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Viaggio in Grecia

Se dovessi accompagnare un turista che arriva da un altro pianeta, per fargli conoscere le origini della civiltà in questo mondo, lo accompagnerei nel Mediterraneo, in Grecia.

Una delle prime tappe sarebbe l’isola di Creta, e il leggendario palazzo di Cnosso… Fu un importante centro della civiltà minoica, attorno al quale nacquero alcuni dei più emblematici miti della cultura Greca, come quello del re Minosse e il labirinto costruito da Dedalo. Ma anche quello di Teseo e il Minotauro, la cui leggenda racconta che Minosse abbia fatto costruire un labirinto per chiuderci dentro il Minotauro, un essere mostruoso nato dall’unione di sua moglie con un toro. Questa creatura aveva la testa di toro e il corpo di uomo. Ogni anno bisognava dare 7 fanciulli e 7 fanciulle in pasto al Minotauro nel labirinto. Il palazzo di Cnosso costituiva il centro politico, religioso ed economico dell’impero marittimo minoico e possedeva inoltre un carattere sacro. Il palazzo ricopriva una superficie di 22.000 m2, era costruito su più piani, con una pianta molto complessa e intricata. A Cnosso vi era una fiorente cultura degli affreschi. I cretesi dipingevano sulle pareti del palazzo con la classica visione di profilo, tipica dell’arte egizia. Il motivo di questa particolare tecnica rappresentativa è la causa dei continui scambi commerciali e culturali tra la civiltà cretese e quella egizia. I muri erano ricoperti da intonaci affrescati con soggetti marini, combattimenti con tori e motivi geometrici. Per la prima volta le immagini non erano usate per rappresentare concetti e simboli come nell’arte egizia, ma per abbellire i luoghi di vita. Il rapporto dei cretesi con la natura, specie quella marina, è testimoniato dalla pittura e dall’arte scultorea. La meraviglia assoluta del Partenone… forse il più famoso monumento della storia dell’Umanità… una delle migliori creazioni dell’architettura umana… le sue sculture sono considerate capolavori dell’arte greca. Il Partenone è un simbolo duraturo dell’antica Grecia e della democrazia ateniese… si può considerare una delle più importanti memorie dell’Umanità. Corinto, una delle glorie della Grecia antica, città fondamentale insieme a Micene e Tirinto, divenne ricca e famosa grazie all’esportazione di vasi in ceramica, in stile protocorinzio, e alla sua posizione geografica ideale, affacciandosi sia sul mar Ionio che sull’Egeo. Potenza marittima della Lega di Peloponneso, Corinto fu la principale alleata di Sparta contro Atene e la Lega di Delo. Corinto si trova su un colle sopra la città nuova. Sull’acropoli sorgeva il tempio principale, dedicato ad Apollo. La zona archeologica si trova a sud della città nuova. I resti risalgono all’epoca romana, con poche eccezioni del periodo precedente la conquista del II secolo a.C. Tra questi figura il tempio di Apollo del VI secolo a.C., preceduto dall’immensa agorà, delimitata lungo il lato meridionale dalle fondamenta di una stoà, il portico colonnato costruito per accogliere le personalità politiche, convocate nel 337 a.C. da Filippo di Macedonia. In mezzo alla fila centrale delle botteghe c’è un podio marmoreo da cui i funzionari romani si rivolgevano al popolo. Sono visibili i resti della Basilica Iulia, la fontana inferiore di Pirene, e quella superiore. Secondo la leggenda, la mortale Pirene pianse talmente la morte del figlio Cencriade ucciso dalla dea Artemide, da indurre gli Dei a trasformarla in sorgente, affinché il liquido delle sue lacrime non andasse perso. Le cisterne sono nascoste da un edificio con sei arcate sulla facciata, per custodirle dalle intemperie. Ad ovest della fontana, alcuni gradini portano alla strada di Lechéon, che un tempo era la via principale, per il portico, sul lato orientale invece si trova il Peribolo di Apollo, un cortile delimitato da colonne ioniche, in parte restaurate. Il museo archeologico è formato da tre sale grandi, nelle prime due è esposta una ricca collezione di statue, mosaici, figurine, rilievi e fregi greci e romani, nella terza sono raccolti i reperti rinvenuti nel corso degli scavi presso il tempio di