Il territorio nipponico, con una superficie di 377.971 kmq, è caratterizzato da una variegata morfologia, costituita da un sottile arco di terre emerse (la lunghezza supera i 1.900 km ed il perimetro circa i 30.000), numerosi gruppi insulari adiacenti (frazionati in ben 6.852 isole, le principali sono Honshu, Shikoku, Kyushu e Hokkaido)
ed un gran numero di isolotti e scogli – cime di rilievi ora sommersi –, che formano un arcipelago, in prevalenza montuoso e spesso di origine vulcanica, circondato dall’Oceano Pacifico ad Est e separato, dal continente asiatico, dal Mar del Giappone relativamente poco profondo. Nella sezione di levante, presenta, in prevalenza, sia litorali più alti e frastagliati rispetto al versante di ponente, dove risultano sabbiosi, meno articolati e dotati di poche insenature, sia cordoni litoranei che delimitano numerose lagune e formano veri e propri laghi costieri. Malgrado le problematicità naturali-ambientali – elevata sismicità, frequentissimi terremoti, eruzioni vulcaniche, tifoni e tsunami con effetti disastrosi –, il Giappone risulta densamente popolato (circa 130 milioni di abitanti, oltre il doppio della popolazione italiana, insediata su un territorio poco meno esteso rispetto a quello nipponico) e una densità media di 336 ab/kmq, che decresce da Sud a Nord ma culmina a circa 6.000 ab/kmq nella capitale, considerata oggi una delle principali aree critiche del Paese. Le peculiarità del territorio (catene montuose separate da strette valli, correnti oceaniche e latitudine) determinano, naturalmente, la variabilità del clima fra le regioni settentrionali e orientali, influenzate da masse d’aria polari marittime e continentali (per questo motivo, le montagne risultano coperte da una spessa coltre di neve per molti mesi all’anno). Nelle sezioni meridionali ed occidentali, invece, le correnti d’aria tropicali marittime (provenienti dal Pacifico) o continentali (dal Sud della Cina), lo rendono prevalentemente mite e temperato, tantoché i terreni sono coltivati anche d’inverno, malgrado umidità e piovosità. La conformazione geomorfologica dell’arcipelago, insieme alle caratteristiche climatiche, determinano la copertura vegetazionale. Le catene montuose, poco popolate, sono ricoperte, nella misura del 68%, da fitte foreste (seconde al mondo solo alle finlandesi), colonizzate da un’ampia e diversificata componente floricola, costituita, nelle aree montane, da frassini, pioppi, faggi, ontani e betulle con fitti sottoboschi, mentre, tra i 400 e 1500 mt di altitudine, da bambù, arbusti, salici, castagni, cipressi, alberi di canfora, felci e da vaste aree coltivate a piante da tè in tutta la fascia meridionale (il legno, comunque, da sempre, è utilizzato non solo come materiale da costruzione, ma svolge anche le funzioni di espressione artistica).
Agricoltura intensiva e specializzata – ortive, floreali, vivaistiche e in serra – praticata in strutture in legno o metalliche, protette da teloni in polietilene, lungo il litorale della sezione centrale del Mar del Giappone. I rilievi alimentano e condizionano il corso dei fiumi, i quali, anche se in prevalenza brevi e tumultuosi – il più lungo, lo Shinano, scorre sull’isola di Honshu per una lunghezza di 367 km prima di gettarsi nel Mare del Giappone, presentano una buona portata tanto da essere sfruttati, a causa dell’accentuata pendenza del terreno, per la produzione di energia idroelettrica. Delimitano altresì le valli interne ed influiscono, in modo significativo, sulla scarsa disponibilità di terreni coltivabili, rappresentati da aree pianeggianti o coperte da depositi alluvionali, da pianure litoranee e frange costiere (poco più dell’11% del territorio è sfruttato intensamente ad uso agricolo). Nell’area di transizione fra i rilievi e la bassa pianura, ricade, inoltre, la fascia delle risorgive, le cui copiose acque vengono destinate alla coltura del riso – saldamente affermata da epoche remote –, che, da sola, occupa oltre la metà della superficie coltivata (dalla distillazione del prodotto ricavato, si ottiene la bevanda nazionale, il saké) e costituisce la base dell’alimentazione del popolo giapponese, insieme a leguminose, patate, frumento, orzo, patate dolci, colture arboree ed arbustive, ecc. Notevole importanza rivestono, inoltre, i gelsi per l’allevamento dei bachi e le piante da tè, coltivate sui pendii montuosi.
