Incontrare due amici nelle campagne gallipoline, appassionati di storia locale, mi ha concesso l’opportunità di leggere un testo dello storico Ettore Vernole, che negli anni ’30 lavorò ad un saggio sulle caratteristiche del paesaggio rupestre di Gallipoli, dal titolo: “Tombe preistoriche nel Salento”. Così abbiamo ripercorso le sue orme, nel paesaggio rurale fra Alezio e Gallipoli.
Scoprendo le cripte, fra le cave della zona, che lui aveva descritto, ma poi imbattendoci anche in qualcosa a cui il Vernole non accenna minimamente…
Il panorama è sgombro da insediamenti abitativi moderni, e sicuramente gli antichi Messapi lo conoscevano bene, visto che è posto lungo il tragitto che univa l’antica città di Alezio al suo “porto naturale”, che era Gallipoli.
E’ qui che, inghiottite dalla vegetazione, si notano alcune strutture scavate nel banco roccioso, di cui si nota solo la scala di accesso, i cui gradini sono anch’essi ricavati nella roccia…
E poi, questa cripta… nel suo testo, il Vernole la chiama “tomba”, e riporta che fin dai tempi della Prima Guerra Mondiale era conosciuta in loco come “acchiatura de lu Ravenna”, riferendo anche la leggenda secondo la quale uno dei Ravenna, tornando in città con la sua carrozza, attraversando i solchi che ancora oggi sono visibili in zona delle strade che convergevano tutte verso Gallipoli, incappò in questo scavo: al suo interno ritrovò una campana d’oro ed un serpente d’argento.
Insieme agli amici, Francesco Rocco Bramato, e suo fratello Fabio, ci caliamo nell’ipogeo. Nessuna traccia di affreschi. Una croce patente, graffita su una parete…
…notiamo l’accuratezza dell’accesso, che conserva l’imbotto di un’antica porta…
…altri solchi incisi sulle pareti, che potrebbero anche essere saggi di intaglio, per via delle cave che circondano tutta la zona…
Perché il Vernole la chiama tomba? Sembrerebbe la classica cripta eremitica di cui è pieno il Salento, e questa in particolare, con la colonna posta al centro, e la sua pianta circolare, somiglia moltissimo alla cripta di San Giovanni in agro di Cutrofiano…
Forse perché, nella parte più interna, in basso si nota uno scavo rettangolare, ora completamente ricolmo di detriti, che in passato accoglieva una sepoltura?…
Solo un’ipotesi, ovviamente. In questo caso sarebbe interessante risalire ad una datazione…
…ma questo è lavoro di archeologi!
Sulla volta c’è un foro, che non sembra successivo…
Come si diceva, tutto intorno è zona di antiche cave…
…il paesaggio è incantevole, nel suo abbandono…
…si conservano anche le gradinate da cui i cavatori accedevano al loro campo di azione.
Adiacente, anche un’antica masseria diruta…
…l’occhio mi casca su uno dei suoi conci di costruzione, che sembra riportare il tridente, una delle lettere dell’alfabeto messapico… ma non vorrei volare con la fantasia, verso la vicina Alezio!
Però è interessante questo insediamento agricolo…
…si conserva nei suoi pressi un grande scavo rettangolare, che era utilizzato per qualche lavoro della masseria…
…ed all’interno, si trova un frantoio un pò atipico… oppure più probabilmente un palmento dove si lavorava l’uva…
…almeno, quello che ne resta…
La scala consumata lascia intuire gli anni e anni di vita passata dall’insediamento. Non molto lontano, si trova un’altra cripta ricavata nella roccia…
…anche questa indagata dal Vernole, il quale riporta che era stata già ai suoi tempi tagliata in due dall’opera delle cave circostanti…
Anche qui, nessun accenno di affreschi, solo alcune nicchie per riporre i lumi dell’illuminazione…
E’ in questo paesaggio abbandonato e selvaggio, che ad un certo punto io e Fabio esclamiamo all’unisono: e questo?
Nascosto dalla vegetazione si apre un tunnel che sparisce sotto terra…
…così, iniziamo a seguirlo…
In alcune parti è voltato e coperto, ma in vasti tratti rimane senza copertura…
Lo scavo è preciso e meticoloso, alto ad altezza d’uomo. Mi ricorda molto la parte ipogea dell’acquedotto Romano del Triglio, in agro di Statte, che portava l’acqua dalle murge fino a Taranto… ma non oso immaginare una connessione simile fra l’antica Alezio e Gallipoli!
Questi canali sono lunghi centinaia di metri…
…in alcuni tratti il percorso si biforca, ma seguirlo completamente è impossibile perché in vasti tratti è completamente sommerso dalla vegetazione, quindi dobbiamo uscire dal suo interno e costeggiarlo dall’alto…
…in alcuni tratti, poi, il percorso “sfocia” in ambienti rettangolari, forse usati come cava, e poi continua oltre…
L’esplorazione completa richiederebbe giorni!
Al suo interno sono cresciuti alberi interi! Qui sopra si nota un’altra biforcazione dei canali…
…alcuni colmi anche di terriccio…
…oltre che di spazzatura…
Il camminamento continua (direzione Gallipoli) fino alla strada statale che da Gallipoli porta a Leuca, sparendo sotto di essa. In alcuni punti, si notano due fori, posti uno di fronte all’altro, all’interno dello scavo.
A cosa serviva questa grande opera di scavo non saprei dire. Potrebbe risalire ai canali di bonifica che il regime fascista fece negli anni ’30 in alcune parti del Salento, come ad esempio verso Ugento? Ma perché il Vernole non ne parla, nel suo saggio? Dovevano essere proprio i suoi anni, quelli interessati da quest’opera… Lasciamo l’interrogativo agli esperti!
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