Asclepio del V secolo a.C. L’antico teatro di Corinto si trova sul lato opposto l’ingresso dell’area archeologica; risale al V secolo, ma con la presenza romana è stato rifatto nel I secolo a.C., divenuto un “odeon” ossia un teatro coperto. Siamo ora in Epiro. Meteora, letteralmente “in mezzo all’aria” dal greco “META” “in mezzo a” e “AER” aria, “sospeso in aria” o “in alto nei cieli”, è una celebre località della Grecia, dichiarata patrimonio Mondiale dell’Unesco. Si caratterizza per la presenza di numerose torri naturali di roccia. Su diverse di queste torri si sono insediati dei monasteri, caratteristici per l’ardita costruzione in cima a pareti a picco. In origine ne furono costruiti ventiquattro. Oggi sono funzionanti e visitabili soltanto sei di essi (Agios Stefanos, Agia Triada, Gran Meteora, Varlaam, Roussanou e Agios Nikolaos), oltre un settimo disabitato; altri sono andati distrutti e in parte se ne conservano le rovine. Furono creati per monaci e suore che seguivano l’insegnamento della Chiesa Ortodossa Greca. Dei sei monasteri ancora intatti, il Sacro Monastero di Santo Stefano e il Monastero Roussanou sono abitati da suore. Si segnala anche il monastero di Ypapanti, accessibile per un sentiero che si diparte dal monastero della Grande Meteora: è abbellito da affreschi in stile macedone. I primi insediamenti risalgono all’XI secolo , quando i primi eremiti occuparono alcune grotte nei fianchi dei dirupi. Nei pressi della formazione rocciosa detta “Dupiani”, agli inizi del XII secolo si formò una comunità di asceti che dette avvio ad uno stato monastico organizzato. Nel XIV secolo, con l’arrivo dei turchi invasori, i monasteri furono costruiti sulle cime più aspre e inespugnabili. Dopo un periodo di proliferazione e di ampliamento dei monasteri, il passare del tempo e le calamità, come le incursioni di vari conquistatori, condussero al declino molti di essi, in particolare dopo il XVII secolo. Fino al secolo scorso i monasteri erano raggiungibili solo con scale a pioli o con sistemi a carrucola, ora ci sono scale in muratura o scavate nella roccia la cui salita è abbastanza impegnativa. Il panorama è sempre molto suggestivo. La morfologia del luogo e in particolare le torri hanno avuto origine con l’erosione della roccia arenaria. Molto probabilmente l’erosione è iniziata a opera del corso di un fiume che 25 milioni di anni fa sfociava nel mare che copriva l’attuale pianura della Tessaglia. Poi i rilievi sono stati modellati dall’acqua e dal vento, giungendo alla formazione di quattro gruppi di torri alte fino 400 metri. Il processo di erosione di Meteora, combinato con l’intenso sollevamento tettonico della regione, è il fattore più importante che ha generato questo impressionante rilievo. I principali agenti erosivi sono l’acqua piovana e il ghiaccio. Le acque piovane che scorrono provocano la disintegrazione meccanica dei conglomerati e la dissoluzione chimica della massa carbonatica. Inoltre l’acqua ghiacciata lungo le fessure delle rocce, con la sua successiva espansione, porta all’intenso sfaldamento dei ciottoli di conglomerato. L’erosione è particolarmente intensa nelle articolazioni delle rocce. Il vento è anche erosivo e disgregante e trasporta il materiale esposto alle intemperie. Contribuisce al progressivo decadimento delle rocce. me che richiama subito la Grecia e il concetto stesso di bellezza. Era conosciuta per essere

Epidauro, un nome che richiama subito la Grecia e il concetto stesso di bellezza. Era conosciuta per essere stata fondata come l’Epidauro Argolide, e per essere il luogo di nascita di Esculapio, il figlio del dio Apollo, noto nell’antichità come prodigioso guaritore. La città era nota per il suo santuario, situato a circa 8 km dalla città, così come il suo teatro, che è ancora in uso oggi! Il culto di Esculapio a Epidauro è attestato nel VI secolo a.C., quando il santuario più antico di Apollo Maleatas non era più abbastanza spazioso. L’asclepeion di Epidauro era il centro di guarigione più celebrato del mondo classico, il luogo in cui i malati andavano nella speranza di essere curati. Per scoprire la cura giusta per i loro malanni, hanno trascorso una