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Memorie di campagne e masserie dimenticate

Campagne e masserie dimenticate se ne incontrano ancora facilmente, in Salento, tuttavia, per chi cerca l’anima autentica di questa terra, il viaggio deve partire proprio da qui. Da questo piccolo mondo antico, di pietre cadenti che un tempo ospitavano, sostenevano, accoglievano numerose comunità, che insieme vivevano e lavoravano. Come sempre, durante le mie passeggiate solitarie

o accompagnato dal mio bambino, raccolgo il materiale che poi metto insieme successivamente, spesso riunendo anche luoghi lontani fra loro, ma che restituiscono un quadro di insieme che riscontro sempre uguale, in Terra d’Otranto.

Comincio da qui, presso Melissano (sulla strada che conduce a Casarano): una casina in contrada Parati…

…con una chiesa, su cui svetta ancora il piccolo campanile che per chissà quanto tempo ha richiamato i contadini che vivevano nella zona…

Di fronte all’ingresso c’è un pozzo, probabilmente collegato al tetto della chiesa, da cui si raccoglievano le acque piovane…

…e una data incisa, riporta l’anno 1826.

L’interno della piccola chiesa, di cui non sono riuscito a scoprire nulla, aveva colori vivaci, ma ora è preda del verde-muffa…

…tuttavia, ci lascia capire l’amore per i dettagli con cui era stata decorata…

Accanto alla chiesa, la casa rurale…

…nei cui muri perimetrali è inglobata una colonna… uno sfizio architettonico, o materiale precedente riutilizzato?

La casa aveva diverse stanze, coperte da tetti sostenuti da travi di legno e tegole…

…di cui è rimasto solo lo scheletro…

La natura tenta di riprendersi la sua terra…

…dimentica dei giorni in armonia passati coi contadini della zona.

Fra le Memorie di campagne e masserie dimenticate

Qui, siamo appena fuori Lecce, lungo la strada che porta a Villa Convento: nei pressi dell’Emporio Solidale della Comunità Emmanuel c’è un’altra interessante struttura rurale, di cui non sono riuscito a scoprire il nome…

Fra le Memorie di campagne e masserie dimenticate

Le sue pareti perimetrali sono rinforzate da grossi pilastri di consolidamento.

Alcune volte di pietra sono crollate, e così si può osservare il disegno di queste tipiche coperture, che ci permette di ammirare la perizia di questi antichi architetti, la cui opera è rovinata solo per l’abbandono.

Le travi di legno sulle porte di accesso sono quelle originali..

Nella corte all’interno della masseria, il piano di calpestio è roccioso…

…fra la vegetazione infestante, emergono bocche di pozzi, di cui non riesco a capire l’esatta funzione…

…qui sopra, ad esempio, pare vi sia l’ingresso ad un qualche ipogeo, tanto che ho pensato al classico frantoio, ma la vegetazione circostante è tale che impedisce ogni verifica.

Siamo sempre a Lecce, stavolta all’uscita sulla via per Maglie: masseria Sacquegna…

…una struttura molto interessante, accanto al cui ingresso mostra una piccola chiesa…

…sulla sua volta c’è una bellissima croce che ricorda quelle templari, per via delle sue estremità “biforcute”…

…e sulle pareti resti di affreschi sopravvissuti all’abbandono…

…fra cui emergono alcuni stemmi nobiliari…

…purtroppo seriamente danneggiati.

La dimora era, in effetti, “ricca”…

…coperta da massicce volte in pietra, che ancora oggi reggono bene la sfida contro il tempo e la gravità…

Bello quest’angolo, in cui compare la volta a botte in pietre squadrate, la parete di pietre informi, e il pavimento con le classiche chianche di pietra leccese…

…una pietra consumata dai passi dei suoi abitanti, che consumarono la scalinata di accesso al piano superiore…

…da cui si osserva meglio l’arco di accesso alla masseria…

…e tutti gli altri ambienti di servizio.

Qui siamo quasi all’ingresso di Melpignano, masseria Santu Loi, all’interno della zona industriale che confina con Maglie…

E’ un insediamento fortificato, dotato di caditoia e chiuso da un muro di cinta…

All’interno si conserva un raro… gabinetto, con apposito scarico collegato ad una fossa.

Le stanze avranno visto certamente tempi d’oro, erano tutte decorate e affrescate con buon gusto…

…e una di esse ha l’affaccio su un caratteristico balcone.

Splendida la torre colombaia, della quale è sopravvissuta gran parte della decorazione superiore: erano i tempi in cui i piccioni e le loro uova, erano l’alimento pregiato di tutti i nobili della zona.

Qui siamo in agro di Latiano, a Masseria Tarantini, un’altra grande struttura un tempo connessa a estese coltivazioni agricole…

…mi sembra interessante il monolite che si trova di fronte ad essa… forse un menhir?

A poche decine di metri, un bellissimo trullo a tre coni…

…il cui interno rivela la vita spartana di chi ha lavorato in queste terre…

Qui siamo ad Aradeo, in località “Tre masserie”, a sentire in paese una zona molto importante per la comunità della zona…

Si conserva una chiesa, di cui non sono riuscito a sapere nulla, ma sulla cui facciata sembra appaiono frati francescani…

Sotto la Madonna, c’è un bassorilievo con l’Ultima Cena, particolare inusuale da ritrovare così…

Accanto alla chiesa, uno dei tre insediamenti masserizi…

…imponente, decorato con merli che gli danno un aspetto severo…

…e dallo della famiglia che vi dimorava.

