Il Museo Archeologico di Brindisi “Francesco Ribezzo” è uno dei contenitori storici più importanti della regione. Prende il nome dall’omonimo archeologo vissuto fra il 1875 e il 1952. Nelle sue grandi sale custodisce vasi attici di notevole interesse e i famosi Bronzi di Punta del Serrone. Al pianterreno si ammirano reperti in gran parte di provenienza brindisina: ceramiche, bronzetti,
terrecotte votive, antefisse, lucerne, vetri, monete. Notevoli le tipiche “trozzelle” della cultura messapica (VII-II secolo a.C:) e alcuni vasi attici, vasi italioti, vasi dello stile di Gnathia, crateri apuli a figure rosse del IV secolo a.C. con scene dionisiache.
La Storia sembra rivivere su queste opere, dalle immagini vivide come se fossero appena state realizzate…
…riportandoci ai tempi di furiose corse per la battaglia…
…o nel cuore dei riti che per secoli hanno animato le comunità…
…che si affacciavano sul bacino del Mediterraneo.
Caratteristiche, come si diceva, le trozzelle messapiche, il vaso “femminile” per eccellenza…
…e, fra i reperti, questa splendide Afrodite con le ali a conchiglia, una vera dea dell’Amore trionfatrice!
Non potevo non notare questa sirena a due code, immagine che personalmente continuo a cercare ovunque…
Le piccole lucerne sono decorate minuziosamente ad arte, e qui sopra c’è una deliziosa scena amorosa, tema ripetuto spesso in altri casi.
Rilievo votivo in marmo, realizzato in Grecia nel Iv secolo a.C. Tre divinità (Artemide, Ecate e forse Bendis) si apprestano ad effettuare una libagione davanti a un altare.
Qui sopra, il maestoso “trozzellone” proveniente da Valesio (IV secolo a. C.), forse un segnacolo funerario.
E qui siamo nella Brindisi Romana (I secolo d.C.), davanti ad un’interessantissima epigrafe tracciata su una lastra funeraria in marmo per un ignoto mercante. La traduzione (di Marina Silvestrini) recita così: “Se non ti è molesto forestiero, fermati e leggi. Ho spesso navigato il grande mare con navi che correvano spinte dalle vele, ho visitato molte terre: qui è il termine che un tempo, a me che nascevo, assegnarono le Parche. Qui ho deposto le mie preoccupazioni e ogni fatica, qui non temo le tempeste, nè i temporali nè il mare in burrasca, e non ho paura nel caso il mio guadagno non riesca a vincere le spese. Fede che alimenti la vita, dea santissima, ti ringrazio, tu mi hai risparmiato per tre volte mentre ero fiaccato da una sorte compromessa, tu che i mortali desiderano per sé, ne sei degna. Forestiero, vivi e sta bene! Che ti resti sempre da spendere, giacché non disprezzasti questa pietra e la giudicasti degna”. Come non sentire “vicino” quest’uomo, ancora oggi, noi duemila anni dopo, nelle sue preoccupazioni, e personalmente anche con questo malcelato amore per la città di Brindisi!
Fra i reperti della città Romana, alcuni capitelli, che ci riportano alla mente quelli ben più imponenti che adornavano le colonne sul porto.
Ma questa città, che era il porto di Roma per l’Oriente, trabocca ovunque latinità!
Splendidi i mosaici esposti nelle collezioni!
Importante anche la collezione di monete…
…e i famosi Bronzi del Serrone, che abbiamo già visto un’altra volta.
Bellissima statua acefala di Clodia Anthianilla, letterata brindisina del II secolo, della cui memoria resta anche una iscrizione con lungo elogio funebre della stessa.
Il piano interrato custodisce una grande collezione statuaria e di lastre con iscrizioni, che veramente lasciano un affresco storico che richiederebbe una giornata intera per gli appassionati! Ma questo era solo un assaggio: visitate Brindisi, e questo Museo, che merita ogni attenzione!
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