notte nell’enkoimeteria, una grande camera da letto. Nei loro sogni, il dio stesso avrebbe consigliato cosa avrebbero dovuto fare per riguadagnare la loro salute. All’interno del santuario c’era un edificio per i pellegrini con 160 camere. C’erano anche sorgenti minerali nelle vicinanze, che potevano essere state utilizzate per la guarigione. Esculapio, il più importante dio guaritore dell’antichità, portò prosperità al santuario, per cui nel IV e III secolo a.C. si intraprese un ambizioso programma di costruzione per l’ampliamento e la ricostruzione degli edifici monumentali. La fama e la prosperità continuarono per tutto il periodo antico. Fu visitato (ma anche saccheggiato!) da celebri personaggi, che vi lasciarono dediche di riconoscenza o atti di distruzione e barbarie. Anche dopo l’avvento del Cristianesimo e il silenzio degli oracoli, il santuario di Epidauro era ancora conosciuto fino alla metà del V secolo, sebbene fosse diventato un centro di guarigione cristiano. Un crescendo che nei corso dei secoli e dei millenni, l’ha visto infine inserito nel 1988 nei patrimoni dell’umanità dell’Unesco. Sin dall’antichità, dunque, questo luogo è stato meta di pellegrini che cercavano la guarigione. In onore di Esculapio furono create le feste in suo onore, denominate Asclepiei. Le guarigioni dei fedeli avvenivano in un edificio detto àbaton: prima di accedervi il pellegrino doveva aver compiuto le lustrazioni di purificazione necessarie. L’àbaton si trova nel centro del santuario, nella spianata dove sorgono gli edifici di carattere più propriamente religioso. Ma non tutti i fedeli che giungevano ad Epidauro trascorrevano la notte nell’àbaton: questo edificio aveva infatti una funzione prettamente sacra mentre l’accoglienza dei forestieri avveniva in un altro edificio posto a nord del santuario, il cosiddetto katagogion, un edificio di pianta quadrata, suddiviso in quattro quadrati più piccoli. Ogni quadrato è formato da un cortile sul quale si affacciano delle stanze, diverse per forma e numero in ciascuna sezione. All’interno delle camere venivano consumati i pasti, mentre per dormire i pellegrini potevano utilizzare le porzioni di spazio lasciate libere. Il katagogion risale al III secolo a.C. ma gli attuali resti risalgono ad un rifacimento successivo. I pellegrini che ogni anno, in primavera, arrivavano da tutta la Grecia per festeggiare Esculapio erano molto più numerosi di quanti potevano trovare alloggio nel katagogion: questo edificio, infatti, era una sorta di albergo dal carattere elitario, mentre la gran massa dei fedeli dormiva nelle tende disposte fuori. Il tempio fu costruito nelle vicinanze dell’abaton tra il 380 e il 375 a.C. Si conservano le fondamenta e, nella cella a navata unica, resta visibile la base sulla quale doveva ergersi la statua di culto. Una fossa lungo la parete meridionale della cella ospitava probabilmente il tesoro di Asclepio. Il teatro è stato realizzato nel 350 a.C. su progetto dell’architetto Policleto il Giovane. Malgrado non manchino testimonianze di edifici dell’epoca, nessuno eguaglia per perfezione e armonia di proporzioni l’architettura di Epidauro. Per non parlare dell’eccezionale acustica ottenuta soltanto su basi empiriche. L’orchestra di 20,28 m di diametro è posta tangenzialmente alla scena ed è avvolta per circa due terzi dalle gradinate del pubblico. Uno dei pregi maggiori di questo teatro, dovuto probabilmente a un attento calcolo delle dimensioni della scena e della curvatura della cavea è l’acustica perfetta che consente di far giungere la voce sin nei ripiani più alti, amplificando ogni minima emissione sonora. Collocato a 500 metri di altitudine, in linea d’aria, a 8 km dal Golfo di Corinto, il santuario panellenico di Delfi, di cui il tempio è la principale costruzione, risale all’Età micenea, mentre le prime figurine testimonianti della sua attribuzione ad Apollo risalgono al VIII secolo a.C. …Evidenze archeologiche hanno dimostrato che il sito in cui era collocato l’oracolo fu luogo sacro fin da epoche ancora più remote. In epoca antica la consultazione dell’oracolo conservava una periodicità annuale, in epoca classica tale periodicità