Due tecniche differenti di coltivazione del riso: le piante, nelle camere di risaia, possono essere sommerse da pochi centimetri di acqua, o seminate in file interrate sul terreno asciutto e sottoposte a frequenti irrigazioni.
La conformazione del territorio giapponese e la pescosità delle coste – dovuta all’incontro, al largo delle coste, di una corrente fredda (l’Oyashio, proveniente dai mari artici) con una calda (la Kuroshio, di origine equatoriale), hanno determinato, infine, il regime alimentare delle comunità, le quali, a differenza degli Europei, evidenziano una cucina basata sul consumo di pesce piuttosto che su quello della carne.
Circa l’80% del territorio è attraversato da una serie di colline e di montagne che formano l’ossatura longitudinale dell’arcipelago e non raggiungono i 3.800 mt. Il principale è il Monte Fuji (o FujiSan, come lo chiamano i Giapponesi) – la vetta più alta (3.776 mt) ed una delle “tre montagne sacre” del Paese, insieme al Tate e all’Haku –, simbolo del Giappone e, ancora oggi, potenzialmente attivo, al pari dei 36 vulcani complessivi sui 160 totali presenti, in quanto ubicati sulla linea di demarcazione delle zolle tettoniche euroasiatica e pacifica. Inserito nella Lista Culturale del Patrimonio Mondiale Unesco, il sito si contraddistingue per l’incomparabile bellezza paesaggistica, spiritualità, biodiversità e suggestione esercitata dai giochi di luce e variazioni di colore. Circondato da cinque laghi (Kawaguchi, Sai, Yamanaka, Motosu e Shoji), la sua cima, innevata per dieci mesi all’anno, contribuisce alla formazione di fiumi e sorgenti sotterranei, che hanno consentito, fin dall’antichità, la sopravvivenza delle comunità locali, mentre, attualmente, forniscono un significativo contributo sia alla produzione di carta, prodotti chimici e apparecchiature elettroniche, sia all’allevamento di trote. Molti Giapponesi sono convinti che salire almeno una volta nella vita sulla cima della montagna sacra – area costellata di numerosi rifugi e, soprattutto, di templi e santuari, sia buddisti che shintoisti – sia un dovere religioso da rispettare, sebbene il percorso risulti molto faticoso.
Adele Quaranta è anche l’autrice del corredo fotografico, realizzato con il telefonino e spesso in condizioni estreme: da mezzi in movimento (quali barca, autobus, ecc.) e da punti di vista non sempre idonei a rappresentare l’oggetto osservato. Già Ricercatrice di Geografia economico-politica presso l’Università del Salento, in qualità di Presidente dell’Associazione Culturale G.ECO.S. («Geografia Ecosostenibilità Sviluppo»), è impegnata sia nella progettazione e realizzazione di un’ampia gamma di attività scientifico-culturali (incentrate su tematiche geo-economico-sociali), sia nella promozione e salvaguardia, in ambito nazionale e globale, delle specificità e complessità storico-geografiche e architettonico-paesaggistiche, nella convinzione che la “geografia” non è solo scienza dei luoghi, ma degli uomini e che nessun intervento di carattere operativo può essere intrapreso senza una preventiva lettura e analisi dell’organizzazione del territorio e delle vicende dell’habitat (www.gecos40.it). L’Autrice opera, inoltre, nell’ambito del volontariato coinvolgendo le scolaresche di ogni ordine e grado nella tutela delle “eredità” della società contadina (ormai quasi completamente scomparsa), puntando su numerose attività laboratoriali in grado di rafforzare le identità e tradizioni. Collabora, infine, con riviste e associazioni rivolte alla conoscenza, salvaguardia e valorizzazione del Salento, nonché con emittenti televisive locali (in particolare, Telerama e Terre del Salento, attive nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto).
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