Epidauro, un nome che richiama subito la Grecia e il concetto stesso di bellezza. Era conosciuta per essere stata fondata come l’Epidauro Argolide, e per essere il luogo di nascita di Esculapio, il figlio del dio Apollo, noto nell’antichità come prodigioso guaritore.
La città era nota per il suo santuario, situato a circa 8 km dalla città, così come il suo teatro, che è ancora in uso oggi! Il culto di Esculapio a Epidauro è attestato nel VI secolo a.C., quando il santuario più antico di Apollo Maleatas non era più abbastanza spazioso.
L’asclepeion di Epidauro era il centro di guarigione più celebrato del mondo classico, il luogo in cui i malati andavano nella speranza di essere curati. Per scoprire la cura giusta per i loro malanni, hanno trascorso una notte nell’enkoimeteria, una grande camera da letto.
Nei loro sogni, il dio stesso avrebbe consigliato cosa avrebbero dovuto fare per riguadagnare la loro salute. All’interno del santuario c’era un edificio per i pellegrini con 160 camere.
C’erano anche sorgenti minerali nelle vicinanze, che potevano essere state utilizzate per la guarigione. Esculapio, il più importante dio guaritore dell’antichità, portò prosperità al santuario, per cui nel IV e III secolo a.C. si intraprese un ambizioso programma di costruzione per l’ampliamento e la ricostruzione degli edifici monumentali.
La fama e la prosperità continuarono per tutto il periodo antico. Fu visitato (ma anche saccheggiato!) da celebri personaggi, che vi lasciarono dediche di riconoscenza o atti di distruzione e barbarie.
Anche dopo l’avvento del Cristianesimo e il silenzio degli oracoli, il santuario di Epidauro era ancora conosciuto fino alla metà del V secolo, sebbene fosse diventato un centro di guarigione cristiano.
Un crescendo che nei corso dei secoli e dei millenni, l’ha visto infine inserito nel 1988 nei patrimoni dell’umanità dell’Unesco.
Sin dall’antichità, dunque, questo luogo è stato meta di pellegrini che cercavano la guarigione. In onore di Esculapio furono create le feste in suo onore, denominate Asclepiei. Le guarigioni dei fedeli avvenivano in un edificio detto àbaton: prima di accedervi il pellegrino doveva aver compiuto le lustrazioni di purificazione necessarie.
L’àbaton si trova nel centro del santuario, nella spianata dove sorgono gli edifici di carattere più propriamente religioso. Ma non tutti i fedeli che giungevano ad Epidauro trascorrevano la notte nell’àbaton: questo edificio aveva infatti una funzione prettamente sacra mentre l’accoglienza dei forestieri avveniva in un altro edificio posto a nord del santuario, il cosiddetto katagogion, un edificio di pianta quadrata, suddiviso in quattro quadrati più piccoli.
Ogni quadrato è formato da un cortile sul quale si affacciano delle stanze, diverse per forma e numero in ciascuna sezione. All’interno delle camere venivano consumati i pasti, mentre per dormire i pellegrini potevano utilizzare le porzioni di spazio lasciate libere.
Il katagogion risale al III secolo a.C. ma gli attuali resti risalgono ad un rifacimento successivo. I pellegrini che ogni anno, in primavera, arrivavano da tutta la Grecia per festeggiare Esculapio erano molto più numerosi di quanti potevano trovare alloggio nel katagogion: questo edificio, infatti, era una sorta di albergo dal carattere elitario, mentre la gran massa dei fedeli dormiva nelle tende disposte fuori.
Il tempio fu costruito nelle vicinanze dell’abaton tra il 380 e il 375 a.C.
Si conservano le fondamenta e, nella cella a navata unica, resta visibile la base sulla quale doveva ergersi la statua di culto. Una fossa lungo la parete meridionale della cella ospitava probabilmente il tesoro di Asclepio.
Il teatro è stato realizzato nel 350 a.C. su progetto dell’architetto Policleto il Giovane.
Malgrado non manchino testimonianze di edifici dell’epoca, nessuno eguaglia per perfezione e armonia di proporzioni l’architettura di Epidauro.
Per non parlare dell’eccezionale acustica ottenuta soltanto su basi empiriche.
L’orchestra di 20,28 m di diametro è posta tangenzialmente alla scena ed è avvolta per circa due terzi dalle gradinate del pubblico.
Uno dei pregi maggiori di questo teatro, dovuto probabilmente a un attento calcolo delle dimensioni della scena e della curvatura della cavea è l’acustica perfetta che consente di far giungere la voce sin nei ripiani più alti, amplificando ogni minima emissione sonora.
Inizialmente fu adibito alla rappresentazione di tragedie.
Ancora oggi si tengono grandiosi spettacoli, all’interno di questo teatro unico al mondo, e mi piace chiudere ricordando le parole di Henry Miller, nel libro “Il colosso di Marussi”: “A Epidauro, nella quiete, nella grande pace che scese su di me, udii batter il cuore del mondo”.
(Fonti: Wikipedia e i pannelli informativi di Epidauro. Grazie al caro amico Stefano Margiotta per queste fotografie! Io personalmente non ho ancora potuto vedere coi miei occhi questa meraviglia, ma credo di aver reso lieto il lettore che, come me, conta di realizzare un giorno questo sogno!)
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