E’ un viaggio alle radici della Terra d’Otranto, scoprendo la Cavallino messapica, attraversare il Museo Diffuso della storica cittadina poco distante da Lecce. Un’esperienza che, grazie all’egregio lavoro del prof. Francesco D’Andria e dell’Università del Salento, tutti oggi possono vivere come una passeggiata in campagna, sulle vestigia di una delle più importanti città della Messapia.
Tutto l’insediamento è racchiuso all’interno di una grandiosa opera di fortificazione, lunga 3,1 km e comprendente un’area di ben 69 ettari. Le strutture più antiche sono costruite sopra il banco di roccia viva, la calcarenite affiorante. Lo stesso fossato del perimetro murario è scavato in essa, profondo 2,5 metri e largo 3,5 metri.
L’impianto della città arcaica, a cui appartiene la fortificazione, si sovrappone a insediamenti di epoca precedente. Il primo di essi è stato un villaggio di capanne dell’Età del Bronzo, di cui restano i buchi scavati sul fondo di roccia che fungevano da alloggiamento ai pali che sostenevano le abitazioni. Dopo un periodo di abbandono, il sito rivive nell’VIII secolo a.C. arrivando a prosperare il secolo successivo.
Qui notiamo due cippi posizionati in origine fuori le mura, e qui ricostruiti, recanti un’iscrizione in lingua messapica.
Tutto il percorso all’interno del Parco Archeologico è sapientemente accompagnato da pannelli illustrativi che illustrano al visitatore ciò che sta vedendo e ricostruiscono ciò che non si vede più. Sono il frutto del lavoro degli archeologi che per anni hanno lavorato qui, e che hanno consentito l’apertura al pubblico nel 2003.
Il Parco confina con l’ottocentesco muro di cinta del castello di Cavallino, storica residenza dei Castromediano.
La città messapica era fornita di un interessante sistema di raccolta delle acque, che la rendeva assai avanzata…
All’interno della città vi erano numerose “specchie”, ossia cumuli di pietrame informe ammassato in modo tale da ricavare una sorta di collinetta ad uso delle sentinelle.
La città è attraversata da strade carraie, ricavate nel banco roccioso, di cui sotto se ne vede un esempio…
L’opera di scavo ha riportato a vista il perimetro delle abitazioni di diversi quartieri residenziali…
Qui sopra vediamo il sito abitato a capanne, precedente alla città messapica, di cui restano i buchi di palo delle abitazioni…
…e qui, invece, un’interessante tomba a camera…
Osservando la foto sopra, si nota il “letto” dove era riposto il defunto, ricavato direttamente dallo scavo del banco roccioso.
Qui sotto vediamo il punto più basso della “Cupa”, l’inghiottitoio delle acque…
Qui siamo davanti ad un altro sito interessante di raccolta delle acque…
Sopra, sulla destra, si nota il punto in cui il canale sfociava nella cisterna…
…tutto il suo percorso era coperto da lastre sui cui gli abitanti della città passavano tranquillamente.
Qui sopra altri esempi delle specchie cittadine…
Affascinante ritrovare in questo sito le costruzioni rurali che i contadini eressero secoli dopo, continuando a vivere questi luoghi. Utilizzarono il materiale della città, le pietre informi e i blocchi lavorati…
…sulla trave di questa “pagghiara” si nota una croce, molto consumata, ricordo di un pellegrino devoto…
E qui siamo davanti ad una delle porte di accesso della città che meglio si è conservata…
…si nota la strada carraia che la attraversava…
Da qui si giunge alla necropoli, la “città dei morti”, posta fuori le mura…
Una visita in questo sito, fra il profumo delle erbe spontanee e il silenzio della natura, riporta alla mente suggestioni di tempi lontani, affascinando la fantasia.
Il Parco Archeologico è aperto al pubblico gratuitamente, tutti i giorni, tranne il lunedì, con il seguente orario: estate dalle 9,00 alle 20,00; inverno dalle 9,00 alle 15,00. È possibile prenotare delle visite guidate gratuite presso la cooperativa Castromediano, telefono: 333/1224424.
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