Vagando per le campagne salentine è facile trovare, ancora oggi, memorie lasciate dai contadini che le animarono di vita, tanto tempo fa. Tracce di storia minima, che pure lasciano incuriosito il viandante, come davanti ad un vecchio album di famiglia.
Mi è accaduta ancora, un’esperienza simile, e stavolta lo devo all’amico Francesco De Salve, che mi ha accompagnato in questo bosco dell’entroterra otrantino, dove diversamente non sarei mai potuto arrivare da solo.
La prima magia è stata ritrovare un oliveto che è sopravvissuto all’attacco della xylella ed è ancora produttivo!
La seconda è stata varcare l’ingresso di questo casolare…
…costituito da due ambienti divisi da un arco, che sorregge dei blocchi monolitici che formano una copertura a capanna essenziale. Il pavimento è lastricato dalle classiche “chianche” in pietra leccese.
Sull’architrave di accesso c’è la data 1904.
Tutte le pareti sono iscritte e disegnate, a carboncino. In fondo, attira subito lo sguardo un disegno molto grande…
…si tratta di una nave, sembrerebbe un vaporetto tipico del periodo a cavallo fra XIX e XX secolo.
Sulla sua poppa si staglia una figura, volutamente sproporzionata…sembrerebbe una donna.
Sopra la nave c’è una bellissima croce, la cui ricchezza di dettagli non si può apprezzare in fotografia. Riporta l’iscrizione: “O la croce in questo mondo o l’inferno all’altro”. Anche la calligrafia è molto bella, l’autore scrive in un corsivo affascinante…
Nella penombra del casolare, questo disegno è un capolavoro…
…imponente è questa torre fortificata…
…un peccato che non si legga più l’iscrizione posta sotto, sul secondo rigo si legge bene il giorno 6 settembre, mentre l’anno potrebbe riferirsi al Ventennio, ma è tutto troppo consumato.
Stupendo questo ritratto di ragazza, che oggi non è più visibile: l’amico Francesco De Salve lo fotografò mesi addietro, prima di un piccolo incendio all’interno del casolare, che ha cancellato una parte dei disegni sulla parete sinistra.
Si trova anche una Tavola Pitagorica, una matrice di numeri naturali caratterizzata dal fatto che il valore presente nella posizione individuata dalla riga i e dalla colonna j. E’ il prodotto di i x j. È utilizzata per eseguire a mano qualsiasi moltiplicazione con il sistema numerico decimale. L‘iscrizione che c’è alla base è ormai illeggibile, pare di leggere la parola dialettale “Taula”, che starebbe per “tavola”. E poi l’anno 1908.
Anche questa è una composizione molto interessante…
…l’iscrizione riporta otto righe, segnate coi numeri. Sul primo rigo si legge: “Anno di entrata nel bosco il 6 agosto 1902”. E via dicendo, fino all’anno 1909, sempre nel mese di agosto. Forse segnavano il lavoro che qui svolgevano… ma non sono riuscito a capire quale.
Il disegno qui sopra è invece associato all’iscrizione “Cannoni d’Artiglieria di campagna”. Era forse un deposito, in tempi di guerra?
Molto bello questo albero di olivo, ripreso coi frutti fra i rami…
…quel che mi sembra enigmatico è quell’oggetto accanto…
…sembrerebbe una campana…
Questo è un disegno che mi ha intrigato tantissimo, purtroppo anche qui non si riesce a cogliere il senso ultimo… si vede un uomo che guida l’aratro tirato da un bue, sotto ad un’iscrizione.
Si legge quasi tutto: “Casamassella 22 ottobre 1936. Questo disegno lo ha fatto Paiano Camillo, un giorno che pioveva di mattino. Però chi legge rassomiglia a quanti di sotto a questo […] di pittura […] Camillo”. Forse voleva burlarsi di chi avrebbe letto il suo scritto? O era qualcosa di più profondo? Forse potreste aiutarmi voi che leggete qui…
Ad ogni modo, l’immagine bucolica del contadino assieme all’animale al lavoro, mi ha riempito il cuore!