Non sono solo le masserie a finire abbandonate: in agro di Nardò ho contato tantissime cappelle rurali, ormai utilizzate come deposito.

In alcune di esse sono rimaste vaghe tracce dei dipinti con cui erano decorate…

…ma lentamente tendono a svanire come il ricordo di chi le fece.

Questo è uno dei gioielli della Valle della Cupa, prima che vandali senza scrupoli la derubassero dei bellissimi intarsi e passamani in pietra leccese: Villa Cerulli, appena fuori Lecce, nelle campagne di Monteroni. Gli angoli della struttura si presentava con dei pilastri a forma piramidale (come si nota ancora).

Le stanze enormi con ingresso centrale sono o erano ricoperte di marmo a disegno. Una bellissima casa padronale, ormai un rudere abbandonato. Risale al 1804. Lo studioso Mario Cazzato, racconta, ha passato la fanciullezza a sentire i racconti di don Franceschino e del suo giardiniere, di quando la fila delle carrozze che giungevano qui arrivava fino alla strada per Lecce, dirette verso feste fantastiche.

Fanno ancora effetto i faccioni scolpiti ai lati dell’ingresso laterale…

…pietra leccese che diventa dorata, al tramonto…

Nel giardino della villa, non manca la torre colombaia…

…la classica struttura che chiudeva il pergolato che attraversava il giardino, dentro la quale generalmente i signori sorseggiavano il thè.

Oggi, qui è la quiete e il silenzio a dominare la campagna…

…sono crollate anche le colonne che tenevano in piedi il pergolato.

Da questa foto d’epoca (postata su Facebook da Massimo Rimini) possiamo ammirare meglio le origini della villa. Una villa che non era certo l’unica nella zona, che era nota anche come la “Tivoli dei leccesi” per via del suo clima favorevole e le dimore che vi avevano costruito i nobili della zona…

Qui vediamo la villa di Luigi Giuseppe De Simone (sempre nei pressi, vicino Arnesano), nella quale il proprietario, appassionato amante di storia e archeologia, custodiva gli oggetti che ritrovava…

…per vedere i quali accorrevano i suoi amici da tutta Italia (disegni tratti da “L’Illustrazione Italiana del 188O”).

Tornando vicino Villa Cerulli, interessante un altro scorcio di lavoro agricolo…

…il pozzo, con due grandi vasche monolitiche accanto…

…e l’aia, per lavorare il grano.

Qui siamo in agro di Melendugno, a masseria Coviello…

…uno spartano insediamento agricolo fortificato, immerso fra gli olivi…

Nonostante l’abbandono, nell’insieme il suo aspetto è ancora intatto…

…ma la vegetazione copre tutto generosa.

Surbo, masseria Schiavelle, interessante costruzione signorile sorta forse un un precedente insediamento agricolo…

…anche qui c’era una cappella decorata con un intenso blu cobalto, andato in rovina…

Gli interni della struttura rivelano il suo aspetto possente, le grandi mura…

…le volte massicce…

…le stalle…

…un vigoroso portale…

…e infissi originali, in legno, ricchi di fascino nella loro semplicità…

Al piano superiore, le stanze attorno al focolare hanno conservato l’intonaco colorato…

…e la pavimentazione originaria.

Acaya, borgo fortificato: il cinquecentesco convento francescano…

…un’importante testimonianza storica, purtroppo in preda al totale disfacimento…

E’ rimasta solo una piccola corte interna…

…qualche piccola stanza…

…resti di ambienti crollati. C’è anche un ipogeo, nel quale è ormai impossibile entrare, per via dei crolli che ne hanno occluso l’accesso.

E poi c’è una cappella, sulla cui volta spicca una chiave decorata…

…su cui dovrebbe esserci uno stemma, ormai illeggibile…

Il giardino dei frati emana ancora tutto il suo fascino… coi suoi piccoli viali, fra gli agrumi…

…da cui con una scala si accede al camminamento sulle mura del borgo…

…siamo infatti sulle mura di Acaya, davanti all’unica torretta di sorveglianza rimasta!

Torniamo presso Lecce, sulla via per San Cataldo, dove in fondo ad un’antica strada lastricata ci sono due piccole e storiche masserie del XV secolo: Cannole “di sopra” e “di sotto”…

Non so da dove venga questo nome. Bello il muro “para-lupi”, con la sporgenza verso l’esterno per impedire agli animali di attaccare il gregge, è rimasto praticamente intatto.

Sono arrivato nella “Cannole” presso Otranto, stavolta, nel suo agro, colmo di olivi secolari…

Sopra una terra rossa più che mai, si erge una grossa pagghiara…

…di fronte a lei, oltre il limitare dell’oliveto, si vede l’Adriatico!

Sull’architrave d’ingresso c’è la data, che ci riporta ai tempi quando queste campagne erano abitate in ogni stagione…

…e le pietre erano compagne di vita, si raccoglievano dalla terra per liberare le zolle, e si mettevano insieme, per un tetto sicuro nelle notti serene d’estate, come in quelle tempestose dell’inverno…

Ora qui regna un inverno della memoria…

…ma gli olivi, da secoli, continuano a crescere.

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