Un fazzoletto di terra proiettato nel Mediterraneo, apparentemente insignificante, in realtà luogo cruciale per lo sviluppo dell’umanità, questo è il Salento preistorico, ancora non abbastanza noto come meriterebbe. In questo breve viaggio sguazzeremo fra i colori ancora vividi di questo mondo lontano, tutto da studiare e da approfondire.
Cominciamo col notare nella mappa successiva la distribuzione delle località interessate dalla civiltà, ai primordi della vita, nel Salento. E ovviamente non può essere una mappa completa e definitiva.
Dopo le pagine dedicate alla Grotta dei Cervi di Porto Badisco, alla Grotta delle Meraviglie, o alla grande galleria dei Dolmen e Menhir (ancora in aggiornamento) in questa pagina ci fermeremo davanti ad alcuni siti che meriterebbero altrettanta attenzione. Come ad esempio il grande sistema di grotte che si estende in territorio di Poggiardo. Una zona veramente ancora da esplorare, che presenta numerose aperture in superficie.
Questo sistema di grotte ha restituito numerosi reperti, che testimoniano la frequentazione dell’uomo fin da tempi antichissimi.
Frecce, utensili, strumenti da lavoro, una vera miniera di informazioni.
Nella foto sotto anche uno dei diversi esemplari di manufatti che riproducono il simbolo fallico.
Un simbolo che abbiamo ritrovato spesso, nelle campagne del Salento (quelli della foto sotto sono legati ad una triste storia…)
…forse anche raffigurato in forma vagamente umana, come raffigurato nella foto successiva…
…o anche nel famoso Idoletto di Arnesano.
Questo reperto, datato dalla prof.ssa Ingravallo 5000 anni a.C. è tutt’oggi un mistero: nella tomba a grotticella dove fu ritrovato c’era una sepoltura, che non è dato sapere se uomo o donna. Con sé il morto aveva tre vasi, e fra le braccia questo reperto, molto difficile da classificare: sembrerebbe un reperto fallico, la fisionomia è a metà fra l’uomo e la civetta, insomma, le teorie si sprecano.
Ostuni conserva nel suo bellissimo centro storico la ricostruzione di una giovane donna, (in origine denominata Delia, dal suo scopritore, il prof Donato Coppola) morta col suo bambino ancora nel grembo, circa 25000 anni fa. Una visita è d’obbligo, al Museo di Civiltà Preclassiche della Murgia meridionale, e alle colline incantevoli di Ostuni, che custodiscono la grotta di questo eccezionale ritrovamento.
Fra i luoghi simbolo del Salento preistorico c’è senz’altro la Grotta Romanelli, a Castro. Scoperta da Paolo Emilio Stasi ai primi del 1900 è abbastanza piccola come estensione, appena 35 metri, ma ha restituito prove di frequentazione già dal Paleolitico.
Famoso è il bovide impresso all’interno della grotta…
…ma anche questa pietra, dipinta con questi motivi a pettine.
Lo stesso anno della scoperta della Grotta dei Cervi, in aprile, si ebbe un’altra scoperta non lontano da Badisco, a Santa Cesarea Terme: denominata Grotta Cosma, presenta dei pittogrammi molto simili a quelli di Badisco, talmente simili da far provare un’intensa emozione…
…l’unica pubblicazione sulla grotta è datata, e queste sono le poche foto (scattate dal prof. Paolo Graziosi) che si possono trovare sul web che illustrano l’arte di questo antro nascosto ai più.
Personalmente credo che la cultura di Badisco abbia lasciato altri siti (ancora da scoprire, nascosti chissà dove), che non si sia esaurita nell’unica rappresentazione della Grotta dei Cervi. E questa caverna ne è una prova. Una giornalista che visitò le grotte dirimpettaie di Valona, in Albania, mi raccontò di aver visto anche dall’altra sponda tracce simili. Ma restiamo nel Salento! Nello stupendo scenario delle campagne fra Poggiardo e Giuggianello c’è un panorama che certo non può lasciare indifferenti. Si tratta di diversi allineamenti di grandi blocchi monolitici… un muretto a secco ben strano!… oppure blocchi di riutilizzo ricavati dalla vicina città messapica di Vaste?…
Fa impressione vedere la somiglianza con altri allineamenti sparsi per il mondo, come in Etiopia (foto sopra, di Wikimedia Commons). E’ qualcosa veramente da indagare, perché nel Salento insiste solo in questo tratto di territorio, un fazzoletto di terra abbastanza ridotto, che però offre diversi esempi di queste costruzioni.
Siamo ora in territorio di Ugento. Altri misteri. In località Pazze, di fronte all’isoletta che fuoriesce dallo Jonio, ci sono segni evidenti del villaggio preistorico che proprio qui doveva avere una sorta di santuario, davanti al mare.
Si nota ancora una struttura circolare, parzialmente insabbiata, che presenta sulla sommità una costruzione…
A pochi metri un grande monolite, frantumato in più parti. Forse, in origine, l’arcaico menhir del villaggio.
Ma è puntando appena nell’entroterra, in località Terenzano, che si può fare questa disarmante scoperta. Un onfalo! Questo misteriosissimo incavo scavato nel cuore della terra che cosa mai può rappresentare se non un luogo di profonda comunione con la Madre Terra, il simbolo dell’ombelico, o forse proprio del capezzolo materno, che accoglieva le genti che qui si erano insediate?
Un luogo che sembra non avere eguali, o paragoni possibili…
Il Salento del resto non è nuovo ai rapporti con le divinità della maternità, come ci ricordano le Veneri di Parabita…
…e tutte le statuette simili che stanno venendo alla luce, nel corso degli anni. Di seguito la “Venere degli Alimini”.
Il Salento è ancora da esplorare. La mappa dei dolmen e dei menhir è ancora da completare definitivamente.
I disegni della Grotta dei Cervi ci ricordano quanto avanzata fu la civiltà in questo lembo di terra! Certo c’è ancora tanto da scoprire!
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