La bellezza del paesaggio di terra d’Arneo, quel “bubbone” selvaggio (come lo definiva il poeta Vittorio Bodini) che si estende da Nardò ad Avetrana, si sposa in maniera affascinante come in pochi altri luoghi, con le masserie storiche che in questa zona sorsero già nel 1400. Una terra particolare, prediletta dagli animali da pascolo, che qui producono meravigliosi formaggi, ma anche dai nobili d’un tempo.
Furono proprio loro, infatti, a dare il via alla erezione di imponenti costruzioni, quasi dei castelli fortificati in miniatura, che per secoli hanno ospitato intere comunità che lavoravano la terra. Sono moltissime le masserie nel territorio di Nardò, ed in questo viaggio ne visiteremo solo qualcuna.
Cominciamo la passeggiata da Masseria Termite, davanti alla sua svettante torre fortificata, alta 15 metri…
…la quale domina un vasto panorama, dall’entroterra fino al mare…
Risale al 1500, ed il suo interno consta di ben tre piani, collegati fra loro da una scala.
Il muro di cinta della masseria è costruito con la tipica tecnica cinquecentesca.
Esterna al muro di cinta, una cappella, come molte se ne incontrano per tutto l’Arneo…
Conserva ancora gli affreschi. Al suo interno, si percepisce non visibile da fuori, un Sant’Antonio di Padova.
Qui sopra siamo invece davanti a Masseria Corsari, altro insediamento difeso da una massiccia torre a due piani, ben “corazzata” dalle sue caditoie gettanti.
“Portata di fuoco” ben più imponente quella di Masseria Sciogli, che di caditoie ne presenta molte di più!…
…e da un lato è corazzata anche da due poderosi contrafforti angolari!
E’ il risultato dell’accorpamento di due torri, la più antica risalente alla fine del 1400…
Con un totale di ben 9 caditoie, questo autentico castello rurale era assolutamente inattaccabile, grazie alle sue bocche di fuoco.
Come detto, ogni stradina di queste amene campagne conserva ancora una cappella, anche se molte sono ormai in via di crollo…
…come questa qui sopra, la cui parete destra è ancora in piedi nonostante una vistosa inclinazione…
…in altre, la pietà di qualche devoto le lascia almeno dei fiori all’interno…
…dove gli ultimi affreschi, alcuni dei quali anche lodevoli, sono in disfacimento…
E qui siamo giunti a Masseria Carignano Grande…
…anche questa una struttura cinquecentesca, dotata di una torre colombaia, una chiesa, ed ogni servizio…
…e dalla sua facciata, impreziosita da un bugnato di gusto rinascimentale, si capisce anche quanto ci tenessero i suoi nobili proprietari dell’epoca, alla propria dimora!
Quando le incursioni turche cominceranno a diradarsi, nel 1700 i nobili riscopriranno il piacere di vivere in campagna, e la masseria diventa allora una villa. E qui siamo davanti all’esempio forse più rappresentativo del Salento: Villa Scrasceta…
Rivista infatti nel XVIII secolo, la struttura assume tutta un’altra forma…
Entrando nel bellissimo ed ombroso viale alberato, una sensazione di pace e armonia accompagna il visitatore…
E davanti a questa splendida facciata settecentesca calza bene l’espressione del mio bambino che mi accompagnava: “Ma da lì si affacciava una principessa!”…
In effetti, tutto è voluto e ricercato con cura e bellezza, e ancora traspare, nonostante l’abbandono ed i danni dei selvaggi viandanti moderni…
Accanto all’ingresso, l’immancabile cappella gentilizia…
…purtroppo anch’essa danneggiata da imperdonabili vandali…
Ma come si diceva, la bellezza di questo luogo ancora si lascia immaginare…
…e vedere, nonostante tutto…
Il pozzo monumentale, datato 1746, è quasi un unicum in questo territorio…
I barbari rubarono anche tutte le statue che impreziosivano questo giardino, composte da angeli musicanti di stupenda fattura…
Gli interni potrebbero essere ancora salvati…
…in alto, la chiave di una grande volta, sorride beffarda contro il tempo e gli uomini ingrati…
Il giardino è ancora verde e profumato, le sue panchine continuano ad invitare gli uomini…
…certo, fosti molto amata, casa!
Verso l’uscita, sulla destra, la costruzione addetta ai lavori della servitù…
…la quale certo mangiò lo stesso pane fatto per i nobili di casa…
Certo un luogo dove miseria e nobiltà certamente si fusero insieme, e godettero di un passato più generoso di questo abbandono silenzioso e mite.
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