C’è un mito affascinante che sposa insieme Enea e il Salento, la mitologia classica con la Terra d’Otranto, un racconto poetico, quello di Virgilio, sulle cui tracce mi sono buttato, come molti, con lo spirito che ebbe Heinrich Schliemann nel XIX secolo, quando si gettò sulle tracce della città di Troia dopo aver letto l’Iliade. La mia partenza è invece il libro dell’Eneide.
C’è un passo ben preciso, in cui Virgilio descrive ciò che vide l’eroe troiano toccando per la prima volta questa sponda (ed in fondo anche quello che vedeva lui stesso quando rientrava in Italia dopo i suoi viaggi in Grecia), che personalmente riconosco nella località di Torre dell’Orso…
Il libro III dell’Eneide, nella traduzione di Annibale Caro, recita così: “E di vèr l’Orïente un curvo seno in guisa d’arco, a cui di corda in vece sta d’un lungo macigno un dorso avanti, ove spumoso il mar percuote e frange. Ne’ suoi corni ha due scogli, anzi due torri, che con due braccia il mar dentro accogliendo, lo fa porto e l’asconde; e sovra al porto lunge dal lito è ‘l tempio”. Il curvo seno in guisa d’arco sembra proprio il litorale sabbioso noto ai bagnanti che arrivano numerosi qui, in estate…
I due scogli, anzi due torri, che indica Virgilio, sono le “due sorelle” che si trovano davanti alla spiaggia, che dopo 2.000 anni non fatico ad immaginare fossero molto più alte, consumate poi dalle onde e l’erosione marina: dovevano essere un notevole punto di riferimento per i naviganti dell’epoca.
E poi c’è il riferimento al porto, che dietro questi scogli si nasconde: secondo me è semplicemente la grande spiaggia che si estende ad arco per quasi un chilometro. A quei tempi parecchie navi venivano tirate a secco sull’arenile, e non vi era bisogno di moli e banchine per l’ormeggio come noi lo intendiamo oggi…
Infine, il riferimento al tempio, “lontano da sito”, non può che essere Roca vecchia, una città che nell’Età del Bronzo era già un notevole punto di riferimento in tutto il bacino del Mediterraneo, che dista da qui poco più di mille metri.
Osservando la linea d’aria fra l’uscita dalla baia di Valona, da dove si imbarcavano per superare il Canale d’Otranto, e la costa salentina, risalta subito come la via più breve sia quella verso l’approdo delle “due sorelle”. Dove c’era la “stazione di sosta” dell’epoca, che era la Grotta di San Cristoforo, conosciuta a tutti i viaggiatori che circumnavigavano il Salento…
Il sottoscritto non è un archeologo, e non mette in dubbio le recenti ed esaltanti scoperte fatte dall’equipe del prof. D’Andria, che ha individuato un tempio dedicato a Minerva a Castro, che potrebbe anche essere quello citato da Virgilio. Sono solo un osservatore della natura ed un lettore di classici che spesso si convince delle sue visioni…
…che tutti gli appassionati di storia di questa terra, e i suoi notevoli studiosi, certamente mi perdoneranno!
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