Fra gli scorci di Salento che generano le suggestioni più “western” di questo territorio, il camminatore (o cow-boy, per restare nell’ambito del paragone) che percorre la strada che da Trepuzzi porta verso Cerrate (appena a nord di Lecce), Masseria Ghietta è l’angolo perfetto per fare un tuffo nel passato di questa terra. La classica masseria-torre, costruita attorno al XVI secolo.
Faceva parte delle 16 masserie della Platea di Santa Maria a Cerrate, e oggi, nonostante l’abbandono, resta ancora in piedi, magnifica!
Come nel più classico dei film western, una polverosa strada taglia in due un piccolo insediamento… che qui, nel Salento, è il comune agglomerato agricolo nato e stretto attorno alla torre del “padrone”…
…seguendo come sempre questa mia grande passione delle masserie abbandonate, l’altro giorno mi ritrovai nuovamente da queste parti. E stavolta, dal silenzio circostante interrotto ogni tanto da un’auto che attraversa la via provinciale, una voce mi richiama inaspettatamente: da dietro un muretto a secco sbuca un’arzilla vecchietta, dal volto che avrebbe subito convinto un Sergio Leone a scritturarla per uno dei suoi film! Vestita con vecchi abiti, un paio di sandali che mettevano a nudo le unghie dei piedi da contadina, un occhio un pò strabico, poveraccia… ma adorabile!
Mi chiede se mi piacerebbe visitare la masseria, e all’improvviso la vedo anche bellissima! Come se m’avesse letto nel pensiero! Subito la seguo nel suo regno nascosto, di cui capisco che ne è la custode. Il proprietario è fuori, “in giro per il mondo”, lei vive appena “qui dietro”, e ama questo posto, dal tono di voce, con una indicibile nostalgia, quasi con una preghiera: “speriamo che non crolli mai”. Di lei non mi dice altro, e sorridendo di se stessa mi chiede di non farle assolutamente fotografie.
Eccomi così all’interno del corpo centrale della struttura…
…il grande piazzale dove, un tempo, grosse lastre pavimentavano l’intera superficie esterna.
Costeggiando la grande torre, protetta da ogni lato dalle caditoie, mi porta per prima cosa verso il frantoio ipogeo…
…a cui si accede attraverso una ripida scala ricavata nel banco roccioso, letteralmente consumata dai secoli…
Appena entrati nell’ipogeo, sulla sinistra c’è la stalla degli animali, con le mangiatoie, anch’esse ricavate direttamente dal banco roccioso…
…sulla destra si apre la sala centrale, dove girava, attorno alla macina, tutto il lavoro dei frantoiani…
Qui sopra, mi mostra il “tavolo” della mensa dei frantoiani, un unico blocco di pietra attorno al quale si sedevano per consumare il meritato ristoro.
Sfortunatamente, il faretto che avevo con me era già scarico, così si spegne all’improvviso e rimaniamo nel buio pesto. Sento nella vecchietta un pò di preoccupazione, così le prendo la mano e ben saldamente la tengo con me, mentre a colpi di flash con la macchina fotografica mi muovo un passo alla volta, evitando le vasche che si aprono nel suolo.
Un ultimo scatto verso l’altro ambiente che la vecchietta mi indica, probabilmente la sala dove un tempo si raccoglieva l’olio nelle monolitiche vasche che, mi racconta, sono state portate via.
Tornati al sole, entriamo nella torre. Piano terra, adibito, forse successivamente a stalla per gli animali, anche se così ho visto in altre masserie.
La stanza accanto conserva i resti di una bella cucina…
Per accedere al piano superiore, bisogna salire sulla scala che sovrasta l’arco dell’accesso principale, anch’esso sorvegliato da una caditoia.
E sulla destra, si apre la colombaia…
…rimasta quasi intatta.
Visuale dall’alto dell’accesso al piano nobile…
…fornito di camino e stipi ricavati nella muratura…
…e altri ambienti di servizio…
C’è un ulteriore piano, attorno al quale, per tutto il perimetro della torre, corre un camminamento di ronda, ben protetto, dal quale si controlla tutto il panorama attorno.
Quest’ultimo piano aveva un’altra stanza, coperta da un tetto in legno, le cui travi sono purtroppo andate perdute…
…il camminamento serviva, eventualmente, anche a gettare pietre e olio bollente dalla caditoia qui sopra…
Il “paesino western” da qui sopra è bellissimo!
Questa stanza sopraelevata era anche riscaldata da un camino. Oggi, a cielo aperto, ci cresce l’erba!
Nel camminamento di ronda è un susseguirsi di feritoie, nelle quali si infilavano gli archibugi, in caso di difesa.
Qui sopra, siamo scesi a piano terra. Davanti al pozzo che serviva i passanti…
…che alzando la testa, secoli fa potevano vedere affacciarsi il signorotto del borgo, da un balcone oggi distrutto, che ci immaginiamo sfarzoso…
…proprio davanti alla chiesa… che l’amica mi dice essere ancora piena di affreschi… non osiamo immaginare cosa ci sia li dentro, con i colombi che, avendo accesso libero dall’alto, sono gli unici frequentatori del luogo un tempo sacro, che avrà visto i riti e i matrimoni dei contadini dei dintorni…
Lungo la via, ci sono sempre le pietre dove un tempo si legavano i cavalli…
…e la classica croce graffita, che così spesso si incontra nei più classici luoghi “di passaggio”.
Ho ringraziato caldamente la vecchietta. Non mi ha detto manco come si chiama. Diceva sempre soltanto di sperare che non crolli tutto, un giorno… “mi piace troppo questo posto”… ed io l’ho sentita molto vicina. Come la storia solitaria e rinnegata di una terra umile, senza troppe pretese, abituata da sempre alla fatica ed al sacrificio.
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La vecchietta non è la custode, lei abita di fronte e possiede le pecore.
Ciao Michele. “Custode” in senso poetico, visto che vive praticamente da sola in un luogo che un tempo era pieno di vita.
Ho fatto molte foto passando perchè lo ritengo un posto magico ,ma mi rendo conto,grazie a te, che gli interni hanno un ulteriore fascino tutto da scoprire.Grazie
grazie a te, per la tua sensibilità!
Bravo Alessandro il lavoro che tu fai è stupendo, documentare le nostre splendide masserie! Magari si potesse creare un percorso per renderle fruibili a noi che in questa terra siamo nati, e ai turisti, dopo un’adeguata e necessaria manutenzione
per tramandarle almeno un altro pò ai posteri…
Grazie Raffaella! Intanto divulghiamo, perché tanta gente veramente non immagina nemmeno, tutto questo… poi, chissà… magarai da cosa nasce cosa, compresa una nuova coscienza, un amore più grande per la tutela dei tanti beni storici che abbiamo disseminati nella nostra terra… speriamo!