Il complesso monumentale dedicato a S. Maria dell’Alto è ubicato nell’area settentrionale delle “Serre di Sant’Elia”, tra i comuni di Campi Salentina, Cellino San Marco e Squinzano in un sito riconosciuto, con Decreto del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali del 23 dicembre 1997, “Di notevole interesse pubblico”.
Il luogo, inoltre, si caratterizza per la presenza di una suggestiva villa neoclassica datata: “A.D. 1829”,
L’intera area è rivestita da un fitto bosco di specie vegetali arboree: querce, olivastri, lecci, pini ed arbustive: lentisco, biancospino, cisto rosso, cisto bianco, mirto, asparago spinoso; residui di primigenie formazioni forestali che un tempo ricoprivano l’antico Salento.
Il sito, inoltre, è circondato da una zona a forte vocazione agricola, in particolare per la coltivazione dei vitigni autoctoni: negro amaro e malvasia, dalle cui uve si ottengono rinomati vini DOC, prodotti in prestigiose case vinicole locali.
La chiesa sino al 1602 era dedicata a “S. Maria di Bagnara”, per la vicinanza con l‘antico casale di Bagnara, di probabile origine romana, dal quale, verso la fine del XIII secolo, le popolazioni esasperate da continue incursioni devastatrici fuggirono dando origine al nucleo abitativo riconducibile all’odierna Campi. Successivamente, verso la fine dell’800, assunse una duplice denominazione: la prima “Madonna dell’Alto”, per il rilievo su cui è posta, a 58 m s.l.m.; a ridosso di quella linea difensiva greco-longobarda, realizzata dai bizantini, denominata: “limitone dei greci”.
Sempre nello stesso periodo, ovvero verso la fine del XIX secolo, la chiesa era dedicata anche alla “Madonna del latte” in quanto in essa si venerava un dipinto ottocentesco, raffigurante la divina maternità di Maria.
Il dipinto era collocato su un altare tardo barocco realizzato agli inizi della seconda metà del settecento e sostituito con una semplicissima mensa di pietra locale, oggi non più esistente, durante un imponente intervento di restauro finanziato nel 1970 dall’allora Ministero della Pubblica Istruzione e realizzato due anni più tardi, nel 1972, dalla Sovraintendenza ai Monumenti e Gallerie della Puglia.
La facciata della chiesa, monocuspidata, presenta in alto al centro un elegante rosoncino, con diciotto colonnine disposte a raggiera, decorato lungo il perimetro da una cornice di foglie di loto.
La facciata, inoltre, è impreziosita da un pregevole portale alto 5,20 m, che ripete lo stesso motivo a capanna della facciata, leggermente sporgente rispetto al piano di facciata, irrimediabilmente danneggiato nei primi giorni del mese di aprile del 1980 quando furono asportate le due esili colonnine a base ottagonale con i relativi capitelli a fogliame, di semplice fattura, che sostenevano il baldacchino alto 2,20 m, composto da un archivolto decorato e da una sottostante doppia fascia semicircolare, avente una superficie ampia e luminosa, che incornicia una lunetta, nella quale prima era posta una pittura. Al di sotto della lunetta, l’architrave, risulta finemente decorata con foglie di acanto.
L’interno della chiesa ha un aspetto imponente, largo 6,45 m. e lungo 16,50 m. è diviso in tre navate, quella centrale larga 2,50 m. le laterali 1,25 m., con archi a sesto acuto sormontati da colonne in stile bizantino, a base ottagonale, tutte uguali nella fattura ad eccezione delle ultime due, a sezione cruciforme, allineate con due colonne scanalate a metà, con capitello dorico e pulvino adorno di croci e palmette incise nella pietra, inserite nei muri perimetrali di destra e di sinistra, su ognuna delle quali poggiano due archi a tutto sesto.
Gli archi a tutto sesto, che immettevano in due ambienti laterali, sono poi stati murati durante un generale intervento di restauro eseguito verso la fine della prima metà del seicento, per le cattive condizioni statiche in cui versava l’intero edificio.
L’abside è spartita dall’esterno da quattro lesene e presentava tre originari finestroni di cui i laterali murati in seguito al restauro del 1972, mentre quello centrale ridotto a monofora.
Da una analisi approfondita delle colonne rudentate e rastremate a metà con capitello dorico inserite nell’attuale cassa muraria ed anche dalla struttura degli archi a tutto sesto realizzati con conci lunghi e stretti saldati tra di loro da bolo rossiccio impastato con pietre e cocci, secondo una tecnica costruttiva di epoca romana, molto diffusa in Puglia, gli studiosi di storia locale ipotizzano che l’intera struttura sia stata costruita sui resti di un precedente insediamento di probabile epoca romana ed insieme ad altri edifici, tutti ubicati a ridosso del “limitone dei Greci”…
… S. Maria di Gallana in territorio di Oria (sotto)…
…San Pietro in Crepacore, in agro di Torre S. Susanna…
…San Miserino, in agro di S. Donaci, pare avesse svolto la funzione di castra di sorveglianza e di difesa con il preciso scopo di arginare l’avanzata dei longobardi nella piana salentina, che era sotto il dominio politico, amministrativo e religioso dei bizantini.
Per questo lo Jurlaro vorrebbe retrodatare l’origine dell’edificio dedicato alla Madonna dell’Alto, al VII-VIII secolo.
di Antonio Minelli
fotografie di Alessandro Romano
© Questo sito web non ha scopo di lucro, non userà mai banner pubblicitari, si basa solo sul mio impegno personale e su alcuni reportage che mi donano gli amici, tutti i costi vivi sono a mio carico (spostamenti fra le città del territorio salentino e italiano, spese di gestione del sito e del dominio). Se lo avete apprezzato e ritenete di potermi dare una mano a produrre sempre nuovi reportage, mi farà piacere se acquisterete i miei romanzi (trovate i titoli a questa pagina). Tutto ciò che compare sul sito, soprattutto le immagini, non può essere usato in altri contesti che non abbiano altro scopo se non quello gratuito di diffusione di storia, arte e cultura. Come dice la Legge Franceschini, le immagini dei Beni Culturali possono essere divulgate, purché il contenitore non abbia fini commerciali. I diritti dei beni ecclesiastici sono delle varie parrocchie, e le foto presenti in questo sito sono sempre state scattate dopo permesso verbale, e in generale sono tutte marchiate col logo di questo sito unicamente per impedire che esse finiscano scaricate (come da me spesso scoperto) e utilizzate su altri siti o riviste a carattere commerciale. Per quanto riguarda le foto scattate in campagne e masserie abbandonate, se qualche proprietario ne riscontra qualcuna che ritiene di voler cancellare da questo blog (laddove non c’erano cartelli o muri che distinguessero terreno pubblico da quello privato, non ce ne siamo accorti) è pregato (come chiunque altro voglia segnalare rettifiche) di contattarci alla mail info@salentoacolory.it
La Chiesa di Santa Maria dell’Alto a Campi Salentina
Leave a reply