I recenti ed importanti scavi archeologici stanno restituendo all’umanità l’anfiteatro della città di Rudiae, antichissimo centro abitato già nel IX secolo a.C. Tuttavia, osservando le campagne proprio all’uscita di Lecce, tagliate in due dalla superstrada che porta a Gallipoli, si possono ritrovare alcuni scorci di questa fondamentale città messapica che sono completamente abbandonati agli sterpi.
Rusce era un grande centro abitato, sviluppato, a giudicare dall’ampiezza della cinta muraria, sopra un’estensione di circa 100 ettari, il doppio delle dimensioni che raggiunse la dirimpettaia Lupiae in epoca romana, posta a circa 3 chilometri. Ma la patria del grande Quinto Ennio, il “padre della letteratura latina”, già nel I secolo d.C. era ormai solo un villaggio, rispetto ai vicini.
Come si diceva, la superstrada taglia in due un sito importante. Tanto per cominciare, la cinta muraria…
…ridotta ormai ad un ammasso di ruderi, fra i quali spuntano qua e là grossi blocchi monolitici…
…e solo osservandoli da vicino si può apprezzare le loro notevoli dimensioni…
Avvicinandosi a questa costruzione, circa duecento metri a destra della superstrada, si riconoscono i grossi blocchi riutilizzati, proprio sopra la fondazione che corre lungo la linea difensiva…
…una vera pagghiara megalitica!
Tutto il terreno è letteralmente coperto da frammenti e cocci d’ogni genere.
Poi, ma facendo grande attenzione in quanto è pericoloso, camminando sul bordo della superstrada, si riesce a percepire come la necropoli sia stata letteralmente tagliata in due dall’arteria stradale…
Si contano a vista 3-4 tombe, foderate dai grossi lastroni monolitici, ma altre sono coperte dalla vegetazione.
E’ qui, varcata la sede stradale e ritrovandoci sul lato sinistro dell’arteria viaria, che Alberto Signore, presidente dell’Associazione Amici dei Menhir, mi aiuta a ritrovare il settore più significativo di questa necropoli. Anche se, come lui mormora ai miei orecchi, si vergogna… davanti a cotanto abbandono ed erbacce alte due metri.
Armato di forbici e rastrello mi decido di liberare questa necropoli dalla vegetazione… e dopo un’oretta, già si comincia a rivedere i luoghi del riposo eterno dei nostri progenitori!
Purtroppo, Alberto aveva ragione circa il degrado e l’abbandono… ma personalmente non posso non commuovermi davanti alla monumentalità di queste tombe!
Anche qui il terreno è ricoperto di resti frantumati di vasellame d’ogni genere.
La tomba più particolare sembra racchiusa in una sorta di recinto, vagamente circolare…
…lo vediamo qui… con al suo interno una grossa lastra sepolcrale…
Il muro retrostante è di una villa privata, il cui proprietario ci ha raccontato che un tempo questa struttura circolare era interamente coperta da un’unica lastra… da parecchio ormai scomparsa!
Certamente, una tomba atipica…
E’ qui, fra il frastuono di questa strada, il suo traffico e pure la sua solitudine, che Alberto si scuote dalla sua “vergogna”, forse placato da questa piccola opera di pulizia, e mi racconta di una seduta spiritica cui partecipò, proprio in questo luogo. Di come vide apparire lo spirito di Quinto Ennio, come a difesa di questo monumento funebre circolare. Il Poeta si rifiutò di parlare in italiano, come gli confermò l’amico latinista che era con Alberto. E corrucciato contro la lingua di Dante Aligheri, a quest’ultimo rimproverava la sua personale esclusione dalla Divina Commedia, in quanto reclamava il posto che gli spettava di diritto, e che gli era stato rubato da Virgilio. In fondo, un sentimento di indomita rivalsa, che avranno provato i suoi fratelli Messapi, davanti all’incontrastabile potenza nascente di Roma!
Lastre spezzate di tombe dimenticate affiorano ovunque, intorno. Ovviamente, tutte depredate già da tempo incalcolabile. Tuttavia questa passeggiata mi ha lasciato nel cuore una piacevole sensazione di appartenenza. A questo lembo di terra, persino al suo abbandono. Lasciamo queste tombe libere dalla vegetazione, col pensiero che magari qualche altro nostalgico ci passi vicino e ci lasci anch’egli un pensiero! Magari anche solo un omaggio al più grande letterato di Rudiae, dimenticato progenitore della cultura europea.
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