Quante volte, perlustrando masserie solitarie e abbandonate, mi sono imbattuto in cripte, dolmen e menhir che avrei riscoperto solo abbandonando la strada principale. Luoghi silenziosi, un tempo circondati da voci, uomini e animali, la vita contadina che persisteva, in casali nati nel medioevo, su luoghi abitati sin dalla preistoria. Prima di essere definitivamente abbandonati, e quel che è peggio, oggi, dimenticati.
Io continuo il mio racconto, raccogliendo i miei personali “bozzetti di viaggio” raccolti negli anni. Questa volta partendo da alcune foto dell’amico Raffaele Santo, che mi ha aiutato a completare il mio reportage su Palanzano, un antico casale posto non lontano da Giurdignano…
…di cui il De Giorgi ebbe appena il tempo di vedere e far rilevare la pianta dell’antica chiesa poi purtroppo distrutta.
Quello che era sfuggito alla mia visita era questo grande frantoio ipogeo…
…interamente scavato nella roccia…
…all’interno del quale c’è un profondissimo pozzo, oggi molto pericoloso per gli eventuali passeggiatori sprovveduti.
Il frantoio purtroppo è oggi molto rimaneggiato…
…e nulla resta dei suoi accessori.
Serviva agli abitanti di masseria Palanzano.
C’è un altro profondo pozzo al centro del cortile.
E poi, i vari caseggiati, di quella che un tempo era una vitale comunità agricola.
Resto sempre stupefatto davanti alla perizia con cui alzavano le grandi volte a botte!
L’ingresso ad ambienti ormai scomparsi…
…ed altri interni, umidi e polverosi.
Alcune tombe sono state intercettate dal taglio della strada. Forse medievali, per via della misura relativamente piccola.
L’ingresso ad uno dei caseggiati nasconde l’imbocco di una cisterna…
…che forse, vista la posizione, fungeva anche da “trappola” per eventuali malintenzionati.
Un ambiente per lavoranti con camino, dispensa e sedile.
Il camino non mancava mai, in quasi nessuna stanza!
E le volte spesso sono a stella, come questa, sontuosamente e miracolosamente ancora intatta!
Sull’ingresso principale c’è uno stemma nobiliare…
…che reca ancora la data 1797. Dovevano essere i tempi del massimo splendore!
Non lontano da qui c’è il grande menhir che prende il nome del casale, e che è testimonianza dell’antica presenza umana su questo sito.
Qui siamo fra Maglie e Melpignano, presso l’antica masseria fortificata “Santu Loi”…
…ed anche qui, varcare l’arco d’accesso è un lungo viaggio indietro nel tempo…
Curiosando (anche un pò pericolosamente, lo ammetto) nelle stanze della masseria, qui sopra sono al piano superiore: nel “bagno” del padrone di casa…
…che doveva essere un tipo raffinato: tutte le stanze erano affrescate con colori vivi…
…che dovevano dare veramente una vistosa nota di colore, all’ambiente!
Qui sopra, riesco appena ad avvicinarmi a quello che doveva essere il balcone: veramente raffinato…
Una grande torre colombaia, decorata con un bel ricamo architettonico sulla cima, testimonia la ricchezza che doveva aver raggiunto questo luogo. Siamo nel Cinquecento.
Qui sopra, siamo giunti sul versante jonico della penisola salentina: masseria Ospina, in agro di Racale…
Anche questo un insediamento molto antico, sebbene la prima fonte che ne parla sia settecentesca: il ponte levatoio, le caditoie, sono elementi che ci riportano ad almeno due secoli prima, quando le campagne salentine cominciarono a fortificarsi nel periodo di massima allerta per le continue incursioni turche. Qui sopra, i resti di un forno…
…e qui i resti della scalinata che conduceva al primo piano.
Nello spiazzo davanti alla torre ci sono i resti di un grande dolmen, testimonianza di comunità preistoriche…
…il monumento funerario resta oggi in condizioni critiche, ed avrebbe bisogno della cura di qualche ente preposto.
Considerando che gli abitanti della masseria non sentirono il bisogno di disfarsene, trovo veramente assurdo che oggi noi non ci si possa curare delle antiche memorie dei nostri progenitori.
Qui siamo a masseria Dragoni, in agro di Vernole…
…anche qui un tempo vi era una fiorente attività agricola: qui sopra, un pergolato attraversava il giardino, sullo sfondo azzurro del mare e del cielo…
La data su questa architrave riporta l’anno 1881.
Il territorio è zeppo di cripte e ipogei: qui siamo presso la riserva naturale delle Cesine…
…un bel riparo, scavato interamente nella roccia…
…attrezzato con vani che servivano ad alloggiare mercanzie. Queste sono le tracce rupestri della storia minima…
…presso Copertino, nella cripta di San Michele (all’interno di Masseria Monaci) resiste un interessante ciclo di affreschi, di cui sono riuscito a reperire questa unica immagine (dal web) che ci riporta ad atmosfere tipicamente medievali, anche rare da trovare all’interno di chiese rupestri, come quelle cantate dai rimatori siciliani, sull’amor cortese, le cui poesie contribuirono a far nascere la lingua italiana.
Qui, ci stiamo ormai dirigendo verso il nord Salento: masseria gagliardi, non lontano da Cerrate…
…un’altra testimonianza perduta fra l’erba alta della dimenticanza…
E qui siamo nel brindisino, fra San Vito dei Normanni e Brindisi, davanti alla chiesa rupestre di San Giovanni…
…una doppia croce sovrasta l’ingresso…
…l’interno conserva ancora diversi affreschi…
…ma questo qui sopra (foto di Christian Napolitano) è veramente stupefacente! Non siamo lontani dal più famoso insediamento rupestre di San Biagio.
Masseria Torrebianca, in agro di Ostuni…
…siamo nel paesaggio classico delle lame e le gravine che si estendono dal tarantino fino a questa parte dell’alto Salento, dove le genti abitavano in rupe, prima di erigere le loro masserie.
Territorio di Lizzano, siamo ormai nel tarantino. Altro esempio di masseria abbandonata…
Crispiano, la “città dalle cento masserie”. Molte sono state recuperate, ma molte sono ancora in queste condizioni…
…qui, fra le colline delle Murge, il clima è più fresco, e si cominciano a vedere le prime case coperte a capanna, per contenere meglio le precipitazioni.
Territorio di chiese rupestri…
Ne approfitto per condividere le foto dell’amico Gianluigi Vezoli, scattate all’interno della chiesa di sant’Onofrio…
…siamo presso Statte, appena a nord di Taranto.
L’ennesima testimonianza dell’importanza di tutta questa storia nascosta di Terra d’Otranto, che chiede silenziosa di tornare alla luce
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