Abbarbicati sulle Murge, attaccati alla vita come l’edera sul muro, lungo le alture dell’arco jonico dell’area tarantina, si ergono dei Comuni antichi e ricchi di storia. CASTELLANETA è uno di questi. Posta proprio sul ciglio di una spettacolare gravina che pare quasi ricordare un Grand Canjon americano solo più verde, questa città, dall’impianto prettamente medievale, presenta un impatto visivo degno di una scenografia cinematografica.
Le sue origini si perdono nella notte dei tempi, le prime tracce di frequentazione risalgono all’Età del Bronzo. Una teoria sostiene l’esistenza di un villaggio durante l’epopea magno greca. Successivamente l’insediamento fu distrutto o abbandonato durante l’Alto Medioevo, con il passaggio di Alarico. In questo periodo la posizione dell’abitato viene spostata dagli studiosi in luoghi diversi, anche per via di ulteriori devastazioni ad opera dei saraceni. Soltanto in epoca normanna, la città assume la sua attuale fisionomia, divenendo anche diocesi. I suoi dintorni, lungo le gravine, sono stati abitati fin dal V secolo, in diversi insediamenti rupestri.
In epoca moderna, le Murge divennero tristemente note per l’esplodere del fenomeno del Brigantaggio.
La chiesa matrice si erge davanti alla piazza principale del centro storico. Imponente, anche all’interno, custodisce varie ed importanti opere d’arte.
Il Vescovato custodisce autentiche opere d’arte, fra cui il celebre Polittico di Girolamo di Santacroce, che rappresenta la Madonna seduta in trono, con il Bambino, fra angeli, santi e apostoli (datata 1531). Una volta si trovava all’interno della chiesa di San Francesco.
Sempre nel Vescovato si può notare questa interessante scultura, allocata su una parete, che alcuni studiosi sostengono provenga dall’antica chiesa romanica di Mottola, oggi distrutta e non più esistente.
La chiesa di Santa Maria della Luce, nota anche come Maria Santissima Assunta, è un importante edificio gotico, costruito durante il 1200. Conserva ancora diversi affreschi dell’epoca. Pare che la sua costruzione si debba ad un marinaio sopravvissuto ad un naufragio, che si era appellato alla Madonna Assunta.
La chiesa custodisce anche una cripta, nota come Santa Maria del Pesco, che era originariamente il primo insediamento religioso. Purtroppo gli affreschi di questo ambiente sono andati quasi del tutto perduti o rovinati. Affianco si trova il dormitorio dei monaci, anch’esso scavato nella roccia.
Qui siamo all’interno del convento, oggi non più in uso. Da notare le decorazioni delle finestre che si affacciano sul chiostro.
Altra riprova della civiltà rupestre dell’antica Castellaneta (ma un pò in tutte le Murge) è la cripta del Padreterno, situata appena fuori il centro storico.
In una gravina più piccola, quella di Santo Stefano, si può scoprire l’omonima chiesa rupestre, dove nonostante l’incuria del tempo sono sopravvissuti due affreschi ben conservati.
Qui sopra, Santo Stefano, e sotto San Nicola di Myra, affrescato senza gli abiti vescovili.
Il figlio universalmente noto di Castellaneta è senz’altro Rodolfo Valentino, all’anagrafe Rodolfo Pietro Filiberto Raffaello Guglielmi.
Nato nel 1895 e imbarcato per gli Stati Uniti durante il 1913, divenne in pochissimo tempo una star del Cinema mondiale, e la sua fine precoce, a soli 29 anni, decretò per sempre il suo mito identificandolo con un’icona irraggiungibile.
Anche la storia di CRISPIANO non è molto diversa da quella di Castellaneta. Piccolo insediamento in epoca classica, la sua popolazione prese ad abitare la sua gravina durante l’Alto Medioevo. Qui, il villaggio rupestre è stato riutilizzato ai nostri giorni, quando, durante il periodo Natalizio, funge da scenario per uno dei presepi viventi più suggestivi di tutta la regione.
Durante il 1800 tutto l’agro di questo comune fu rifugio sicuro per il temibile prete brigante Ciro Annicchiarico, che sfruttò l’ambiente estremamente selvaggio delle Murge per nascondersi e spadroneggiare, con le sue scorrerie, per tutte le masserie della zona, nota per contarne addirittura un centinaio.
