Poche fortificazioni nel Salento sono entrate nell’immaginario collettivo in maniera così potente come il castello di Acaya. Un maniero, un villaggio, un borgo intero fortificato, rimasto intatto al passare dei secoli, che rappresenta quasi un unicum in questo lembo d’Italia. Rappresentava il baluardo di Lecce, per gli assalitori che venivano dal mare. Il suo antico nome di Segine fu soppiantato dall’arrivo della famiglia Dell’Acaya, il cui membro di spicco, Giangiacomo, architetto dell’Imperatore Carlo V, ne rimodernò non solo il castello ma l’intero borgo.
All’interno dell’atrio del castello, nei recenti scavi di restauro dell’Università del Salento, venne alla luce una chiesetta bizantina. Se ne conservano dei preziosi affreschi, fra cui quello che raffigura la morte della Madonna, vegliata dagli Apostoli, e la sua anima assunta in cielo nelle braccia di Gesù.
Qui siamo all’interno della sala ennagonale, uno degli ambienti più suggestivi del castello. Per l’intero perimetro della sala è stato prodotto un bellissimo bassorilievo, colmo di figure mitologiche, ma anche, si suppone, i volti dei genitori di Giangiacomo dell’Acaya…
Ora siamo all’interno delle prigioni. Come era solito all’interno di luoghi simili, i prigionieri erano abituati a lasciare dei graffiti sulle mura degli ambienti. La storia ha voluto che anche Giangiacomo, gran signore, esimio cavaliere, conoscesse la triste sorte dei prigionieri, per via di alcuni debiti di cui, per troppa fiducia, si era fatto garante. Forse non fu rinchiuso in questo castello, forse finì in quello di Lecce, certo è che di questo grand’uomo si perdono le tracce in una galera come un delinquente qualunque!
Una visita in questo patrimonio della Storia e della bellezza del Salento non può che lasciare incantato qualsiasi visitatore che gli si accosti.
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