acquisì una ordinaria cadenza mensile più le consultazioni considerate straordinarie. L’organizzazione templare risultava articolata: i sacerdoti di Apollo erano due e venivano nominati a vita, essi avevano cura del culto al dio e conservavano la sua statua; seguivano gli hósioi, nominati anch’essi a vita controllavano il rispetto dei riti lì celebrati; i prophétes assistevano invece la Pizia, che viveva nel santuario; seguiva altro personale addetto ai sacrifici, alle pulizie, all’amministrazione. La personalità più in vista era la Pizia, la profetessa, scelta tra le donne di Delfi senza alcuna selezione in base all’età e nominata a vita. Potevano esservi più profetesse, fino a tre, la loro esistenza sacra era regolata dalla purezza rituale e dalla continenza, condizione esibita anche per mezzo di un preciso abbigliamento e per un’alimentazione regolata. Siamo alle Termòpili, una località dove nell’antichità esisteva uno stretto passaggio costiero. Il nome significa “porte calde” e deriva dalla presenza di numerose sorgenti naturali d’acqua caldaÈ nota soprattutto per la battaglia del 480 a.C., nella quale una piccola forza greca comandata dal re di Sparta Leonida e composta da vari contingenti, tra i quali spiccavano i soldati scelti spartani, rallentò l’avanzata dell’esercito persiano comandato da Serse I a prezzo della quasi completa distruzione; da allora il termine «termopili» è utilizzato per indicare una tragica ed eroica resistenza nei confronti di un nemico molto più potente. Eccoci a Micene, in Argolide… La porta dei leoni era l’accesso principale alla città, così detta per le decorazioni sul triangolo di scarico con due leoni simmetricamente disposti ai lati di una colonna…. un’altra delle immagini più iconiche dei libri di Storia di tutto il mondo, di ogni dove, di ogni lingua… Risale al 1300 a.C. circa, e fa parte del sistema di fortificazioni delle mura ciclopiche. Non venne mai sepolta, anzi indicava il luogo dei resti di Micene quando l’archeologo tedesco Heinrich Schliemann scavò con successo la rocca e la necropoli. La Porta è famosa per il massiccio architrave e i due stipiti sulla soglia, sormontato da una grande lastra triangolare con due leonesse affiancate in piedi sulle zampe anteriori ai lati di una colonna di tipo minoico, La colonna del fregio è rastremata verso il basso, secondo l’uso cretese. Il triangolo decorato è alto 2,90 metri; l’architrave che lo sostiene è lungo 5, profondo 2,50. La porta è larga 3 metri. Si calcola che il solo architrave pesi circa 20 tonnellate. Attraversiamo lo Stretto di Corinto, un canale navigabile che era stato pensato già in epoca classica, tentato di scavare dall’Imperatore Romano Nerone, ed infine realizzato alla fine dell’Ottocento… questo passaggio unisce i due mari della Grecia… ed apre alla navigazione verso le isole del meraviglioso arcipelago… che funse da ispirazione per un racconto del grande Dostoevskij, “Il sogno di un uomo ridicolo”, dove il protagonista plana dallo spazio verso la terra, scrivendo così: Io stavo in una di quelle isole che costituiscono l’arcipelago greco… pareva che tutto splendesse come di una festa e di un grande, santo trionfo, finalmente raggiunto. Un carezzevole mare smeraldino sciabordava calmo contro le rive e le baciava con un amore palese, visibile, quasi cosciente… e infine conobbi gli uomini di quella terra felice… essi mi vennero incontro, mi circondarono, mi baciarono… figli del sole, figli del proprio sole”… Io non so cosa volesse esprimere della propria intimità il grande scrittore. Io vi ho ritrovato l’innocenza e la purezza dei Miti Greci… della nascita della poesia… di un tempo così lontano da noi, oggi… ma che doveva essere immediatamente successivo a quando gli uomini uscirono dalle caverne, e dopo aver trovato un equilibrio con la natura, per la loro sopravvivenza, indugiarono un giorno a osservare le rosse tinte del tramonto, ad annusare l’esile fiore sul loro cammino… e certamente si domandarono: come sorse questo mondo meraviglioso?

ALESSANDRO ROMANO (chi sono)

Foto Stefano Margiotta, Stefano Palma, Pasquina Cuzzupè.

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