Vagando per le campagne del Salento non si finisce mai di osservare le tracce della sua storia secolare, e lo specchio di questa lunga parabola abitativa è la masseria. Spesso abbandonata, essa è stata sacrificata, e con essa il suo significato, sull’altare del progresso moderno, che paradossalmente non aiuta le genti e i contadini contemporanei ad occuparsi delle sue mura e la sua importanza.
Ma lungi da noi come sempre, su questa pagina, le malinconie e le recriminazioni, e diamo testimonianza visiva di questi monumenti. Perché di monumenti si tratta, al lavoro ed alla tenacia degli abitanti di questa terra, che nell’epoca cupa delle incursioni turche (XV-XVIII secolo) non si arresero al grande nemico che approdava qui, derubava e rapiva figli, e continuarono a lavorare la terra.
Qui stiamo osservando il magnifico panorama che si gode dalla torre di Masseria Rauccio, un panorama che è ancora identico a 5 secoli fa, dal cui verde degli olivi si eleva Masseria Barone Vecchio…
…è da qui che cominciamo questo ideale viaggio fra alcune delle numerosissime masserie dimenticate di questa terra…
Masseria Barone Vecchio confinava col feudo di Cerrate, siamo a nord di Lecce…
…è una costruzione cinquecentesca…
…la torre principale dell’insediamento è ancora intatta…
…i locali adiacenti sono leggermente posteriori al massiccio edificio centrale…
…si reggono tutti sotto grandi volte, ancora integre. E’ rimasta ancora parte della pavimentazione originaria…
…e sopratutto, un caratteristico pozzo a confessionale, molto raro nel suo impianto.
Visuale posteriore della torre (sopra), ed uno sguardo invece dagli ambienti della parte opposta…
Non molto distante da qui, Masseria Li Ronzi…
…oggi, ormai quasi un rudere…
…da questa foto del prof. Antonio Costantini (sopra, tratta dal libro “Masserie del Salento”, Congedo Editore) ci si può rendere conto della distruzione…
In origine, questa torre aveva anche un ponte levatoio che si poggiava sopra una scala esterna in muratura…
…nonostante il crollo, la sala interna al primo piano è ancora in piedi…
…voltata a botte, e dotata di caminetto…
Accanto alla torre, gli altri ambienti. Anche in questo caso, la torre era cinquecentesca e ciò che la circonda oggi nacque successivamente…
…qui, anche il pavimento stanno portando via…
Accanto ad uno di questi ambienti, si apre un ipogeo…
…che sinceramente non avevo mai notato, per via delle erbe infestanti…
…stavolta sono di meno, così mi adopero per scendere nell’ipogeo, con molta cautela… la curiosità è troppo forte!
Sembra tutto ben intonacato…
…i detriti crollati verso il basso rendono la discesa meticolosa…
…il fondo è del tutto ricoperto di pietre, quindi non si riesce a vedere il fondo… ma la camera sembrerebbe una normale cisterna…
…tutta ben intonacata…
Il foro di accesso è chiuso, dall’alto…
…da qui si vede, quel che resta della struttura, totalmente invasa dalla vegetazione…
Poco distante dalla torre il pozzo, quello da cui si attingeva l’acqua dalla falda…
…dentro cui si notano anche i “gradini” da cui un tempo vi si scendeva, probabilmente per opera di manutenzione e pulizia…
Ora siamo in agro di Serrano, presso Masseria Mancineddha…
…si intravede ancora l’antica strada carraia che la collegava col resto del suo mondo…
Quello che risalta agli occhi, qui, è il suolo. Roccia affiorante. Alle sue spalle ci sono le antiche cave che sono state utilizzate per edificare Serrano e Carpignano.
Sono rimasti pochissimi ambienti ancora in piedi…
Il fondo roccioso è stato utilizzato ampiamente per canalizzare l’acqua, ad uso della masseria…
…qui sopra il pozzo, da cui veniva prelevata la sorgente…
…che andava a riempire pozzi e pozzelle, disseminate ovunque, intorno…
…sopratutto, una sorta di grande cisterna a cielo aperto, sul cui utilizzo ancora ci sto riflettendo…
Sulla strada che congiunge Leverano a Porto Cesareo si nota, sulla sinistra, questa grande torre ormai crollata: Masseria Manieri d’Arneo…
…doveva essere importante, visto la sua imponenza. Agli angoli era fortificata da una potente zoccolatura. Purtroppo non è bastata a preservarla…
… adiacente, la struttura successiva, anch’essa caduta in disuso…
In agro di Nardò, uno degli esempi più importanti di masseria fortificata ma anche di dimora nobiliare, di tutta la Terra d’Otranto: Masseria Trappeto.
Una torre del XVI secolo…
…a cui si accedeva da un ponte levatoio, poi modificato successivamente…
Caratteristico il grande apiario, dietro la masseria…
…col quale si produceva una gran quantità di miele.
La torre è adornata con gusto da fregi e merletti…
…anche la torre colombaia…
…un raro esempio di colombaia quadrata…
A proposito di pozzi e apiari, volevo aggiungere alla galleria l’apiario più grande che ho documentato finora: si trova (sopra) nella odierna Tenuta Lucagiovanni, in agro di Scorrano…
…e poi, mi ha colpito questo pozzo, posto in agro di Novoli, nel suggestivo scenario della Valle della Cupa…
…decorato da queste croci dipinte, attorno a questo incavo rettangolare, nella parete davanti al pozzo.
Chiudiamo al tramonto di questa bella passeggiata sulla Serra del Mito, in agro di Tricase…
…qui, svetta un’altra grande torre masserizia…
Qui sorgeva l’abbazia di Santa Maria del Mito, si suppone fondata fra VIII e IX secolo, in una zona di cenobi, cripte e cappelle antichissime. Nel tempo, l’abbazia si evolve in un notevole centro di cultura e diventa una masseria totalmente autosufficiente. Essa visse in pieno, come gran parte del Salento, il periodo delle scorrerie turche.
Dell’antica abbazia, come già successe a quella di San Nicola di Casole, restano oggi poche murature superstiti…
Era collegata alla vicinissima Torre del Mito, sentinella cinquecentesca su quel mare pericoloso…
… la distesa verde delle campagne si incontra qui con quella azzurra del mare. Una storia da non dimenticare, in memoria di quei nostri progenitori che qui vissero, sudarono e lottarono.
(grazie al mio caro amico, il prof. Antonio Costantini, il mio sprone personale nel continuo andare per le campagne alla ricerca, e grazie a Manuela Zonno per le notizie su Masseria Mancineddha)
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