Il lato oscuro dell’Umanità, il percorso senza ritorno che conduce alle atrocità mai immaginate, ed infine realizzate, per secoli, in Europa, nel mondo, nelle strade e nelle città più normali. Una mostra che intende far riflettere lo spettatore e sensibilizzare l’opinione pubblica sulle atrocità delle torture in un momento in cui queste tematiche tornano tristemente alla ribalta. Un invito a ricordare per non dimenticare.
Questo è il senso della grande mostra organizzata all’interno dello splendido castello Carlo V di Lecce, dall’11 luglio 2015 al 10 gennaio 2016. Un’occasione che personalmente ho colto al volo, ed insieme al mio bambino abbiamo fatto questa esperienza che sulle prime appare raccapricciante, specie per i più piccoli, ma poi risulta molto istruttiva. Il piccolo giustamente l’ha presa sul ridere, ma chissà, forse queste immagini un giorno gli torneranno nella mente, quando rifletterà sull’animo umano, sulla Storia, e la pietà (o la spietatezza) umana.
Incredibile, vero? Questa era solo una parte di un viaggio che consiglio di fare a chiunque! Il biglietto costa solo 5 euro e per i bambini è gratuito. La mostra, promossa dal Raggruppamento Temporaneo di Imprese – Theutra, Oasimed e Novamusa – e patrocinata dal comune di Lecce, è stata ospitata in varie nazioni tra le quali Spagna, Portogallo e Malesia e visitata da più di un milione di persone. Attraverso fedeli ricostruzioni di strumenti di tortura, utilizzati nell’epoca medievale ed anche nei processi Inquisitori, si esaminano i motivi ed i mezzi con i quali per secoli l’uomo ha inflitto torture ad altri uomini. Cesare Beccaria, nel pieno ‘700 illuminista, così si esprimeva nel suo “Dei Delitti e delle Pene”: “Parmi assurdo che le leggi che sono l’espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l’omicidio, ne commettono uno esse medesime e per allontanare i cittadini dall’assassinio, ordinano un pubblico assassinio”.
(Chiudo precisando che la veridicità di questi metodi di tortura è stata messo seriamente in dubbio dalla comunità scientifica, che precisa come non esista alcun documento storico che provi l’utilizzo di queste pratiche. Se vi è piaciuto questo articolo, leggete quest’altro: una rassegna sulle torture realizzata attraverso gli affreschi realmente eseguiti in quegli anni, fra Salento e Albania!)
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