Complice la visita all’amico e studioso Aldo D’Antico sono tornato a Parabita, piccolo e affascinante borgo dell’entroterra di Gallipoli, dove ho potuto approfondire la conoscenza della sua storia. Aldo mi ha guidato nel palazzo dove ha fondato la sua monumentale e preziosissima biblioteca, dove si custodisce la storia dei cosiddetti Promessi Sposi di Parabita.
Una storia d’amore che risale al 1780 e che ha per protagonisti don Francesco Saverio, figlio di don Giuseppe Ferrari, primo duca di Parabita, e Rosaria Cataldo, giovane popolana. La vicenda, scoperta da Mario Cala e dallo stesso pubblicata per la Pro Loco nel 1977, per alcuni aspetti presenta appunto similitudini con il celebre romanzo di Alessandro Manzoni, “I promessi sposi”, ma non ha un epilogo felice. Infatti il “tentativo” di matrimonio non fu mai dichiarato legittimo, anzi con decreto del 9-6-1780 fu sancita la reclusione nel “Conservatorio delle Pentite” di Lecce di Rosaria e a don Saverio il divieto di accedervi. Il suo dolore fu tale che un anno dopo morì. Oggi il castello è abitato dalle famiglie Villani e Ravenna, discendenti degli Elia, a cui i beni feudali di Parabita sono pervenuti da Mariantonia, figlia della duchessa Lucia la Greca.
In questo palazzo, che accoglie oltre 20.000 volumi che custodiscono la storia dell’intero Salento, ma anche molto altro, Aldo mi mostra il suo piccolo Museo archeologico…
… una collezione di reperti ritrovati nel territorio circostante, che restituiscono un’idea dell’antichissima frequentazione del territorio parabitano…
…un territorio ricco di anfratti e grotte naturali…
Nella collezione, numerosi denti di squalo, utilizzati dagli uomini preistorici come utensili…
Non potevano mancare reperti della famosa Grotta delle Veneri, che abbiamo già conosciuto…
Per chiudere, anche alcuni reperti di epoca messapica… prima di fare un balzo di oltre 1500 anni…
…visitando la chiesa del Santissimo Crocifisso e il convento degli Alcantarini…
…giunti a Parabita nel 1726, e qui, subito costruirono la loro dimora.
Entriamo nella chiesa…
…che custodisce interessanti opere d’arte…
…come questo Cristo ligneo del XVII secolo, che raffigura l’Imago Pietatis, il Cristo dell’estrema umiliazione che abbiamo già visto come sia diffuda nel Salento…
Stupenda questa cappella, dal pavimento maiolicato…
Splendido anche l’altare maggiore…
…sul quale è affrescata anche qui l’immagine che abbiamo incontrato prima, qui molto venerata…
La sagrestia conserva alcuni alberi genealogici degli Alcantarini…
…in questa chiesa operava anche una Confraternita molto pietosa, che provvedeva al funerale dei defunti di famiglie molto povere, trasportando il morto in questa cassa, fino al luogo della sua sepoltura, e che qui si è conservata, a memoria di tempi pietosi che tennero unita questa comunità fino all’alba dei nostri giorni.
(grazie di cuore al caro amico Aldo D’Antico)
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