GROTTAGLIE. Antica città d’arte, di cultura e artigianato. Nel suo stupendo borgo vecchio, si può visitare il castello, numerosi palazzi storici e il famoso quartiere delle ceramiche, dove artigiani provetti danno sfoggio della loro arte sfornando autentici capolavori dai loro forni sempre in funzione!
Bellissima la sua chiesa matrice, tutta da visitare!
Anche Grottaglie nasconde meravigliose chiese rupestri, alcune rinvenute in pieno centro storico, anche casualmente, facendo lavori di ristrutturazione edilizia. Come in questo caso, una scoperta che toglie il fiato, e per la quale vi consigliamo seriamente di consultare l’articolo di approfondimento…
LATERZA, città del pane, famosa per le sue maioliche, è posta sopra una gravina dalla bellezza stupefacente, dall’imponenza di un canjon americano…
Laterza custodisce un luogo molto particolare, la cosiddetta “Locanda Spagnola” (vedi l’approfondimento), un ambiente rupestre, scavato nella roccia, forse un’antica chiesa, divenuta durante il periodo spagnolo (documentato dagli affreschi che rappresentano strani personaggi abbigliati a quella maniera) qualcosa sulla cui interpretazione gli studiosi sono ancora in disaccordo…
Il villaggio rupestre di San Pietro, sulle Murge di Laterza, forse uno dei più grandi ed estesi in assoluto…
La gravina, e a due passi, il Santuario di Maria SS. Materdomini, luogo ricco di storia e di meraviglie…
…fra cui le tracce di antiche icone bizantine…
Una delle porte dell’antico centro storico…
…e qui invece siamo di fronte ad un raro acquedotto rinascimentale…
…ancora oggi funzionante!
Il maestoso Palazzo Marchesale fu iniziato nel 1353…
…ad opera di Giovanni ed Angelo Triggiano, ma da alcuni elementi si intuisce che il primo nucleo è molto più antico.
Il seicentesco affresco di Sant’Anna…
…e le stalle. Il Palazzo ospita uno splendido Museo della maiolica.
MARTINA FRANCA, la perla barocca delle Murge, stupenda città ricca di cultura, con un centro storico letteralmente da fiaba…
Merita una visita la monumentale Basilica di San Martino, il patrono di questa città…
La chiesa e il convento di Sant’Antonio da padova risalgono al 1400, ma furono rivisitati nei secoli successivi. La chiesa custodisce due opere del celebre scultore Stefano da Putignano…
In un angolo della navata destra si possono osservare i resti dei primitivi affreschi della chiesa…
Il chiostro ha conservato molto dell’aspetto primordiale, a cominciare dalle pietre a vista con cui è stato costruito, la tipica pietra martinese, durissima e resistente. E poi gli affreschi settecenteschi…
Il centro storico è ricco di macellerie, tutte dotate dei famosi fornelli, speciali forni a cottura a carbone: i martinesi sono provetti artisti dell’arte della cottura della carne. Questo è il fornello di Vito “Salvasudde”, classe 1937, che cucina nel suo forno di famiglia costruito nel 1919, così famoso da attirare anche giornalisti del New York Times!
Caratteristici i dintorni di Martina Franca, dal Bosco delle Pianelle ai caratteristici trulli, disseminati ovunque…
MASSAFRA. Una città unica. Per descriverla, bastano soltanto le parole di Pier Paolo Pasolini, che qui vi girò uno dei suoi emblematici film: “Al di là del ponte si trova il centro della città, una piazza affollata, verso sera, come in un giorno di festa. E’ una calca di uomini vestiti di nero e ragazzi disegnati col diamante e il carbone. Attorno a questa piazza si aggrovigliano come visceri, i vicoli e le stradine scoscese, attraverso cui si regrediscono fino al cuore del tempo. Il puro medioevo intorno. Ti spingi giù verso il basso e arrivi alle mura di un forte, svevo o normanno, puntato come uno sperone là dove l’abisso di Massafra si apre sulla pianura sconfinata”…
Il castello ospita una bellissima mostra archeologica, testimonianza del periodo greco classico.
E le sue favolose chiese rupestri, vanto di una città che conserva ancora i suoi tesori e i suoi misteri…
Questa chiesa rupestre custodisce l’affresco che vediamo sopra, considerato un unicum, in quanto mostra la Madonna con il Bambino Gesù che dimostra un’età molto più avanti negli anni, rispetto al solito.
