La storia antica del Salento la scopriamo anche nei luoghi della fede, oggi abbandonati, come nel caso del convento di Sant’Antonio da Padova, a Seclì, costruito a partire dal 1587 per volontà dei duchi Guido D’Amato e Giulia Spinelli. La chiesa, originariamente intitolata a Santa Maria degli Angeli, venne officiata, fino al 1866 dai Frati Minori Osservanti, che abitavano l’attiguo convento.
La chiesa fu pesantemente ristrutturata intorno al 1960, periodo nel quale la struttura conventuale era utilizzata come fabbrica per la lavorazione del tabacco.
Al suo interno, si può fare un piccolo viaggio nella storia minima di questa comunità…
…laddove torchi dismessi oggi restano immobili, nella polvere…
…al riparo delle possenti volte della massiccia muratura dell’edificio.
Appena si entra nel chiostro, sulla destra, si vede subito l’affresco che, se arrivassero i restauri del convento, potrebbe raccontare molto: sembra un albero genealogico, e parecchie figure, accompagnano sfocate dai secoli un grande stemma nobiliare…
Il convento, costituito da due piani, si distribuisce attorno al chiostro quadrangolare che custodisce una cisterna ottagonale al centro, la riserva d’acqua, insieme ad un’altro grande serbatoio esterno, della comunità.
Interessanti le lunette, tutte affrescate, che corrono attorno al pozzo centrale. Gli affreschi sembrano ancora “esserci”, ma tornerebbero facilmente osservabili dopo un buon lavoro di restauro.
Tutte le scene rappresentano momenti e miracoli della storia francescana…
Qui sopra, la scena in cui San Francesco d’Assisi riceve le stimmate, dal Crocifisso…
…qui sopra, fra i personaggi, parrebbe esserci un demonio, riconoscibile dalle ali di pipistrello, e le corna sul capo…
Nelle numerose sale a pian terreno, una conserva tavoli da scuola, ricordi più recenti della cittadina di Seclì…
In quest’altra sala, il forno, che per secoli ha sfamato i frati…
…la sua camera interna è perfettamente conservata… e molto grande…
Salendo la scala per giungere al piano superiore, subito sul muro si intravedono altri affreschi… un uomo coronato…
…ed un Crocifisso, purtroppo molto deteriorato…
Giunti al piano superiore, le cellette dei monaci corrono tutto attorno al chiostro…
…c’è anche una piccola cappella…
…e poi, pare, la stanza delle “punizioni”, dove i frati che venivano chiusi in penitenza ricevevano il cibo da quella apertura che si vede in basso a sinistra. Qui restavano, senza poter uscire e vedere nessuno, per un certo periodo.
Qui sopra invece il “bagno”. E’ la stanza più pericolante, che avrebbe bisogno di un consolidamento statico: sullo sfondo si vedono i gabinetti, collegati con uno scarico che portava in basso.
L’attigua chiesetta è oggi completamente rimodernata, ed è infatti tornata al culto. Conserva solo due statue, provenienti dal convento originario…
Un piccolo mondo antico, conservatosi miracolosamente nonostante l’abbandono, ma che meriterebbe un’opera completa di restauro. La struttura è ora proprietà del Comune, che certo farà di tutto per salvarla.
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