E’ un argomento un pò crudo, tuttavia permette di calarsi nell’immaginario, non certo tenero, della vita in quell’epoca cruciale della civiltà umana, un periodo “buio”, amano dire certi, sicuramente ricolmo di violenza, ma anche focolare di nuove idee, che crebbero, insieme all’arte dell’affresco, pure nell’atto di rappresentare la tortura.
Facciamo un piccolo viaggio visivo, come sempre, fra le pagine di questo sito, per il puro piacere di sguazzare fra l’enorme quantità di immagini che propone il territorio del Salento e dell’Albania, divisi da uno stretto canale che non ha certo impedito la comunicazione e gli scambi fra i due popoli della sponda opposta. Bisogna andare un pò a cercare, per trovare rappresentazioni di torture che diano l’idea di quella poteva essere la realtà mille anni addietro. Le più semplici da trovare sono le immagini della raffigurazione dell’Inferno. Come a Specchia Gallone, per esempio, grazioso borgo, frazione di Minervino, nella chiesa di Sant’Anna.
Forse ancora più visionario, l’Inferno rappresentato in una tela della chiesa matrice di Galatone. Fin qui solo lance e bastoni, oltre ai mostri soprannaturali…
Nella chiesa di Santa Sofia e Santo Stefano, a Soleto, compaiono anche forconi, forbici e fiamme ovunque…
…e anche l’Inferno raffigurato della Chiesa della Madonna del Casale a Brindisi non è molto diverso.
Anche l’Apocalisse rappresentata all’interno della Basilica di Santa Caterina, a Galatina, trattiene una vivida ferocia.
Nelle foto sopra e sotto, siamo all’interno della chiesa di San Francesco della Scarpa, a Lecce: due violentissimi esempi di torture affrescate nel 1600…
Sopra, il brutale martirio di Santa Caterina raffigurato in un ciclo pittorico all’interno della Chiesa di Casaranello è uno dei più violenti, visivamente…
…ma anche quello di Santa Margherita, qui sopra affrescata nella chiesa rupestre omonima, a Mottola, dove si vede persino bollita in una pentola.
Qui sopra siamo invece all’interno della chiesa di San Matteo, a Lecce, davanti alla tortura di Sant’Agata: il taglio dei seni. Pratiche da caccia alle streghe!
Ma è a San Pancrazio Salentino che forse assistiamo al più brutale massacro affrescato in terra salentina… vola di tutto: pietre, frecce, si vedono uomini al palo e altri sgozzati, con la testa letteralmente staccata, membra appese agli alberi, e poi il particolare che nella semplicità dell’autore del dipinto rende ancora più cruda la scena: i bambini che partecipano. Forse una scena realmente accaduta, capitata dopo la classica strage perpetrata dai Turchi in Salento nel XVI secolo, guidati da un rinnegato salentino, che alla fine fece una brutta fine…
Facciamo ora un balzo dall’altra parte dell’Adriatico…
L’isola di Saseno, culla della giovane poetessa salentina Rina Durante, davanti alla baia di Valona…
In fondo, questa via è stata battuta per secoli e secoli. Chiamiamola come vogliamo, la via “Francigena”, o “egnatina”, in ogni caso ha unito queste sponde fin dai tempi dei progenitori dei Messapi.
Ci dirigiamo verso l’interno, precisamente per la regione centrale, ai confini con la Macedonia.
Tutta la zona è ricchissima d’acqua, fiumi possenti e grandi laghi sono il panorama costante.
Piccole chiese, abbazie solitarie, scampate alla distruzione della furia comunista durante il Regime, si ergono ancora, in silenzio, fra queste contrade…
Qualche monaco eremita, gentile e accogliente, accompagna i rari turisti che capitano da queste parti.
Chiostri affrescati, nel silenzio del romitorio, ricordano molto per esempio quello di San Benedetto, a Brindisi.
Qui ce n’è addirittura una schiera, di santi armati fino ai denti…
L’influenza orientale ovviamente qui è molto più evidente…
Altri santi armati…
Qui sopra vediamo forse la più completa sequenza di torture medievali. Ce n’è per tutti i gusti…
Qui sopra la tortura della ruota, con cui siamo abituati a vedere Santa Caterina d’Alessandria…
Altra scena abbastanza cruda, in cui si vede un santo trascinato letteralmente appeso ad un cavallo…
Questi incantevoli luoghi d’arte, immersi spesso in scenari da favola, nascondono così le più bieche torture medievali che l’arte ci ha conservato! Se vi è piaciuto questo reportage, vi consiglio una mostra impressionante che ho potuto documentare a questo link.
(Un ringraziamento particolare all’amica Tiziana Colluto, per la sua disponibilità umana, professionale e fotografica, Ed una precisazione: gli storici precisano che ad oggi non vi sono ancora documenti certi che provano l’utilizzo di queste pratiche di tortura nel Medioevo)
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