Ci sono anche altri nomi, altre firme. E mani, mani ovunque.
Possiamo ben immaginare i contadini colti da pioggia scrosciante che si rifugiavano qui dentro. Quel che mi allieta scoprire è che sapessero così bene scrivere e disegnare. L’idea del villano ignorante di fine Ottocento dovrebbe essere per lo meno riconsiderata.
Fra gli altri disegni si trovano tutti gli attrezzi da lavoro dei contadini…
…affascinanti dettagli vegetali, degni delle decorazioni barocche delle chiese salentine…
…ancora attrezzi da lavoro…
…le immancabili pipe, con le quali facevano un tiro nei rari momenti di pausa…
Accanto alla finestra, un simbolo che ho ritrovato spesso nei frantoi ipogei, a metà fra una ruota e il sole, sul cui significato si può solo congetturare.
C’è persino un orologio.
E poi un uccello appollaiato su un ramo… e poi una lunga serie di disegni e iscrizioni purtroppo indecifrabile.
Accanto alla casetta, un pavimento lastricato e un pozzo… molto profondo.
A poche decine di metri, una pagghiara più antica, a testimonianza della lunga frequentazione di questo bosco…
…che per chissà quanto tempo ha accolto materno gli abitanti del circondario, in questo posto che ha conservato gli olivi sani e una cuccia umana accogliente. Come dice la mia amica Ada Cancelli, dove c’è arte e ingegno creativo, lì c’è il respiro di Dio.
Post Scriptum
Dopo la pubblicazione su facebook di questo articolo, veicolato anche dall’amica Ada, alcuni parenti hanno riconosciuto la calligrafia dell’artista, e questi sono i loro commenti, che hanno emozionato anche me!
© Questo sito web non ha scopo di lucro, non userà mai banner pubblicitari, si basa solo sul mio impegno personale e su alcuni reportage che mi donano gli amici, tutti i costi vivi sono a mio carico (spostamenti fra le città del territorio salentino e italiano, spese di gestione del sito e il dominio). Se lo avete apprezzato e ritenete di potermi dare una mano a produrre sempre nuovi reportage, mi farà piacere se acquisterete i miei romanzi (trovate i titoli a questa pagina). Tutto ciò che compare sul sito, soprattutto le immagini, non può essere usato in altri contesti che non abbiano altro scopo se non quello gratuito di diffusione di storia, arte e cultura. Come dice la Legge Franceschini, le immagini dei Beni Culturali possono essere divulgate, purché il contenitore non abbia fini commerciali. I diritti dei beni ecclesiastici sono delle varie parrocchie, e le foto presenti in questo sito sono sempre state scattate dopo permesso verbale, e in generale sono tutte marchiate col logo di questo sito unicamente per impedire che esse finiscano scaricate (come da me spesso scoperto) e utilizzate su altri siti o riviste a carattere commerciale. Per quanto riguarda le foto scattate in campagne e masserie abbandonate, se qualche proprietario ne riscontra qualcuna che ritiene far cancellare da questo blog (laddove non c’erano cartelli o muri che distinguessero terreno pubblico da quello privato, non ce ne siamo accorti) è pregato (come chiunque altro voglia segnalare rettifiche) di contattarci alla mail info@salentoacolory.it
Dico la mia, per quanto riguarda il disegno dei cannoni, io lo interpreto come un ricordo del contadino, chiamato alle armi molto probabilmente allo scoppio della prima guerra mondiale. Infatti si può scorgere poco sopra i cannoni stessi, il disegno di ciò che viene chiamato il fregio del reggimento (che insieme all’arma di appartenenza, in questo caso i cannoni dell’artiglieria, si potevano e si possono ancora oggi vedere sui copricapo o baschi dei militari) che al suo interno riporta il numero 3. Tradotto, può significare che forse abbia combattuto inquadrato nel 3° Reggimento artiglieria da campagna. Attualmente un reparto dell’esercito non più esistente.
Davvero interessante Alessandro, ricorrente il sole radiato nei secoli…interessante il simbolo della croce molto articolato nel disegno….Complimenti
grazie Mario!