterna, con l’abbeveratoio degli animali…
Sono molti gli ambienti a piano terra, le stalle, i fienili, che si affacciavano a grappolo tutto intorno alla grande torre centrale…
In questa stanza vi è una parete tutta ricoperta di graffiti…
…croci, e figure non facilmente decifrabili…
Curiosa la ricorrenza delle mani graffite. Doveva essere proprio un luogo “di passaggio”, questo.
Sopra e sotto, uno scorcio di pavimento originale…
I gocciolatoi, dal versante che da al mare, sembrano quasi delle bombarde: chissà che non fossero stati pensati apposta per questo motivo: incutere rispetto e timore, a chi veniva dal mare con brutte intenzioni.
Altri scorci, dall’insediamento…
In origine non c’era come oggi una strada lungo la litoranea, ed infatti alla masseria si accedeva dall’interno, provenendo da Uggiano…
…si arrivava alle spalle dell’insediamento…
…provenendo da una strada carraia, accompagnata ai lati dai muretti a secco…
Il paesaggio è rimasto intatto! E’ infatti uno dei luoghi più autentici del Salento…
…e quando i colori sono limpidi, si resta sempre senza fiato.
Questo luogo si destò dalla dimenticanza quando divenne quasi casualmente “famoso”, nel 2010, dopo aver fatto da set per il film di Ferzan Ozpetek, “Mine vaganti”…
Lasciando questo posto, nel silenzio profumato della campagna circostante, la mente si affolla di pace e serenità…
…un piccolo miracolo, ma di cui godettero senz’altro anche gli abitanti di questa casa… nonostante i tristi periodi che affrontarono per via di quel mare lì di fronte… che sicuramente non cessarono, per questo, di amare.
(Di seguito vi lascio un mio piccolo cortometraggio che mi ha ispirato Otranto e il suo territorio, mentre a questo link trovate il mio romanzo ispirato a questa masseria)
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