Scorci della gravina…
La gravina nasconde la famosa “Caverna del mago Greguro”, nota anche come “Farmacia”, caratteristica per quelle nicchie scavate nella roccia a cui gli studiosi non hanno ancora dato un’interpretazione certa…
MONTEMESOLA, piccolo borgo posto proprio in cima ad un’erta collina, custodisce un sontuoso palazzo marchesale…
MOTTOLA. Uno spettacolo delle Murge. Forse il comune che più di ogni altro può offrire agli amanti della civiltà rupestre, una straordinaria gamma di villaggi, insediamenti e chiese scavate nella roccia della gravina. Sopratutto le sue chiese sono famose in tutto il mondo, le celeberrime “Grotte di Dio”.
Il villaggio della gravina di Petruscio…
La spettacolare rovina della grande chiesa rupestre di Petruscio…
La chiesa rupestre di San Nicola…
La chiesa rupestre di Santa Margherita…
Il villaggio rupestre di Sant’Angelo… e la sua chiesa, caratteristica per avere una cripta a due piani sotterranei…
PALAGIANELLO, come tutti i Comuni di quest’arco della provincia di Taranto, è strettamente legato al fenomeno della civiltà rupestre. Anche qui, nella gravina, si possono ritrovare tracce a dismisura dell’antico abitato, e interessanti chiese alto medievali scavate nella roccia. Il tutto, all’ombra del possente castello, cominciato a costruire durante il 1500, all’apogeo della Palagianello rupestre…
PALAGIANO rientra nell’unione dei comuni che fanno parte del Parco delle Gravine Joniche. E’ nota a livello nazionale per via della grande coltivazione che qui si conduce con gli agrumi clementine. Si colloca nel cuore di un ambiente naturale che fece scrivere al poeta Salvatore Quasimido: “Questo è un paesaggio omerico della natura, incastonata lungo il corso del fiume Lato e la pineta dell’Appia, esso da sfondi a ricchi racconti d’Odissea”…
STATTE, il comune autonomo più recente di questa provincia, è anch’esso inserito presso delle interessanti lame che conservano tracce di insediamenti umani, che furono l’inizio della storia di questa cittadina…
Un fiumiciattolo continua ancora oggi a scorrere lungo la gravina…
La continuità abitativa si percepisce da ogni angolo delle pareti rocciose: sopra, sulla sinistra, possiamo notare una cavità che gli antichi abitanti del sito usavano come apiario, per l’allevamento di questi insetti.
La peculiarità però è il grande acquedotto ipogeo che forniva la città romana di Taranto, che da qui prelevava le scorte idriche. Sopra vediamo un condotto dal quale si scende a diversi metri sottoterra, e che veniva usato per la manutenzione della rete, che si stima approssimativamente lunga diversi chilometri.
La proloco di Statte e il Gruppo Speleo Statte accompagnano i visitatori in questo affascinante percorso, non privo di difficoltà, perché spesso l’acqua arriva ad altezza della pancia di un uomo, che con la testa quasi tocca il soffitto. Non adatto ai claustrofobici!
Si nota ancora il livello più alto raggiunto dalle acque, sopra la parete…
Il percorso a volte si snoda come un serpente, per contenere il flusso eventualmente troppo forte delle acque.
Man mano che ci si avvicina alla superficie il soffitto è coperto ad arte da apposite lastre.
L’acquedotto (noto come “del Triglio”) emerge e tramite ampie arcate arriva dopo diversi chilometri all’esterno fino all’ingresso di Taranto, l’attuale rione “Tamburi”. La destinazione era qui una grande cascata. Si dice che il nome del quartiere derivi dal grande frastuono che faceva l’acqua, evocando veri e propri tamburi.
Gravina di Statte, chiesetta medievale
Oltre al San Giovanni c’era un altro dolmen, di cui oggi restano lastre sparse. Sopra, al confine col territorio di Crispiano, un menhir (foto tratta dal libretto turistico della Proloco di Statte).
Piccolo viaggio fotografico (in aggiornamento continuo) fra le terre più selvagge eppure ricche di cultura di tutta la regione!
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Le meraviglie delle murge tarantine
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